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Il sociologo delle reti

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Il sociologo delle reti

Gianroberto Casaleggio, morto ieri all’età di 61 anni «lottando fino all’ultimo», com’è scritto in un post sul blog di Beppe Grillo, è stato e ha fatto molte cose, ma alla fine la definizione che più gli si addice è quella di sociologo delle reti, se vogliamo, “teologo” delle reti.

Non della rete, al singolare, intesa soltanto come Internet, ma delle reti, al plurale, intese come tutte le relazioni reali e virtuali che noi come individui abbiamo, coltiviamo, magari anche involontariamente creiamo.

Per capire infatti Casaleggio basta digitare http://mappadelpotere.casaleggio.it/. Ci si trova di fronte a un sito Internet scarno, dalla grafica non particolarmente moderna, proprio come molte pagine del mondo pentastellato appaiono abborracciate, confuse, non particolarmente chic, ma a questo indirizzo web c’è la summa (analitica, sociologica, quasi teologica) del pensiero imprenditoriale e (dunque) politico di Gianroberto Casaleggio. Su questo sito si può scrivere il nome di un qualunque manager e/o imprenditore e trovare le sue reti, scoprire in quali aziende opera, in quali consigli di amministrazione siede. Oppure si può fare il procedimento inverso: scegliere due società quotate e vedere quali sono le persone “ponte”, i manager che legano l’azienda A all’azienda B. Ecco, la mappa del potere è soltanto un esempio di raffigurazione infografica delle reti nell’ambito dell’economia italiana, ma il modello può valere per qualunque campo, non soltanto quello delle aziende.

Certo, nel titolo “la mappa del potere” e forse anche nelle intenzioni di uno strumento come questo c’è un sottofondo politico, lo stesso che ha caratterizzato la vocazione del Casaleggio consigliere-leader del Movimento 5 Stelle, ovvero il messaggio nemmeno troppo subliminale che l’Italia è un Paese fatto di un eccesso di economia di relazioni, di infiniti possibili conflitti o grumi di interessi, ma tralasciando l’aspetto preterintenzionale di denuncia lo scopo primo è quello di raccontare, spiegare, cambiare il mondo con le reti, con le relazioni tra persone. Perché Casaleggio ha in origine operato nel mondo dei software, all’Olivetti, ed è stato poi imprenditore con la “sua” Webegg, prima, e la Casaleggio e associati poi - consulenza aziendale sui nuovi media e la comunicazione nel nuovo mondo - ma è diventato “il guru” - parola orribile, ma descrizione in qualche modo avvalorata dal suo profilo schivo, refrattario al palcoscenico, ma non alla parola decisiva - con l’avvento del Movimento 5 Stelle. Nell’ispirazione del Casaleggio sociologo-teologo delle reti il movimento di Grillo - creato e vissuto tra blog e meetup, tra piazze reali e virtuali - è il ribaltamento politico della massima di controversa attribuzione (Leo Longanesi o Mario Missiroli?) secondo la quale «in Italia non si potrà mai fare una rivoluzione, perché ci conosciamo tutti».

Per Casaleggio la rete, come «intelligenza collettiva», può fare la rivoluzione proprio perché ci possiamo conoscere tutti. E possiamo agire, comunicare e decidere con pochi clic. I sei gradi di separazione - dall’esperimento postale di Stanley Milgram all’email di Duncan Watts, sociologi delle reti e riferimenti intellettuali per Casaleggio - tra chiunque e chiunque altro nel mondo si dimezzano grazie al web, ai social network. Per lui i meetup, gli incontri reali nati da appuntamenti digitali, erano l’emergere fisico delle reti sottostanti, la rappresentazione materiale di un’idea interpretativa del mondo: tutto è rete, tutto è legame (e spigolo), come dal titolo del lavoro di Albert-László Barabási. Per lui anche la partecipazione al Forum Ambrosetti di Cernobbio, che qualche malumore aveva creato sul web, era un meetup, la rappresentazione viva di una mappa del potere di cui (sinceramente) sapeva ormai di far parte a suo modo, cioè pur ribadendo la necessaria assenza di leader per movimenti come Occupy Wall Street, come il M5S.

Casaleggio ha più volte ribadito il suo credo nell’ineluttabilità storica dell’avvento del mondo ultraconnesso, raffigurato dal pianeta Gaia, e nelle magnifiche sorti e progressive della fusione tra mondo reale e mondo virtuale, tra democrazia e web. Da questo punto di vista poteva apparire qualcosa di più o di diverso da un sociologo delle reti, da un raffinato analista delle reti sociali e (dunque) comunicatore doc, poteva apparire quasi un teologo. Con tutti i rischi che una sovrapposizione rigida tra una teologia/ideologia e una politica può comportare. Per Casaleggio, però, i pericoli della supremazia della rete, dell’uno che vale uno in una democrazia diretta resa non soltanto possibile ma obbligatoria dalle nuove tecnologie, erano e sono comunque inferiori a potenzialità e pregi. Siccome gli alberi si riconoscono dai frutti, ecco come Davide Casaleggio, figlio ed erede, ha descritto nel suo ebook Tu sei rete, il potere delle reti, quindi ciò cui il padre ha dedicato studi e vita professionale: «Le reti sono ovunque intorno a noi. Fino a qualche anno fa, le relazioni tra persone, oggetti ed eventi erano attribuite al caso. L’unico modo per ipotizzare il funzionamento dei sistemi complessi era attribuirne le ragioni ad avvenimenti casuali. La vita e l’evoluzione delle reti seguono invece leggi precise e la conoscenza di queste regole ci permette di utilizzare le reti a nostro vantaggio».

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