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La scossa di Francesco sui profughi

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Scenari

La scossa di Francesco sui profughi

Prima dei viaggi il Papa si reca (senza preavviso) in preghiera a Santa Maria Maggiore, davanti all’icona della Madonna Salus Populi Romani: questa volta ha deposto un mazzo di rose bianche e azzurre, i colori della Grecia. Francesco sbarca stamane a Lesbo, nel cuore delle sofferenze, in uno dei luoghi-simbolo del fenomeno epocale delle migrazioni, che i governi del mondo non governano o quasi.

Poche ore nell’isola, spese in partcolare nel campo rifugiati di Moria – che ospita oltre 3mila persone – un centro divenuto tristemente famoso dopo l’accordo Ue-Ankara del 20 marzo scorso, che l’ha trasformato in quello che le organizzazioni umanitarie definiscono un vero luogo di detenzione. Lì incontrerà i minorenni e poi una delegazione di ospiti del centro, pranzerà con alcuni di loro, rivolgerà delle parole, così come faranno anche il patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I e l’arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia Ieronymos, i capi della Chiesa greco-ortodossa: i tre poco dopo nel porto dell’isola, rivolgeranno alle vittime le loro preghiere e lanceranno in mare tre corone di alloro.

Una forte scossa politica all’Europa, quindi, che cerca di rialzare muri e mettere in discussione le conquiste sulla libera circolazione delle persone. «Credo che quello di Papa Francesco, che già aveva fatto un viaggio a Lampedusa, è un gesto di cui dobbiamo dirgli grazie, perché sia un gesto importante, molto semplice ma allo stesso tempo molto forte. Il Papa ha più volte richiamato l’Europa a un ruolo diverso » ha commentato il premier Matteo Renzi.

Vicinanza di Bergoglio ai migranti e ai profughi – come fa di continuo, nei viaggi, nei discorsi, nei gesti concreti – ma anche al popolo dell’isola di Lesbo, dal quale continua ad arrivare un grande esempio di umanità e generosità: significativa, ma discreta, la presenza del premier Alexis Tsipras. Oggi a Lesbo ci sono ci sono 4.200 rifugiati, per la maggior parte siriani, ma anche afghani e pachistani, divisi in due gruppi: quelli che possono partire per l’Europa e quelli che dovranno tornare indietro perché arrivati sull’isola dopo il 20 marzo (e non hanno quindi uno status “protetto”), spiega la Caritas Hellas. Il blocco generato dall’accordo con la Turchia ha rimesso in moto l’altra “via” verso l’Europa, che approda sulle coste sud d’Italia: negli ultimi giorni gli arrivi sono stati circa 6mila – ricorda l’Osservatore Romano – a dimostrazione quindi che un’intesa come quella Ue-Turchia è parziale e mirata ad una specifica esigenza di un Paese in grado di contrattare in posizione di forza, tanto che riceverà 3 miliardi di euro e otterrà ingressi senza visto in Ue per i propri cittadini. Nel campo di Moria , tra le circa 3mila persone ci sono moltissimi bambini, anche neonati e 200 sono i minori non accompagnati, dice il portavoce della onlus Save the Children. Fino alla scorsa settimana nel campo di Moria vi erano 3.300 migranti con circa 1.000 bambini. Una parte di loro, specie le persone più vulnerabili - bambini più piccoli e donne incinte - sono stati trasferiti nel vicino campo di Kara Tepe, gestito dal Comune e dove le condizioni sembrano migliori rispetto a Moria: lì sono presenti al momento 900 persone. In aprile la media evidenzia 1.200 arrivi a Lesbo, dicui il 40% bambini.

Per Bergoglio vigilia intensa della trasferta: ieri ha incontrato tra gli altri il presidente della Bolivia Evo Morales, a Roma per un seminario dove sera presente e ha parlato anche il candidato democratico Bernie Sanders, dove era presente anche l’altro leader socialista latino americano dell’Ecuador, Rafael Correa. Morales ha regalato al Papa tre libri, dai titoli «Coca, una bio-banca», «Coca, dieta citogenica», «Coca, fattore anti-obesità», e a sua volta gli ha regalato ilsuo libro uscito a gennaio, «Il nome di Dio è Misericordia», oltre alla esortazione sulla famiglia Amoris Laetitia.

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