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Un doppio segnale

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politica 2.0

Un doppio segnale

I magistrati che ascoltano il ministro Boschi a pochi metri da Palazzo Chigi. E subito dopo la sinistra Pd, riunita nella direzione del partito, sferra un attacco tra i più duri di questi ultimi tempi. «Non hai la statura del leader ma qualche volta hai l’arroganza del capo», diceva Cuperlo contro Renzi. Sarà un caso ma nello stesso giorno arriva un doppio segnale al premier, dalla magistratura e dalla minoranza che porta sulla scena politica uno strappo proprio a ridosso della campagna elettorale. Il segno di una guerra che si consumerà nel voto delle amministrative, prima ancora che nel referendum costituzionale.

L’affondo, nella direzione del Pd, non se l’aspettava nessuno. Un colpo a effetto che sembra aver colto di sorpresa lo stesso entourage renziano. Soprattutto perché è arrivato nel giorno della difficoltà, con i Pm a Roma ad ascoltare il ministro Boschi. Certo, le discussioni sono all’ordine del giorno - e ieri al primo punto c’erano le trivelle - ma il fatto che parole e toni siano stati così sferzanti ha preso alla sprovvista lo stesso leader. E non è stato solo lo sfogo di alcuni, perché tra chi ha votato contro la relazione di Renzi ci sono le firme di Bersani ed Epifani, gli ultimi due leader del Pd. Segno che inizia una nuova battaglia politica nel partito. Che ha i suoi gradini da fare. Prima il referendum sulle trivelle e poi il voto amministrativo. La data cerchiata in rosso è il 5 giugno, quello è il bersaglio per indebolire il premier prima dello scontro finale nel referendum costituzionale.

È chiaro che se le urne di giugno segneranno una o più sconfitte dei candidati sindaci e un arretramento del Pd sotto al 30% - magari alle percentuali del 2013 - si aprirà un’altra pagina nel partito e nel Governo. E, a quel punto, ogni scenario è aperto perché ogni sconfitta porta esiti imprevedibili soprattutto se si somma con altri problemi, economia o immigrazione. È per aprire uno scenario politico nuovo che si combatte oggi nel Pd. E una battaglia ben più forte si combatte fuori. Perché mentre la minoranza metteva sotto accusa metodi e sostanza della politica renziana, fuori i 5 Stelle già parlavano di “Trivellopoli” e i magistrati di Potenza stavano ascoltando il ministro Boschi da poco meno di un’ora.

Il fatto nuovo, insomma, è che non c’è più solo il logoramento di un leader, la fatica dopo due anni di Governo e risultati con il contagocce, quello che prende forma sulla scena politica è una combinazione tra eventi e forze che si vanno coalizzando. Tra le inchieste giudiziarie che devono fare il loro corso, il sentimento che creano nell’opinione pubblica e l’opposizione che cerca un amalgama tra questi fatti per andare verso le urne combattendo sul terreno più adatto per sconfiggere Renzi. Il punto è quanta parte della minoranza Pd è di questa partita. Ieri Roberto Speranza, pur criticando «l’insufficienza della segreteria Pd», ha ribadito l'impegno a lavorare per la vittoria del partito alle amministrative. C'è chi non ne dubita e chi invece sì. Il ministro Gentiloni, per esempio, vede in questo nuovo affondo della sinistra un obiettivo che ritorna: far fuori «l’intruso» di Firenze. Non è detto che questa sia la tesi giusta, si vedrà, quello che non si capisce è la reazione del premier.

In direzione è stato più conciliante con la minoranza, meno aggressivo con i magistrati che domenica aveva sfidato invitandoli a interrogarlo sull’emendamento di Tempa Rossa. Invece ieri era di due toni sotto quelli a cui ha abituato. Forse prende consapevolezza di un rischio nuovo, quello di restare isolato. Forse è l’effetto che gli ha fatto sapere dei Pm dalla Boschi, asse portante del suo Governo e nel partito. Sta di fatto che ieri ha anche provato a smontare la tesi del “giglio magico”, cioè del circolo di amici toscani che ha portato a Palazzo Chigi e in pezzi dello Stato. E ha chiamato in causa il sottosegretario De Vincenti come esempio di un coinvolgimento delle minoranze. L’inizio di un cambio di strategia? Il primo indizio sarà nella scelta sul ministro dello Sviluppo economico.

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