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Se all’Europa serve l’aiuto della Banca Mondiale

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«COMPACT MIGRAZIONI»

Se all’Europa serve l’aiuto della Banca Mondiale

La crisi dei migranti e la deflazione nonché il rischio Brexit(con quello Grexit latente) sono le nuove sfide per l’Europa tuttora sofferente per la crisi finanziaria ed economica. A queste crisi, la Ue e la Uem rispondono con misure tampone e settoriali che chiudono parzialmente una falla mentre se ne apre un’altra. Così l’Europa da Unione è diventata preoccupazione nel panorama politico ed economico internazionale. In questa situazione gli euro-federalisti ritengono che si debba procedere a tappe forzate verso l’Unificazione politica mentre gli euro-disfattisti ritengono che gli Stati nazionali debbano subito riappropriarsi della loro sovranità.

La posizione italiana. Nella confusione il Governo italiano o meglio il duo Renzi-Padoan si caratterizza per un certo euro-realismo ed euro-pragmatismo che è stato espresso in due documenti di notevole rilievo. Il primo reso noto in febbraio, che denominiamo “compact interno” (per la crescita), ha avuto degli apprezzamenti di rito dalle istituzioni europee mentre merita di più e pertanto il Governo deve insistere sullo stesso collegandolo meglio alla proposta dei “cinque presidenti europei”. Il secondo, che denominiamo “compact esterno” (per i migranti), è di pochi giorni fa ed è stato presentato al Consiglio Ue dei ministri degli Esteri. I due compact sono per molti versi complementari perché hanno una caratura economica che li rende concreti e lungimiranti ad un tempo con un elemento in comune: creare infrastrutture produttive, sociali e civili che diano ruolo, forza e fiducia all’Europa.Vediamone il significato in relazione ai movimenti migratori.

Il compact migrazioni. L’Italia propone un grande e leale accordo con i Paesi di provenienza dei migranti (in particolare con quelli africani) basato su uno “scambio” fatto di offerte e di domande della Ue. Tra queste concentriamoci su quelle di contenuto economico e finanziario che consistono in grandi progetti di investimenti sociali, produttivi e infrastrutturali da identificare in collaborazione con i Paesi di provenienza dei migranti.
Per finanziare questi progetti e la gestione degli immigrati nei Paesi Ue si propone la emissione di Ue-Africa bonds in collaborazione con la Bei e altre istituzioni finanziare internazionali nonché un riorientamento della azione esterna della Ue. L’idea è un modello di supporto finanziario e operativo rafforzato da parte europea al quale corrispondano impegni precisi da parte dei Paesi di emigrazione. E cioè un più efficace controllo delle frontiere, riduzione dei flussi di migranti, cooperazione in materia di rimpatri/riammissioni, contrasto al traffico di esseri umani, assistenza (anche in loco) di tipo legale, logistico, finanziario e infrastrutturale per la gestione dei flussi, distinguendo tra rifugiati e migranti economici e per salvare vite umane.

Le banche di sviluppo. Per fare tutto ciò, a nostro avviso, è indispensabile accentuare anche la collaborazione tra la Ue e la Banca Mondiale che compare assai raramente nei riferimenti delle istituzioni europee. È strano che mentre sulle questioni economico-finanziarie interne alla Ue e alla Uem ci riferiamo di continuo all’Fmi, per le questioni dei movimenti migratori causate dalle carestie e dalla povertà non ci riferiamo (anche come commentatori) alla Banca Mondiale. Basti un esempio molto recente. La settimana scorsa nell’ambito dello “Spring meeting” dell’Fmi e della Banca Mondiale si è tenuto un “Forum globale infrastrutturale 2016” organizzato dalla Banca Mondiale e dalle banche multilaterali di sviluppo che hanno come uno dei loro principali scopi quello di ridurre le carenze infrastrutturali materiali e immateriali nei Paesi in via di sviluppo. Un Forum di queste dimensioni è il primo anche per l’attuazione della cosiddetta Agenda di Addis Abeba con la quale 193 nazioni hanno concordato di varare meccanismi multilaterali di collaborazione per gli investimenti infrastrutturali con ampio coinvolgimento del settore privato. In tutto ciò vi è molta concretezza espressa dalla forza delle banche multilaterali di sviluppo che hanno promosso e partecipato al Forum: African Development Bank (Afdb); Asian Development Bank (Adb); Asian Infrastructure Investment Bank (Aiib); European Bank for Reconstruction and Development (Bers); European Investment Bank (Bei); Inter-American Development Bank (Iadb); Islamic Development Bank (Isdb); New Development Bank (Ndb); World Bank Group (Wbg). Eppure in Italia ed in Europa se ne è parlato assai poco.

Una proposta conclusiva. Qualcuno dirà che in Europa abbiamo già istituzioni finanziare per questi scopi specifici in chiave di solidarietà creativa per lo sviluppo. La Banca europea per gli investimenti (Bei), istituita nel 1958 alla nascita della Comunità Europea, aveva e ha il compito di contribuire allo sviluppo equilibrato del mercato comune e della economia europea. Oggi è la più grande banca multilaterale di sviluppo al mondo ed opera prevalentemente in Europa ma vi sono progetti pressoché su scala globale. La Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (Bers) nacque nel 1991, appena dopo la caduta del muro di Berlino, per sostenere la transizione dei Paesi centro-orientali e dell’ex-Urss verso un’economia di mercato e favorirne l’integrazione. Queste due banche hanno svolto e stanno svolgendo bene la loro missione dalla quale non vanno distolte ma la stessa può essere parzialmente riorientata. Bisognerebbe ricollocare e potenziare l’operatività della Bers e soprattutto quella della Bei relativa al Medio Oriente e all’Africa in una nuova Banca Euro-africana (Bea)che operi attivamente con il Gruppo Banca Mondiale, le Nazioni Unite e le altre banche multilateriali. La Bea,se assumesse adeguate dimensioni operative, servirebbe per per costruire condizioni di vivibilità nei Paesi di provenienza dei migranti. Perché il loro desiderio è di poter rimanere nelle loro terre in condizioni umane e perché l’Europa, pur con tutta la solidarietà, non è in grado di reggere con adeguata integrazione un fenomeno che si avvia ad essere nell’ordine dei milioni di persone.

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