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Un disegno per ridurre il gap da blindare con la Ue

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l’analisi

Un disegno per ridurre il gap da blindare con la Ue

L’Europa della società digitale ci ha già chiamato al banco degli imputati in più di un’occasione e sbloccare l’impasse sulla banda ultralarga era doveroso. Per farlo il governo ha scelto l’Enel come regista, almeno in questa prima fase, forse proprio sul fotofinish perché attendere ancora avrebbe significato dire addio prematuramente agli obiettivi fissati dalla Ue per il 2020.

La certezza di raggiungerli, adesso, dipenderà dalla velocità di implementazione. Metafora perfetta dell’asincronia tra indugi della politica e velocità della tecnologia, la diffusione di internet nel Paese è definitivamente uscita dalle liturgie dei convegni e dalle chiacchiere da social network tra “geek”. Per certi versi è questo il primo vero risultato ottenuto con il Piano banda ultralarga del governo. Era marzo di un anno fa quando il premier Matteo Renzi presentava a Palazzo Chigi due documenti, il primo per la realizzazione di una infrastruttura adeguata agli obiettivi dell’Agenda digitale europea e il secondo per riempire di servizi innovativi la rete immaginata. È servito poco più di un anno per aggiornare, o se si vuole concretizzare, quel piano.

Un tempo congruo o tempo perso? Secondo alcuni in realtà sarebbe stato possibile partire già un anno fa, limitatamente nelle aree a fallimento di mercato (C e D), sfruttando una precedente notifica inviata alla Commissione europea. La scelta è stata invece quella di rielaborare un piano complessivo, inclusivo degli interventi nelle aree concorrenziali A e B, che sta richiedendo un percorso più lungo. Il documento del governo è stato “prenotificato” alla Ue e le discussioni informali degli ultimi mesi avrebbero consentito di smussare quasi tutte le perplessità tecniche, ma è comunque opportuno - se non necessario- che la notifica ufficiale sia formalizzata qualche giorno prima della pubblicazione dei bandi di gara preannunciata da Renzi per fine aprile. Inoltre per quella data, va ricordato, con una nuova delibera Cipe che compenserà le Regioni del Sud dovrà essere blindato l’accordo che due mesi fa ha ripartito quasi 1,6 miliardi come prima tranche del piano.

Fin qui gli adempimenti che non potranno essere sottovalutati per far decollare un’operazione che sembra avere buone prospettive. Il disegno concepito dal governo intorno a Enel, al netto del ruolo che potrà giocare Telecom Italia in tutta questa partita, delinea diversi vantaggi in termini di efficienze e velocità di esecuzione. Ed è un elemento assolutamente strategico in considerazione del ritardo accumulato dall’Italia. La bibliografia del nostro gap sulla diffusione di internet tra famiglie e imprese è florida e si arricchisce a cadenza quasi mensile. L’ultima sentenza - fonte la Commissione europea - è rappresentata dall’indice Desi sul grado di digitalizzazione dell’economia e della società. Siamo 24esimi, quart’ultimi davanti a davanti a Grecia, Bulgaria e Romania, e questa performance è in buona parte dovuta alla lentezza delle nostre connessioni internet: 27esimi per copertura della rete ultralarga (44% delle famiglie) e 25esimi per abbonamenti (solo il 5,4% dei collegamenti a banda larga è pari o superiore a 30 megabit per secondo). Numeri che giustificano la previsione del governo - ribadita anche ieri dal sottosegretario Antonello Giacomelli - di ricorrere in una fase successiva ai voucher per incentivare la domanda degli utenti. Il piano europeo al 2020, d’altronde, come meta finale parla di abbonamenti attivi e non di semplice copertura.

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