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Dossier Le giovani investono di più sulla formazione

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Dossier | N. 40 articoliI rapporti della Fondazione Hume

Le giovani investono di più sulla formazione

(Afp)
(Afp)

Nell'istruzione, forse, o forse oltre ogni ragionevole dubbio, è racchiusa la chiave che spiega molti aspetti che hanno consentito alle donne di prendere il sopravvento, per ora ancora numerico, in roccaforti un tempo maschili, come per esempio grandi gruppi bancari. Qualche giorno fa, parlando con Patrizia Ordasso, responsabile delle relazioni industriali del gruppo Intesa Sanpaolo, ho saputo che in questo gruppo che occupa 65mila persone in Italia ed è quindi il maggiore datore di lavoro del credito, le dipendenti donne sono più degli uomini. Già c'è stato un sorpasso. Numerico, beninteso, perché c'è ancora molto da fare perché le donne ai piani alti diventino più degli uomini. Non perché siano meno brave. Ma qui non si può citare alcun dato oggettivo.

È invece un dato di fatto, lo dicono i voti e i tempi impiegati a completare i corsi di studio, che le donne siano più brave degli uomini a scuola e all'università. C'è una combinazione di fattori e così vuoi perché si applicano di più e meglio nello studio, vuoi perché, spesso, sono più intelligenti e intuitive, i numeri dicono che riescono molto meglio nello studio e incorniciano risultati migliori sia del diploma di scuola media superiore, sia del diploma di laurea.

SUI BANCHI
Popolazione di 15-35 anni con un titolo di studio universitario. Dati in percentuale

Questa crisi, tra i tanti contributi che ha dato, più nel male che nel bene, lo ha messo in luce. La ricerca della Fondazione Hume che si intitola “Gender gap negli anni della crisi”, curata da Rossana Cima e Caterina Guidoni, con la supervisione scientifica di Luca Ricolfi, ha valutato l'evoluzione del gender gap prima (2004-2008) e dopo (2008-2014) l'inizio della crisi economica e lo ha fatto prendendo come ambito specifico proprio l'istruzione. Il calcolo di questa doppia differenza ha aiutato a capire che quando si parla di scuola e università le giovani donne (15-34 anni) investono di più negli studi. Come si fa a sostenerlo? Innanzitutto la percentuale di donne laureate - nel 2014 erano il 18,6% ossia quasi una su cinque - è maggiore rispetto a quella degli uomini - che erano l'11,2% ossia poco più di uno su dieci -. Per essere più precisi e attenti alla geografia, questo è più vero al centro nord che al sud perché le giovani donne del centro nord, sempre secondo quanto dice la ricerca, hanno livelli di istruzione superiori.

Con la crisi le differenze di genere si sono un po' modificate. I diplomati, in generale, sono diminuiti, ma il calo è stato meno forte per le donne nella fascia di età tra i 15 e i 34 anni del sud che per quelle del centro nord. L'aumento delle lauree è stato maggiore tra gli uomini che tra le donne. Diverso il quadro quando si parla dell'abbandono scolastico. A lasciare scuola e università prima di aver conseguito il diploma sono di più i ragazzi che non le ragazze, nella fascia di età tra i 18 e i 24 anni. L'obiettivo indicato dalla Ue per il 2020, il 10%, sembra essere più a portata di mano per le donne che non per gli uomini se guardiamo alla situazione attuale. Il tasso di abbandono delle ragazze è infatti stato del 12,2%, mentre quello dei ragazzi è del 17,7%. Sull'abbandono scolastico cosa ha prodotto la crisi? Prima della crisi gli studenti che abbandonano il percorso scolastico sono diminuiti e hanno continuato a diminuire dopo il 2008: questo calo però è stato più forte per le donne che mostrano una maggiore costanza e determinazione quando si parla di studio.

Se guardiamo al centro nord e al sud, ancora una volta ci imbattiamo in delle differenze. Quelle a favore delle donne sono più marcate al sud che al centro nord perché nell'Italia meridionale con la crisi sono sempre meno le ragazze che scelgono di lasciare gli studi. A fronte di questo ++quadro così brillante e favorevole per le donne ci si aspetterebbe un mercato del lavoro più ricettivo per le donne che non per gli uomini. E invece non è affatto così perché il tasso di occupazione da uno a tre anni dal conseguimento del titolo è più alto per gli uomini che per le donne, non importa il livello di istruzione. Con la crisi il gap si è ridotto ma solo perché la caduta del tasso di occupazione maschile è stata maggiore di quella femminile. Infine una citazione per un fenomeno di cui si è parlato molto negli ultimi anni e cioè quello dei Neet, i giovani che nè studiano nè lavorano. Ormai sono 2,4 milioni e la loro incidenza è maggiore tra le donne (27,7%, quasi un terzo), anche se negli anni della crisi c'è stato un peggioramento soprattutto per i ragazzi.

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