Commenti

Il punto di vista bifocale che manca alla politica

  • Abbonati
  • Accedi
Scenari

Il punto di vista bifocale che manca alla politica

Sì, ma attenzione ai mercati. Sì in linea di principio alla riforma della ponderazione (ora rischio zero) applicata ai titoli di Stato detenuti dalle banche, purché questo non danneggi i mercati con turbolenze ingiustificate e distorsioni che non consentano a tutti di giocare con le stesse regole su scala internazionale. Regole e mercati, dunque, mercati e regole: è bifocale il punto di vista del banchiere centrale, ed è questa la doppia anima della Bce, che regola e vigila sugli intermediari finanziari e che al tempo stesso opera sui mercati con la vasta gamma dei suoi strumenti di politica monetaria.

Ieri il vice presidente della Bce Vitor Constancio ha ricordato i tre principi che guidano la posizione della Banca sullo spinoso tema dell’eccessiva quantità di titoli di Stato detenuti dalle banche senza la copertura di alcun accantonamento di capitale ponderato per il rischio di credito (zero risk) e senza limiti di esposizione su controparti sovrane: due su tre di questi principi hanno a che fare con i mercati. Il primo è il pericolo di creare turbolenze su mercati importanti come il pronti contro termine e le operazioni di mercato monetario a breve termine (dove i titoli di Stato sono molto usati ed essenziali come garanzie collaterali o per il prestito titoli); il secondo è la necessità di riformare le regole dei mercati su scala internazionale affinché siano uguali per tutti, senza creare vantaggi o svantaggi competitivi, che distorcono i prezzi.

I titoli di Stato oggettivamente non sono privi di rischio di credito(non solo l’Argentina ripetutamente ma ora anche la Grecia ne sono la conferma) e la Bce in linea di principio riconosce apertamente che vi siano motivi validi per alleviare la preoccupazione sul legame troppo stretto tra rischio banca e rischio Stato e quindi per modificare la ponderazione del rischio sovrano affinché, intervenendo sul prezzo e sul costo, l’accumulo di posizioni ed esposizioni eccessive da parte di alcune banche venga scoraggiato. Ma anche i mercati danneggiati da riforme improprie destano altrettanta preoccupazione. Benoit Coeuré, membro del Board della Bce, ha di recente affermato che il problema dell’esposizione al rischio sovrano delle banche ha tre dimensioni: oltre al rischio di per sè, «vanno considerati anche gli impatti (ndr, di una riforma del rischio zero) sul finanziamento del debito da parte degli Stati, e sul funzionamento dei mercati finanziari che hanno bisogno di titoli risk-free come strumenti di liquidità. Se ci si focalizza su un solo aspetto ignorando gli altri, si corre il pericolo di spostare il rischio da una parte all’altra invece di ridurlo». In un commento precedente a quello di ieri, Constancio stesso aveva sottolineato - in relazione alla proposta di introdurre un tetto del 25% all’esposizione delle banche su controparti sovrane - che «il buon funzionamento del mercato dei titoli di Stato è essenziale per far funzionare bene i mercati finanziari e nella formazione dei prezzi di mercato». Sempre sotto il cappello della Bce, Danièle Nouy, presidente del Consiglio di Vigilanza, ha accolto favorevolmente il lavoro in atto per migliorare le regole prudenziali sul possesso dei titoli di Stato da parte delle banche.

I politici, Bruxelles, la Commissione, gli europarlamentari molto spesso, troppo spesso, dimostrano invece di non avere questa stessa visione bifocale sulle questioni finanziarie: quando non danno il giusto peso all’importanza dei mercati finanziari e, quel che è ancora più grave, quando non hanno rispetto per i mercati. L’atteggiamento nel varare una nuova regola o una riforma dei politici spesso non è “prudenziale” ma punitivo. Con conseguenze che possono diventare disastrose e ripercuotersi come un boomerang sulla politica stessa: se le banche non sono messe nella condizione di erogare credito all’economia, la crescita rallenta o si arresta. E se gli Stati non sono messi nelle migliori condizioni per rifinanziare il debito in scadenza, attraverso mercati finanziari efficienti, l’aumento del costo , del premio a rischio riduce la flessibilità del bilancio pubblico atta a destinare maggiori risorse allo sviluppo economico.

La bancarotta delle banche con rischio sistemico va scongiurata ma senza provocare nel far questo la bancarotta del mercato dei titoli di Stato.

isabella.bufacchi@ilsole24ore.com

© Riproduzione riservata