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Reagire con fermezza seguendo l’esempio russo

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L’ANALISI

Reagire con fermezza seguendo l’esempio russo

I guelfi e i ghibellini questa volta sono gli italiani che chiedono di dichiarare guerra all’Egitto e coloro che propongono di chiudere il caso Regeni perché «non possiamo mica fare la guerra all’Egitto». Come sempre, sembra non ci siano alternative più intelligenti. La via che si dovrebbe invece cercare è quella della fermezza proporzionata. Sembra una bella definizione di comodo ma non è cerchiobottismo diplomatico. È saggezza.

C’è un precedente che ha alcune importanti diversità ma molte similitudini: quello dell’aereo russo fatto precipitare sul Sinai dai terroristi dell’Isis, il 31 ottobre scorso. Mosca criticò duramente l’incapacità di quello egiziano di garantire la sicurezza nei suoi aeroporti. Contro l’evidenza più marcata, per oltre due mesi le autorità del Cairo avevano continuato a negare la responsabilità dei terroristi. Anche quando i russi li avevano umiliati, mostrando in televisione le prove che avrebbero dovuto produrre gli inquirenti egiziani, l’Egitto aveva continuato a dire che era stato un incidente dovuto a un cedimento strutturale.

L’ambasciatore russo non fu richiamato per consultazioni: dopo tutto il disastro era stato compiuto dai terroristi, cioè da elementi nemici dello Stato. Giulio è stato invece arrestato, torturato e assassinato dagli apparati dello Stato. Ma morirono 224 persone e i russi presero la drastica decisione di bloccare tutti i voli da e per l’Egitto. Nel frattempo non ci furono interruzioni diplomatiche né economiche. Anzi. In qualche modo i russi approfittarono della situazione per rendersi più necessari, perfezionando gli accordi sulla centrale nucleare che devono costruire per gli egiziani, e vendendo altre armi all’apparato militare dell’ex generale al Sisi che sta famelicamente ampliando i suoi arsenali.

Forse quello russo non è un esempio utile per noi: quanto a diritti civili Vladimir Putin è molto più vicino ad al Sisi che a Matteo Renzi. Ma il comportamento dei russi ha qualche cosa da insegnarci quanto a fermezza proporzionata. C’è un rapporto economico dal quale gli egiziani non possono prescindere, usato come strumento di pressione. Al Cairo non vendiamo caccia Sukhoj di quinta generazione ma gli abbiamo scoperto il più grande giacimento di gas del Mediterraneo. E i russi hanno preso misure proporzionate al caso: la chiusura del traffico aereo con l’Egitto, non la rottura delle relazioni diplomatiche.

Richiamato l’ambasciatore Maurizio Massari a Roma, la nostra fermezza proporzionata dovrebbe portarci a diramare un avviso che sconsiglia di viaggiare in Egitto perché è un Paese pericoloso. Giulio era un ricercatore ma considerando le “ragioni” per cui è stato ucciso, l’avviso vale per tutti: studenti, lavoratori, imprenditori, giornalisti e turisti. È chiaro che il pericolo non viene più solo dal terrorismo ma anche dagli apparati dello Stato che dovrebbero invece impedire che egiziani e visitatori stranieri facciano la fine di Giulio Regeni.

Non ci saranno più le frequenti riunioni intergovernative sui mille temi comuni fra i due Paesi. Niente visite ministeriali dell’una e dell’altra parte né missioni economiche, scientifiche, sportive. Gli accordi commerciali già presi non saranno interrotti ma non ce ne saranno di nuovi. Tutto questo con una escalation della proporzionalità legata al comportamento delle autorità del Cairo. Nella speranza non eccessiva che gli egiziani prima o poi pensino sia utile dire la verità anche agli italiani.

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