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L’Italia: avanti, ma gli Usa devono fare di più

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Dal governo renzi pieno sostegno al trattato

L’Italia: avanti, ma gli Usa devono fare di più

  • –di Carmine Fotina

La sortita del presidente francese François Hollande, anche sull’onda dei “Ttip-leaks”, di certo complica il negoziato. Ma non per questo il governo italiano fa retromarcia: la posizione resta di pieno sostegno al Trattato, con la convinzione però che per un esito positivo gli Stati Uniti dovranno fare diversi passi avanti.

Nessuna dichiarazione ufficiale, ma il pensiero dell’esecutivo italiano sulle sorti del Ttip filtra in modo ben delineato. Il dossier, fin dall’inizio, è stato coordinato da Carlo Calenda, prima nel ruolo di viceministro allo Sviluppo economico, ora in quello di rappresentante permanente dell’Italia presso l’Unione europea.

L’Italia è tra i più convinti sostenitori dei vantaggi economici che deriverebbero dalla costituzione della più ampia zona di libero scambio tra le due sponde dell’Atlantico.

L’obiettivo di chiudere entro il 2016, rilanciato dal presidente Obama pochi giorni fa nel corso della sua visita in Europa, è condiviso dall’Italia ma considerato molto difficile da realizzare. Perché negli Usa si entra nel vivo della fase elettorale ma soprattutto perché cresce il malessere dell’opinione pubblica e ci sono oggettive distanze su alcuni contenuti significativi.

In un incontro avvenuto poco più di un mese fa, Calenda ha ribadito al capo negoziatore americano Michael Froman la richiesta di fare di più, soprattutto sul tema dei servizi e dell’accesso agli appalti americani e su quello della protezione delle indicazioni geografiche. Linee al momento invalicabili per arrivare a un accordo sul Trattato.

E alla necessità di far compiere passi avanti agli Stati Uniti - più che a una reazione emotiva alle rivelazioni di Greenpeace - il governo italiano collega le dichiarazioni di Hollande. L’auspicio, in altre parole, è che quella francese sia una mossa costruttiva più che una cessione a tesi considerate demagogiche. Perché, se così non fosse, si configurerebbe davvero un problema molto serio.

Quanto alle rivelazioni di Greenpeace - fanno notare i rappresentanti italiani - si riferiscono in modo molto chiaro a una posizione di parte, quella degli Stati Uniti ovviamente, e non a possibili compromessi pattuiti con l’Europa.

Sul punto, l’Italia resta ferma nella difesa di standard fitosanitari e di sicurezza. E ad ogni modo, fanno notare le stesse fonti, nessuna eventuale concessione alle pressioni degli Stati Uniti, ad esempio sugli Ogm, avrebbe possibilità di passare a fronte di una griglia di approvazione che prevede tra gli altri passaggi l’unanimità del Consiglio europeo e il voto di tutti i Parlamenti.

Di certo la vicenda delle rivelazioni di Greenpeace ha riattualizzato un vizio d’origine del negoziato, l’indecisione sulle condizioni di trasparenza alle quali sottoporre le trattative.

In Italia era già attesa la creazione di una “sala di lettura”, ovvero una modalità di accesso agli atti da parte dei parlamentari italiani.

L’organizzazione della sala di accesso però è al momento congelata per l’assenza di un ministro titolare allo Sviluppo economico.