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Una crescita sottotono rispetto alle stime

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scenari e prospettive

Una crescita sottotono rispetto alle stime

Il primo trimestre di quest’anno si chiude meglio di come era iniziato, ma sottotono rispetto alle aspettative di fine 2015. A metà febbraio, dal Giappone all’Europa, passando per la Cina e il Medio Oriente, eravamo entrati in bear market, con gli indici borsistici internazionali in crollo superiore al 20%, con l’unica eccezione degli Usa.

Tra gennaio e febbraio, la pubblicazione su scala internazionale di dati economici relativi al quarto trimestre 2015 più bassi delle attese, il crollo del prezzo del petrolio, le rinnovate paure per il rallentamento cinese e le aspettative di una stretta monetaria negli Usa, hanno dato avvio ad una tempesta finanziaria mondiale. Il crollo è stato rapido, inaspettato e profondo. Quello che ha stupito è stata l’estrema volatilità .

Dopo l’intervento di Bce, Fed e BoJ, a favore di condizioni espansive, i mercati hanno recuperato in parte ma la fiducia traballa. In Europa, nonostante l’incremento del Qe, l’azzeramento del tasso di interesse, forse per la prima volta, vacilla la fiducia nei poteri della Bce. La crescita rimane deludente e l’inflazione bassa. L’economia mondiale è entrata nel 2016 con meno slancio del previsto ed emergono segnali di indebolimento ulteriore. Per il 2016 le stime di crescita mondiali si attestano al 3% in riduzione rispetto alle precedenti dello scorso novembre (3,3%-3,5% per il 2016).

Sulla base delle nostre rilevazioni di sentiment il quadro che emerge rimane positivo, nel senso che non si evidenziano rischi concreti di recessione. Lo scorso settembre commentando i dati dell’Ambrosetti Club Economic Indicator, già emergeva questa situazione. Il titolo dell’articolo era “Ci siamo rimessi in moto o in motorino?”. A distanza di 6 mesi possiamo confermare che questa nuova rilevazione ci fa assumere decisamente come veicolo di trasporto il motorino.

Gli indicatori evidenziano un proseguimento della graduale espansione vista di recente, seppur con qualche preoccupazione. L’altro fattore preoccupante è la crescita: rimane lenta e non si diffonde a tutti i settori da Nord a Sud. Così rimaniamo lontani da un sentiero di crescita che in tempi ragionevoli ci riporti ai valori pre-crisi. I nostri indicatori sono calcolati sulla base di rilevazioni effettuate per la business community del Club Ambrosetti, composto da oltre 350 imprenditori, ad e rappresentanti dei vertici aziendali delle più importanti società italiane e multinazionali che operano in Italia. I valori sopra lo zero indicano che il sentiment è positivo e si prevede una espansione dell’attività economica, valori sotto lo zero indicano che il sentiment e negativo e si prevede una contrazione.

Paolo Pozzi, ceo di Agrati Group, leader nel sistemi di fissaggio innovativi con focalizzazione sull’automotive, evidenzia come i movimenti sui mercati possano spaventare le imprese, ma con piani di sviluppo solidi e strategie di successo è possibile continuare a crescere e ottenere risultati sia sotto il profilo economico che dell’occupazione. Agrati Group, ad esempio, è cresciuta nel 2015 e cresce da anni a tassi superiori rispetto al mercato e ha più che raddoppiato il fatturato rispetto ai valori pre-crisi del 2008, raggiungendo vendite per 420 milioni, su livelli record di ricavi e utili. Nel 2015 solo in Italia Agrati Group ha assunto 110 dipendenti, su un totale di mille. La metà sono state stabilizzazioni di contratti favorite dagli incentivi, l’altra metà è crescita dell’occupazione dovuta all’aumento dell’attività. Per il futuro Pozzi vede miglioramenti ulteriori che dipendono da un rafforzamento del mercato e da alcune riforme approvate di recente. Le immatricolazioni in Europa crescono del 10% e in Italia del 20% e una ulteriore spinta dovrebbe arrivare dall’uscita della nuova Alfa Romeo Giulia. Sul fronte riforme, per un’azienda come Agrati, che investe molto su impianti e innovazione, importanti sono state le misure relative al “superammortamento” al 140%, alla detassazione dei premi di produttività, alla riforma del lavoro e alla riduzione dell’Irap.

Anche Michele Alessi, vice presidente della Alessi, azienda leader di design nei casalinghi, sottolinea l’importanza di una strategia di successo e di investimenti in ricerca per mantenere elevata competitività. In un settore in crisi e soggetto a forte ri-orientamento della domanda con pressioni sui prezzi, Alessi si è affermata con un posizionamento distintivo e di qualità. La scelta di mantenere la produzione in Italia è una scelta che dipende dalla possibilità di mantenere elevata qualità delle produzioni, ma anche dal fatto che l’Italia è un luogo in cui è favorita la produzione del bello. Un miglioramento dell’immagine dell’Italia all’estero, con una promozione del nostro Paese come luogo del bello favorirebbe ulteriormente il posizionamento di aziende come Alessi.

Paolo Pozzi indica come prioritaria la riforma della Pa per velocizzare le incombenze riducendo così i tempi lunghi e penalizzanti rispetto ai partner europei. Anche per Michele Alessi burocrazia e farraginosità sono le criticità, su cui agire, insieme alla lotta all’evasione fiscale.

Sul lato del lavoro Pozzi auspica interventi ulteriori sul Jobs Act che, seppure positivo nel suo insieme, ha introdotto, nei fatti, una disparità interna di trattamento tra dipendenti che è sbagliata e complicata da gestire. Per Alessi, rimane troppo elevata la forbice tra costo del lavoro per l’impresa e netto in busta paga al lavoratore che penalizza lavoro e lavoratori italiani.

Infine, Paolo Zambonardi, ad di Ferring Italia, filiale italiana del gruppo farmaceutico multinazionale Ferring Pharmaceuticals e orientata al trattamento personalizzato dei pazienti, chiede stabilità legislativa come condizione per poter pianificare investimenti, azioni e strategie. In Italia il settore sta acquisendo sempre più importanza e cresce a ritmi sostenuti. Come produzione complessiva siamo vicini alla Germania, e con i tassi di crescita previsti, in breve tempo potremo raggiungerla o superarla. Nel 2015 la farmaceutica ha assunto circa 5mila persone, l’80% laureati o diplomati.

Oggi il settore è in fermento e stanno arrivando sul mercato prodotti innovativi e ad alto costo. In tale contesto, è essenziale un quadro normativo stabile. Zambonardi è chiaro: definiamo regole e poi teniamole per almeno 3-5 anni. Questo ci consentirebbe di programmare, investire, aumentare occupazione e ricchezza generata. Nei prossimi mesi per Zambonardi, accanto a una stabilità normativa, sarà importante un cambio di governance del sistema che oggi risulta sempre meno sostenibile. Nel 2015, si prevede uno sforamento di 1,8 miliardi su limiti fissati per la spesa ospedaliera e il 50% dei quali dovrà essere ripianato dalle imprese. È necessaria più trasparenza per evitare ricorsi al Tar da parte delle imprese, che stanno avvenendo, e il blocco del sistema. Da ultimo l’accesso al mercato dovrebbe essere semplificato. Oggi ogni Regione ha il proprio sistema sanitario con conseguente differenze di trattamento dei pazienti; un farmaco deve essere disponibile per tutti nello stesso momento. Anche sul fronte dell’approvazione dei farmaci è essenziale velocizzare l’iter allineandoci ai Paesi Ue. Una volta che un farmaco viene approvato a livello europeo, in Italia occorrono ancora 2 anni per poterlo usare perché sono necessarie ulteriori autorizzazioni, soprattutto a livello regionale. Questo ritardo si traduce in 2 anni di mancato utilizzo del brevetto con costi economici rilevanti ma, maggiormente importante, in una mancanza di prodotti innovativi per i pazienti.

Gli indicatori dell’Ambrosetti Club Economic Indicator e dal confronto con la nostra business community risulta come la fiducia delle imprese, in risalita nei mesi scorsi, ha iniziato a essere intaccata dagli scossoni registrati sui mercati finanziari azionari, ma i fondamentali dell’economia rimangono sostanzialmente invariati, anche se non eccezionali.

Valerio De Molli è managing partner The European House-Ambrosetti

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