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La globalizzazione segna il passo

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Scenari

La globalizzazione segna il passo

La Cina ha recentemente annunciato che l’anno scorso le esportazioni sono diminuite su base annua. E non è tutto: nel 2015, il commercio globale si è ridotto in termini di valore. La domanda ovvia è perché. Il commercio globale è diminuito anche nel 2009, ma la spiegazione era evidente: al tempo, il mondo stava vivendo una forte contrazione del Pil. L’anno scorso, tuttavia, l’economia mondiale è cresciuta di un rispettabile 3%. Inoltre, le barriere commerciali non sono aumentate in modo significativo da nessuna parte, e i costi di trasporto sono in calo a causa della forte diminuzione dei prezzi del petrolio. È sintomatico che il cosiddetto Baltic Dry Index, che misura il costo di noleggio delle grandi navi utilizzate soprattutto per il trasporto commerciale a lunga distanza, è sceso al minimo storico. Ciò indica che i mercati non si aspettano una ripresa; il che significa che i dati del 2015 potrebbero preludere a una nuova era di rallentamento del commercio. La conclusione ovvia è che le forze della globalizzazione, un tempo irresistibili, stanno perdendo vigore.

La situazione in Cina è indicativa. Negli ultimi decenni ha trasformato il sistema commerciale globale. Oggi i valori delle importazioni e delle esportazioni sono crollati, anche se i primi sono declinati in misura maggiore, a causa del tracollo dei prezzi delle materie prime a livello mondiale. In effetti, i prezzi delle materie prime sono la chiave per comprendere le tendenze commerciali nel corso degli ultimi decenni. Quando erano alti, hanno sostenuto l’incremento degli scambi commerciali alimentando il clamore circa l’inevitabile progresso della globalizzazione. Ma nel 2012, i prezzi delle materie prime hanno cominciato a calare decisamente. Nel 2012-2013, il valore delle materie prime necessarie per una vettura è salito all’incirca a 2000 dollari, più o meno il 10% del costo della stessa auto. Dunque, i paesi industrializzati sono stati costretti ad esportare il doppio, vale a dire dieci vetture per la stessa quantità di importazioni di materie prime. Evidentemente, c’è un collegamento diretto tra l’andamento dei prezzi del commercio e delle materie prime. Dato che questa connessione influisce su tutti i beni prodotti che necessitano di materie prime, poiché i prezzi di quest’ultime sono diminuiti non dovrebbe sorprendere che si è ridotto anche il commercio globale. Si potrebbe sostenere che questo esempio riguarda solo il valore degli scambi e che negli ultimi decenni anche la crescita del commercio in termini di volume ha superato quello di crescita del Pil reale. Ma i prezzi delle materie prime incidono anche sul volume degli scambi, perché prezzi più alti delle materie prime costringono i paesi industriali ad aumentare il volume delle loro esportazioni al fine di coprire i costi dello stesso volume delle importazioni di materie prime.

Poiché gli alimenti, i combustibili e le materie prime costituiscono circa un quarto del commercio mondiale, quando i loro prezzi oscillano i dati del commercio aggregato ne vengono evidentemente interessati. Dato l’enorme calo dei prezzi delle materie prime negli ultimi tempi, non è necessario cercare altre spiegazioni per il recente rallentamento del commercio. Questo non vuol dire che la globalizzazione ed il commercio sono la stessa cosa. La globalizzazione comporta molte altre caratteristiche, tra cui il forte incremento delle transazioni finanziarie transfrontaliere e del turismo, lo scambio di dati, ed altre attività economiche. In realtà, queste altre interconnessioni hanno avuto una ricaduta sul commercio, in quanto hanno permesso l’emergenza di catene di valore globali, per cui fasi diverse del processo di produzione si verificano in paesi differenti. Ma questo fenomeno è stato sopravvalutato. Secondo l’Organizzazione Mondiale del Commercio, il valore aggiunto estero compreso nelle esportazioni corrisponde solo a circa il 15% per la maggior parte delle grandi economie, come gli Stati Uniti e l’Unione Europea. In altre parole, le catene di valore globali hanno un impatto modesto su queste economie commerciali più grandi. La Cina è l’unica eccezione. La sua posizione di piattaforma di assemblaggio per i prodotti di tutto il mondo ha significato che essa importasse la maggior parte degli elementi a più alto valore aggiunto di tali prodotti. Ma, via via che matura la struttura industriale del paese il paese si avvicinerà agli Stati Uniti e alla Ue in termini di valore aggiunto e non il contrario. Questo è un altro motivo per cui il commercio potrebbe diminuire in termini di importanza. Quando qualcosa è sottoposto a battage mediatico, alla base vi è quasi sempre una ragione . La maggior parte delle economie sono più aperte oggi di quanto non lo fossero una generazione fa. Ma diventa evidente che la percezione della globalizzazione come una forza travolgente in gran parte rifletteva gli effetti collaterali del boom delle materie prime dell’ultimo decennio. Se i prezzi rimangono bassi, come sembra probabile, nel prossimo decennio si potrebbe riscontrare una stagnazione del commercio globale, poiché la configurazione degli scambi si “riequilibra” a favore delle potenze industriali convenzionali rispetto alle economie emergenti.

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