Commenti

Il Maggio Fiorentino riparte e guarda ai privati

  • Abbonati
  • Accedi
fondazioni liriche

Il Maggio Fiorentino riparte e guarda ai privati

Da oggi sarà il primo teatro lirico al mondo ad aver intrapreso una campagna di crowdfunding, che prenderà il via ufficiale alle 14, ora italiana, e durerà per 45 giorni. L’accordo tra la Fondazione del Maggio musicale fiorentino e una delle principali piattaforme internazionali di finanziamento collettivo online (Kickstarter) consentirà a chiunque voglia sostenere l’Opera di Firenze di contribuire con una quota che va da 5 a 7mila euro. Obiettivo prioritario della campagna è raccogliere almeno 300mila euro, necessari per dotare il teatro di tecnologie avanzate per la trasmissione in streaming degli spettacoli e innovare il proprio portale, nell’ottica di un’«Opera per tutti».

Esterno e cavea dell'Opera di Firenze © Michele Borzoni - Terraproject

Ma l’iniziativa non è che una delle tante partite aperte per il rilancio del Maggio che, dopo anni di gravi difficoltà economiche (nel 2013 ha rischiato di finire in liquidazione), sembra avere finalmente imboccato la via del risanamento, grazie al Piano di ristrutturazione avviato due anni fa in accordo alla legge Bray. Primo risultato concreto di questo percorso – non certo indolore e fonte di tensioni con una parte dei lavoratori e della politica cittadina – il bilancio consuntivo 2015, che dopo oltre dieci anni torna in pareggio, con un valore di 38,8 milioni e un piccolo utile di 116mila euro (contro un perdita di 5,8 milioni nel 2014).

Pareggio reso possibile da una partita straordinaria (lo stralcio del debito con le banche, che ha liberato 16,5 milioni di euro, in parte utilizzati e in parte destinati alle coperture del 2016), ma che dal 2016 «diventerà operativo, in linea con gli obiettivi della legge Bray», assicura il sovrintendente Francesco Bianchi, che dal luglio 2014 guida l’Opera di Firenze. Il piano di risanamento prevede infatti quattro direttrici strategiche (aumento di produzione e ricavi; riduzione dei costi di gestione; riequilibrio finanziario; ottimizzazione dei costi esterni e di produzione) i cui effetti si sono visti solo parzialmente nel 2015, ma che dovrebbero riflettersi con maggiore decisione quest’anno, il cui bilancio preventivo (di circa 35 milioni) è stato approvato lo scorso febbraio.

«Abbiamo avviato un controllo ferreo dei costi – spiega Bianchi – attraverso una gestione rigorosa e una programmazione a lungo termine, e insieme aumentato il tasso di riempimento del teatro, che nell’ultimo trimestre del 2015 è arrivato all’85%», con una media annua del 70% contro il 56% del 2013. Questo ha consentito di accrescere il valore della produzione, con 228 alzate di sipario nel 2015 (contro le 187 del 2014), e al tempo stesso ridurre, di 2 milioni, i costi operativi. Il margine operativo lordo torna positivo (2,2 milioni contro i -2,9 del 2014), mentre resta negativa la marginalità di produzione (-4 milioni) e tale sarà anche nel 2016 (-1,2 milioni), ma è comunque «uno dei migliori risultati tra le fondazioni liriche italiane», osserva il sovrintendente. Che per il 2016 ha obiettivi ambiziosi: «Prevediamo di arrivare a 5,7 milioni di ricavi da biglietteria – afferma –, forti di una programmazione a lungo termine che ci consente di avviare strategie di marketing e di vendita mirate», in particolare verso i giovani e i turisti.

Francesco Bianchi. Foto © Alberto Conti

In futuro, inoltre, dovranno aumentare i contributi dei privati. Il crowdfunding è uno degli strumenti che vanno in questa direzione. L’altro è il coinvolgimento di sponsor, per arrivare a 4,5 milioni l’anno già a partire dal 2016 (da gennaio a oggi ne sono stati trovati già 2,5 milioni): dopo l’accordo con Enel, si sta perfezionando un’intesa con Eni e sono in corso trattative con altri potenziali sponsor, non solo industriali. «Ma i sostenitori vanno cercati soprattutto fuori dall’Italia», osserva Bianchi

Tuttavia, se il conto economico è stato sistemato, il problema finanziario rimane, ammette Bianchi: «Il teatro ha un pesante indebitamento (quasi 70 milioni, ndr) in parte ereditato dalle precedenti gestioni, e un problema di entrate e uscite». Da qui l’ipotesi di cedere, con una operazione di lease back, il Teatro Goldoni di proprietà della Fondazione, che tante polemiche ha suscitato in città.

Resta inoltre aperto il nodo delle cause di lavoro conseguenti al trasferimento in Ales (previsto dal piano di risanamento) di 42 dipendenti, 28 dei quali hanno presentato ricorso e 11 hanno ricevuto sentenza favorevole in primo grado. «Ricorreremo fino alla Cassazione – dice Bianchi – convinti di avere ragione». Ma, in caso contrario, si tratta di un ulteriore problema finanziario per il teatro che oggi, con 310 dipendenti, ha raggiunto secondo il sovrintendente il numero «giusto» dell’organico.

© Riproduzione riservata