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«Canone giusto, sapremo meritarlo»

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«Canone giusto, sapremo meritarlo»

Sul canone in esclusiva alla Rai il direttore generale Antonio Campo Dall’Orto non teme sorprese: «Non sarà un problema», dice con buona pace di chi, La7 in primis, rivendica trasmissioni e prodotti in onda da servizio pubblico. Più che altro, se proprio deve scegliere una cosa che non lo farebbe dormire, rispondendo alla domanda di Giovanni Minoli, il dg Rai pensa al fatto di avere «nello stesso anno il rinnovo della concessione decennale e un nuovo meccanismo di riscossione del canone che ci permetterà di avere contezza delle risorse a disposizione, pari più o meno ai due terzi dei ricavi, solo a settembre-ottobre». Quello del rinnovo decennale della concessione, ora in discussione, è però un momento decisivo, che «può essere l’occasione per definire la missione della Rai».

Il Festival della Tv e dei nuovi media di Dogliani, nel Cuneese, ieri ha ospitato il “faccia a faccia” di Giovanni Minoli con Antonio Campo Dall’Orto. Il dg Rai è un uomo che certamente sa di televisione, ma non proprio un uomo di slogan. Dall’altra parte c’è un ex giornalista Rai che del “faccia a faccia” ha fatto uno dei suoi cavalli di battaglia e una cifra stilistica riconosciuta. Ne è venuto fuori un ping pong serrato e un fuoco di fila di domande in cui, a un certo punto, Minoli ripropone anche un video dell’allora segretario Pd Matteo Renzi, ospite del faccia a faccia a Dogliani tre anni fa: «Renzi ha pubblicamente riconosciuto il suo lavoro. Senta cosa diceva».

Sorride Campo dall’Orto nell’ascoltare il premier che prometteva lealtà «all’amico Enrico Letta» definito «persona seria, solida, faccio il tifo per lui». A ogni modo «non mi ha dato del serio e solido», replica stando al gioco un Campo Dall’Orto che di Renzi dice di apprezzare «la capacità di innovazione in un Paese che ne ha estremamente bisogno e il coraggio di portarla avanti. Quello che mi piace di meno è la difficoltà di accesso al suo tempo, con la possibilità di avere un confronto continuo con lui su temi importanti».

Per avere un’idea più chiara sulla Rai targata Campo Dall’Orto bisognerà comunque aspettare. Il dg non si è sbottonato sulle prossime nomine dei direttori dei Tg e sui programmi qualcosa ha detto, altro ha fatto capire, ma per la gran parte non ha svelato. Ci sarà da pazientare almeno fino alla presentazione dei palinsesti, a fine giugno. Nel frattempo qualche indicazione, come detto, è emersa. Per esempio il (più che possibile da quel che si è percepito fra le righe) arrivo-ritorno di Paolo Bonolis («è un fuoriclasse») da Mediaset. Anche l’interessamento a Maurizio Crozza («l’ho scoperto io, certo che mi piacerebbe. Sono tutti nomi che stanno nell’Olimpo di quelli bravi») è apparso concreto, come la conferma di Massimo Giletti e, dall’altra parte, la mancata riconferma di Massimo Giannini alla guida di Ballarò: «Abbiamo in mente dei nomi», ha detto il dg escludendo però che Giannini possa essere sostituito da Alessandro Cattelan o Andrea Vianello. Alla domanda se sarà confermata la trasmissione Virus su Rai2 il dg Rai ha risposto che si sta «lavorando a un nuovo programma con Porro» mentre, riguardo a Vespa, Campo Dall’Orto è stato molto critico e ha parlato di «vulnus» riferendosi all’intervista a Riina jr. ospitata su Porta a Porta e alla liberatoria «che doveva essere firmata prima dell’intervista e non dopo, come è accaduto». Detto questo, Bruno Vespa e il suo Porta a Porta saranno in tv anche nella prossima stagione: «Il direttore di Rai1 sta organizzando il nuovo palinsesto legato alla necessità di dialogare con il pubblico, Vespa ci sarà ma non sarà il solo», ha precisato Campo Dall’Orto.

Per la Rai dei prossimi anni, di cui Minoli ha ricordato il corpaccione composto da quasi 13mila dipendenti, 250 dirigenti, 1.700 giornalisti, Campo Dall’Orto c’è una cosa sulla quale fa capire di non transigere: sarà servizio pubblico. A dimostrazione di ciò ci sono alcune scelte («Rai Yoyo senza pubblicità») e l’attenzione non esclusiva all’audience per una Rai che, secondo il dg, saprà meritarsi il canone: «Un canone di 100 euro all’anno, poco più di otto euro al mese, è alla portata di tutti, è meno di un caffè al giorno. Averlo abbassato e messo in bolletta è una cosa giusta. La Rai questi soldi li vale, starà a noi ora dare valore a quei 100 euro».

La funzione di servizio pubblico sarà visibile anche sulla fiction con l’obiettivo, su questo versante, di dar vita a «un vero sistema industriale». Il direttore di Rai Fiction, Eleonora Andreatta, nel corso della giornata ha poi parlato di coproduzioni internazionali in arrivo e produzioni differenziate, oltre che per Rai1, anche per Rai2, Rai3 e Rai4, rivolte a un pubblico più giovane. In mattinata Campo Dall’Orto intervistato da Minoli aveva citato nel frattempo la riconferma di È arrivata la felicità e Tutto può succedere, che non sono stati proprio campioni d’ascolto, «ma rispondono alla logica del servizio pubblico».

A margine dell’incontro, Carlo De Benedetti presidente del Gruppo editoriale L’Espresso, ha commentato un’altra vicenda che riguarda il mondo dei media, in questo caso carta stampata e non tv: l’uscita dalla Fieg di Caltagirone Editore, resa nota ieri. «Azzurra Caltagirone – ha detto De Benedetti – vicepresidente della Fieg, per non pagare i contributi al fondo Casella, quello dei poligrafici, ha deciso di scorporare l’attività dei poligrafici in modo da farli diventare dipendenti della categoria del commercio, andando contro la decisione unanime degli altri editori. È un problema di mancanza di solidarietà all’interno di un’associazione a cui si partecipa liberamente ma anche con qualche impegno che caratterizza essere associati e in più vicepresidente». Secondo De Benedetti quello di Caltagirone non sarà un precedente.