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È un primo passo ma va spezzata l’alleanza «del silenzio»

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L'Analisi|L’ANALISI

È un primo passo ma va spezzata l’alleanza «del silenzio»

Il licenziamento senza preavviso per gli assenteisti era già scritto nella riforma Brunetta del 2009, ma i numeri dicono che non ha funzionato. Il governo torna sul tema con un pacchetto aggiuntivo di sanzioni per i dirigenti e un taglio dei tempi per arrivare alla decisione finale. Basterà? Da solo, il decreto approvato ieri non può fare tutto, perché quando in un “corpo” da tre milioni di persone si incontrano in un anno 84 licenziamenti per assenteismo c’è da spezzare un’alleanza del silenzio che associa dipendenti infedeli e dirigenti distratti. Sette anni di blocco contrattuale hanno probabilmente cementato questa partnership, che pesa sulle spalle dei tanti lavoratori che nel pubblico impiego credono e che vedono stipendi e prospettive schiacciati dal trattamento uguale per tutti. Madia ieri ha detto che il governo vuole è quello di «restituire la dignità ai dipendenti pubblici»: obiettivo corretto ma ambizioso, che ha bisogno di una revisione delle regole (vedremo il nuovo testo unico) e del coraggio di scontentare qualcuno per premiare chi merita.

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