I protagonisti sono due. Da qualunque punto di vista si vogliano esaminare le tendenze della diseguaglianza economica negli ultimi anni, l'andamento della Cina e dell'India, i due Paesi più popolosi al mondo, sono dominanti.
Non è però soltanto una questione di demografia. Se nel mondo intero è calata la diseguaglianza tra i Paesi, una buona parte di questo risultato è legato all'andamento della Cina, che ha fatto aumentare il prodotto interno lordo pro capite a ritmi rapidissimi e per diversi anni. L'India, al confronto, è apparsa meno brillante, ma anche per questa economia, nel lungo periodo, i progressi sono innegabili. Altri fattori sono entrati in gioco, a cominciare dal rallentamento delle economie avanzate, ma il peso dei due grandi Paesi è evidente.
È evidente, allo stesso modo, quando si passa a parlare della diseguaglianza all'interno dei Paesi, che è aumentata anche perché è cresciuta in queste due economie, malgrado tutta la retorica del partito comunista cinese e quella dei tanti partiti egualitari dell'India. In Cina si è avuto un forte spostamento dei lavoratori dalle campagne verso le città, ma un impatto importante ha anche avuto la riforma agraria del 1978. Non diversa, anche se più lenta, è stata l'evoluzione dell'India, dove c'è anche stato un importante miglioramento della situazione economica delle stesse popolazioni rurali.
L'aumento della diseguaglianza durante le prime fasi dello sviluppo economico è del resto fenomeno ben noto. La curva di Kuznets, elaborata dall'economista Simon Kuznets, esamina proprio l'ipotesi di una iniziale crescita, e una successiva decrescita, della diseguaglianza. La sua validità - dubbia agli occhi del suo stesso autore - oggi è da più parte contestata sulla base dei dati.
© Riproduzione riservata