Qualcuno l’aveva già preventivato, pur senza fornire certezze. Le prime rilevazioni al netto degli effetti del Capodanno cinese vedono infatti una Cina in netta risalita su un fronte problematico come è stato quello dell’export.
A marzo l’andamento delle merci in uscita dal Paese ha registrato un +11,5%,annuo, segno positivo, dunque, come non si vedeva da tempo. È il primo rialzo positivo in 9 mesi.
In cifre assolute il volume delle esportazioni è stato pari a 160,8 miliardi di dollari, mentre l’import ha segnato un calo del 13,8%, a 131 miliardi.
Secondo i dati diffusi ieri dall’Amministrazione delle Dogane che certifica e rileva i movimenti in entrata e uscita delle merci, l’incremento è stato, rispettivamente, di +18,7% e a -1,7%.
Nei primi tre mesi dell’anno, invece, condizionati dal blocco che caratterizza la pausa festiva per il nuovo anno, il totale delle esportazioni e delle importazioni ha avuto una frenata dell’11,3%.
Gli addetti ai lavori ne ricavano buoni auspici, potrebbe trattarsi di un'inversione di tendenza rispetto a quanto si è verificato ultimamente. Di certo la ripresa degli ordini ha di fatto innescato una serie di reazioni positive in tutto il globo.
La Cina sta cercando di rendersi sempre più indipendente dalla domanda esterna, affrontando una fase di transizione dai contorni particolarmente complessi. Non è semplice rovesciare la prospettiva, cercando di incrementare la domanda interna, sempre latitante. Almeno finora.
Chiusura in netto rialzo dunque per la Borsa di Hong Kong, spinta proprio dai dati sull’export cinese (e dalla rimonta del petrolio). Negli ultimi tempi Hong Kong ha registrato una costante perdita di valori, proprio per effetto dell’economia cinese, però ieri l’indice Hang Seng ha terminato la seduta in rialzo del 3,19% a 21.158 punti. Rispetto a Shanghai Hong Kong ha subito una sorta di effetto di attrazione in negativo, una sorta di abbraccio mortale con l’andamento delle piazze borsistiche di Mainland China che forse adesso potrebbe essere oggetto di una chiara smentita.
Le borse asiatiche hanno quindi mostrato un andamento vivace, con un balzo di Tokyo dello +2,84% e a Shanghai del 2% circa.
Anche le quotazioni in crescita del petrolio hanno contribuito alla ripresa delle piazze asiatiche, l’incontro dei paesi produttori a Doha in calendario per domenica potrebbe però portare a un'intesa per limitare la produzione.
I dati delle Dogane cinesi hanno fatto bene alle borse europee, i listini hanno registrato questa nuova tendenza, e hanno scommesso sulla ripresa della seconda economia mondiale. In particolare hanno subito influssi positivi i listini dei titoli minerari, ma anche le banche, insomma tutti quei comparti dell'economia che più risentono del saliscendi cinese.
Sarà un trend consolidato? È presto per dirlo, di certo la Cina gioca un ruolo così importante ormai che ogni minimo segnale di ripresa viene accolto con grande senso di diffuso sollievo.
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