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Il voto tedesco sul genocidio armeno: riflessioni istituzionali

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Il voto tedesco sul genocidio armeno: riflessioni istituzionali

La bandiera armena davanti al palazzo del Reichstag a Berlino - Epa
La bandiera armena davanti al palazzo del Reichstag a Berlino - Epa

Il voto con il quale il parlamento federale tedesco definisce “ genocidio” il massacro di un secolo fa del popolo armeno in territorio turco- ma da sempre anche territorio degli armeni- , suggerisce alcune riflessioni di tipo istituzionale. Soprattutto rispetto alle relazioni internazionali. La politica estera dei singoli stati , e nel suo insieme la politica internazionale, propone in misura del tutto particolare il tema del rapporto tra principi ed interessi , tra ideali e convenienze .

La prima di queste riflessioni ,di carattere generale , riporta ad un aspetto fondamentale di tutte le democrazie , ma soprattutto di quelle di tipo parlamentare : quel voto esalta in modo esemplare l'autonomia del parlamento tedesco rispetto al governo , ed anche la supremazia delle decisioni del potere legislativo su quello governativo. E quindi attesta , in un ideale check up democratico , la buona salute della separazione dei poteri in quell'ordinamento . Se è vero che le decisioni di politica estera spettano in via ordinaria ai governi , l'intervento delle camere ( o della camera negli ordinamenti monocamerali) delimita in modo dirimente il campo d'azione dell'esecutivo in una materia . Spontaneo o richiesto che sia . Non solo nel caso estremo di risoluzione dei conflitti tra Stati , vale a dire la guerra , che normalmente è di competenza parlamentare . Per intenderci , oggi il governo federale tedesco non potrebbe pronunciarsi in termini negativi rispetto all'ipotesi del “genocidio” , nemmeno per derubricarlo al livello del meno insopportabile , per le stesse autorità turche , concetto di “ sterminio”. La differenza tra i due termini sta nella finalità di distruzione ,di cancellazione di un popolo - o di un'etnia ,o di una minoranza - , insita nell'idea di genocidio , ma non necessariamente presente , almeno fino a prova del contrario , in quella di sterminio. Anche se alla sottigliezza giuridica non sempre corrispondono una reale distanza di intenzioni e di differente , insopportabile violenza .

La seconda riflessione riguarda la difficile relazione tra princìpi ed interessi , tra ideali e convenienze : relazione spesso difficile , nei rapporti tra stati , perché esposta a ritorsioni soprattutto di tipo economico. Non è difficile attribuire alla totale assenza della cancelliera Merkel dal dibattito e dalla decisione parlamentare la volontà di salvaguardia dell'intreccio di interessi politici ed economici che legano alla Turchia la Germania e l' unione europea , sempre ma soprattutto in questo momento di incontenibili migrazioni . Come dire: i genocìdi non sono da condannarsi in sé –e non riconoscere quello nazista comporta addirittura il prevalere del reato penale di negazionismo rispetto al principio democratico fondamentale della libertà di espressione – ; ma in relazione alla capacità di reazione o ritorsione dello Stato colpevole o sospetto. E , quanto a capacità di reazione ai presunti soprusi nei propri confronti , la Turchia non ha davvero rivali . Nella seconda metà degli anni '90 l'ambasciatore turco a Roma fece due visite , che definire di cortesia è un eufemismo, al segretario generale pro tempore della camera : la prima per diffidare la camera stessa dall'ospitare in una propria sala una delegazione del parlamento curdo in esilio , la seconda per diffidare dal discutere una mozione sul genocidio armeno , primo firmatario l'ex ministro leghista Pagliarini . Diffidare , in questo caso , è il termine che offre la massima delicatezza rispetto alle intimidazioni contenute nella richiesta. Di tipo economico , politico , diplomatico , turistico , e quanto d'altro è in ballo in questi casi. E' immaginabile che , accanto alle minacce ritorsive ufficiali , in tutti i paesi che hanno affrontato questo tema intimidazioni sottotraccia di questo tipo siano state largamente praticate . L'Italia deve alla sensibilità democratica del presidente Mattarella il gesto ulteriore di avere ricevuto in forma ufficiale – unica alta autorità nazionale - il capo del governo armeno in visita nel nostro paese. Un gesto di Stato , non frequente nel panorama internazionale , e per questo ancor più apprezzabile.

Si può notare , in sintesi , che le ragioni dell'economia sempre più spesso tendono a sopraffare i principi delle istituzioni. Soprattutto nelle crisi economico- sociali , sempre più devastanti , spesso decisive anche per le sorti delle competizioni politiche dei singoli paesi. E quindi non c'è da stupirsi per le condotte spesso oscillanti ed opache delle diplomazie , e della stessa Unione europea : ma il limite del rispetto dei princìpi democratici non dovrebbe mai essere oggetto di baratto . Soprattutto quello del rispetto dei diritti individuali e delle basi dello Stato di diritto : ed è davvero timida e tenue ,e a volte inavvertibile , la reazione delle grandi democrazie - e della più grande in particolare , quando si tratta dello Stato turco- , a fronte dei giornalisti imprigionati e condannati ,delle testate soppresse , dei magistrati destituiti e sostituiti ;di intere comunità cristiane - ormai si definiscono “cripto cristiani “ , ad esempio quelli del Ponto - costrette a nascondere le propria fede e a fingersi se non a diventare musulmani; di intere minoranze , come quella curda - che viene decimata ed inquadrata nel mucchio nel giusto contrasto alle condotte terroristiche dell'estremismo curdo. Anche in territori stranieri . E tanto d'altro ; per cui a volte , per avere ospitalità nella comunità democratica , di altro non si viene richiesti se non della forma embrionale delle democrazie , il voto popolare. Tanto sta concedendo l'unione europea ,ad esempio ,alla Turchia :
Ma attenzione: c'è una differenza di fondo , tra economia e democrazia , tra le molte altre : l'economia è la scienza dei cicli , non c'è crisi economica cui non segua una ripresa , e viceversa. La democrazia si perde una volta sola , e non riparte da sé , se non al costo di prezzi altissimi. Ben maggiori di quelli prodotti dalla più devastante recessione o crisi economica.
montesquieu.tn@gmail.com

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