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Capitali privati per la svolta sulle banche

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regole e mercato

Capitali privati per la svolta sulle banche

Il maxi-piano per il rilancio del settore bancario italiano è pronto e poggia su tre pilastri. Un intervento normativo forte del Governo, per abbreviare il tempo del recupero dei crediti in sofferenza. E una iniezione di capitali privati fino a sei miliardi per intervenire in due direzioni: fornire una garanzia di ultima istanza per gli aumenti di capitale delle banche più in difficoltà e per acquistare crediti in sofferenza (Npl). Una dotazione finanziaria destinata ad aumentare sensibilmente, poichè il veicolo di sistema potrà finanziarsi sul mercato e puntare almeno al raddoppio della cifra da investire. È importante che tutto il sistema finanziario - dalle banche alle assicurazioni, fino alle Fondazioni - abbia deciso di scendere in campo per sparare il colpo che, nelle attese delle Autorità, dovrebbe essere risolutivo per avviare il generale «repricing» delle attività bancarie.

La doppia manovra legislativa e di acquisto privato dei crediti in sofferenza è destinata a rivalutare i prezzi dei non performing loans del sistema (200 miliardi lordi, 87 miliardi al netto degli accantonamenti), portandola a livelli più vicini a quelli di carico nei bilanci delle banche (44% del valore facciale in media) e distanziandosi sensibilmente dalla valutazione shock (17,6%) fatta segnare con la bad bank delle quattro banche salvate a novembre 2015. Il «riprezzamento» dei crediti a rischio, secondo gli auspici delle Autorità e dei sottoscrittori del fondo, andrà a incidere sulla valutazione delle banche, che proprio per i timori sulle sofferenze quotano in alcuni casi a valori vicini a 0,2 volte il patrimonio. Se il mercato valuterà positivamente il piano, il «repricing» dei crediti si trasferirà ai valori azionari. E gli aumenti di capitale delle banche potranno essere effettuati a condizioni più vantaggiose, rendendo davvero di «ultima istanza» la garanzia del fondo.

Apparentemente, il piano sembra dettato dall’urgenza di garantire il buon esito degli aumenti di capitale chiesti dalla Bce a Veneto Banca e Popolare di Vicenza. Ma l’origine dell’intervento multiplo sul credito risale ad alcune settimane, quando le Autorità italiane hanno avviato le verifiche informali sull’attuazione del piano con l’Unione Europea e con la vigilanza bancaria della Bce. All’incontro di ieri al Ministero dell’Economia con i vertici di banche e assicurazioni, sia il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan che il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco avrebbero rassicurato sulla «non ostilità» delle istituzioni europee a un piano che conta su capitali privati. Anche nel caso ipotetico in cui il fondo Atlante, come è stato battezzato il veicolo di sistema, dovesse trovarsi ad avere la maggioranza di una banca, l’evento non sarebbe configurabile come aiuto di Stato.

Si vedrà nei prossimi giorni quali saranno le reazioni delle autorità europee e del mercato. E se tutti i soggetti coinvolti trasformeranno davvero l’intenzione a intervenire nel fondo in altrettante delibere dei propri consigli di amministrazione. Può darsi che le adesioni non siano totalitarie, ma la sensazione è che stavolta l’intero sistema finanziario domestico sia intenzionato a prendersi le proprie responsabilità, nella consapevolezza di dare un forte segnale di svolta per riportare la fiducia sul sistema bancario. Una fiducia indispensabile per i risparmiatori-depositanti, ma anche per il corretto funzionamento delle banche come polmoni finanziari di un’economia che può riprendersi solo con l’aumento del credito alle imprese.

La collaborazione tra Governo (con le misure per velocizzare i tempi del recupero dei crediti), Banca d’Italia (che ha supervisionato il progetto) e i capitali privati di banche, assicurazioni e fondazioni va in questa direzione.

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