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Libertà, chiave dell’economia

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le scelte economiche

Libertà, chiave dell’economia

Alla fine se n’è andato con un “grazie”, lasciando la sua soffitta nel cuore di Roma, a due passi da Fontana di Trevi, e avendo come solo orizzonte un fulmineo, e pietoso, ricovero. Quell’unica parola, “grazie”, gli dovrebbe essere ora tributata dalla comunità civile e politica, senza distinzione alcuna.

Grazie Marco Pannella per esserci stato, per aver fatto politica come l’ha fatta: a tutto campo, nel quartiere che amava, per strada, in giro per il mondo, negli appuntamenti di partito così come nelle aule parlamentari, a Roma e in Europa. Senza riserve, senza risparmiarsi, con una passione autentica e mai ipocrita, facendo pensare e discutere davvero.

Pannella è un caso irripetibile e incomprimibile. Pannella è Pannella, e anche la storia, per la quale ha scritto col movimento dei Radicali pagine memorabili in tema di libertà e diritti, dovrà prenderne atto, evitando di etichettarlo. La sua biografia personale e politica è un fiume in piena, padre abruzzese, madre francese, uno zio monsignore (Don Giacinto, l’unico della famiglia «con interessi culturali», spiegò), una serie infinita di successi e insuccessi politici dagli anni ’50 ad oggi. Fondatore e Rottamatore, di politiche e uomini. Parlatore instancabile, brillante e noioso: straordinarie certe sue Conversazioni della domenica alle 17 su Radio Radicale con lo storico direttore Massimo Bordin, tra sbuffi di fumo, ira e pazienza. Digiunatore per protesta (ma al lottatore e propositore politico questa parola non piaceva). Divagatore astuto quando necessario. Realista e sognatore. Tutto insieme, divorato dalla sigarette e dalla politica. E personalmente indifferente al denaro come l’Enrico Cuccia tratteggiato da Indro Montanelli. Il che, nella politica e nella finanza, è un dato che si fa apprezzare.

In economia il suo maestro fu Ernesto Rossi, uno dei padri del Manifesto di Ventotene per l’Europa federalista. Rossi era un antimonopolista ruggente – compreso quello sindacale - e fustigatore del capitalismo assistito. Cose da sinistra liberale, come può dirsi in parte di Pannella, il quale però faceva riferimento (anche) alla Destra storica. Nella ventata referendaria del 2000 in cui si proponeva anche l’abrogazione dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori (venti referendum proposti, solo 7 ammessi dalla Cassazione, nessuno passato) c’è tutto il liberal-riformismo di Pannella e ed Emma Bonino. Che alla fine – come era avvenuto e continuò ad avvenire in seguito anche per il debito pubblico - restarono però soli. Nel 2000 Silvio Berlusconi e i suoi alleati non se la sentirono di affondare il colpo. Ma a vedere lungo sui cambiamenti della società, allora come negli anni Settanta, a partire dalla battaglia per il divorzio, furono i Radicali, nessun altro.

Grandissimo, Pannella, lo è stato però anche nei difetti. Ieri Daniele Capezzone, allievo importante della scuola politica (d’eccellenza) radicale, oggi parlamentare dei Conservatori e Riformisti, ha scomodato il filosofo Schopenhauer e “Il mondo come volontà e rappresentazione”: “un’affermazione potente e assoluta di volontà, di soggettività, di riconduzione della realtà a ciò, e solo a ciò, che un uomo – in questo caso, lui, Marco- voleva e vedeva”. Esagerazioni? No. Ha scritto un radicale doc come Massimo Teodori: Pannella “ha vissuto l’azione politica come la forma più nobile di realizzazione della sua stessa personalità, fortissima e strabordante, e attraverso essa ha tracimato in tutte le direzioni”.

D’altra parte Pannella è stato anche “Il signor Hood” della canzone che Francesco De Gregori gli dedicò molti anni fa: “Era un galantuomo sempre ispirato dal sole, con due pistole caricate a salve e un canestro pieno di parole”. Oggi da quel cesto ne tiriamo fuori solo una: grazie.

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