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Nel mondo globalizzato la svalutazione non dà più un vantaggio certo

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Nel mondo globalizzato la svalutazione non dà più un vantaggio certo

  • –di Fabrizio Galimberti

La guerra delle valute è sempre latente, ogni tanto viviamo una tregua armata, intramezzata da apprezzamenti e deprezzamenti fisiologici.

Certo era più semplice con la logica scolastica, la curva della domanda, la curva dell’offerta e zac zac “il prezzo è giusto”.

Invece assistiamo a manovre più o meno trasparenti (Cina), manovre velate (Giappone) e

una pace a termine (Usa e Comunità Europea). Effettivamente quotazioni delle divise lasciate a loro stesse, o ai grandi speculatori, potrebbero avere conseguenze letali.

Le quattro valute più importanti, Yen Yuan Usd ed Euro possono, con il loro rialzo o ribasso e addirittura, a volte, solo il pensarlo, aprire scenari disastrosi specialmente per le economie più deboli.

Sono lontani i tempi in cui la scoperta di un giacimento o del successo di quattro ragazzi provocavano l’apprezzamento delle valute di quei Paesi.

Ricordo che la sterlina si apprezzò moltissimo per quattro “scarafaggi” e il fiorino olandese con la scoperta di un giacimento di gas, in quest’ultimo caso però l’apprezzamento non fu salutato con entusiasmo, anzi tutt’altro, infatti venne coniata la definizione di “Morbo Olandese”, della serie non ci sta mai bene niente, che dire, il mondo è bello perché vario!

Marco Nagni

Caro Nagni,

lei ha ragione a ricordare i “bei” (?) tempi passati quando i Beatles tenevano su la sterlina e i giacimenti di gas facevano apprezzare il fiorino olandese.

Il “Morbo olandese”, da allora è diventato una fattispecie di decadenza.

Il ragionamento è semplice, ed è analogo a quella che in altri Paesi e in altre circostanze è chiamata la ‘maledizione delle risorse: un Paese che venga a dipendere dalle materie prime riceve vasti e facili introiti, che fanno apprezzare il cambio.

Questo apprezzamento mette fuori mercato altre produzioni di quel Paese, a partire dalla manifattura, e il Paese affetto dal ‘morbo' finisce con l’adagiarsi in una monocultura che non fa mai bene: l’apparato produttivo di un Paese è bello quando è vario!

Oggi la “guerra delle valute” si fa per cercare il deprezzamento, non l’apprezzamento. Ma le devo dire che l’espressione “guerra” non mi è mai piaciuta.

E questo per due ragioni. Primo, perché, se è vero che la politica monetaria espansiva è associata normalmente a un indebolimento della moneta, è anche vero che la politica espansiva ha per ragione principale quella di sostenere l’economia attraverso il supporto dato alle componenti della domanda sensibili al costo del danaro: acquisti a rate, scorte, investimenti... L’indebolimento della moneta è un effetto collaterale, che in ogni caso non dura a lungo; perché, se la politica ha successo, l’economia si riprende, e la ripresa normalmente si porta con sè un apprezzamento della moneta, che annulla la svalutazione precedente.

La seconda ragione sta nel fatto che i cambi – apprezzamenti o deprezzamenti – non hanno più la stessa efficacia di prima. Già prima il vantaggio della svalutazione per gli esportatori veniva in parte compensato dal rincaro delle materie prime.

Ma oggi, con la sempre maggiore interpenetrazione delle economie e con lo sviluppo delle “catene mondiali di offerta”, i vantaggi di una svalutazione diventano più tenui o perfino incerti.

fabrizio@bigpond.net.au

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