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Il ritorno della collusione nelle gare pubbliche

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L'Analisi|L’ANALISI

Il ritorno della collusione nelle gare pubbliche

Un tempo le intese restrittive tra soggetti privati tendevano ad assicurare posizioni di forza a scapito di operatori più deboli o a spese del consumatori. Anche gli abusi di mercato, però, si adeguano ai tempi. In particolare, nella repubblica dello Stivale questi sembrano adeguarsi ad alcune tra le pratiche peggiori di questo paese, cercando di trarre il massimo dei propri profitti a spese della cosa pubblica, nella fattispecie delle pubblica amministrazione. Accade così che nella sua relazione annuale l’Antitrust rilevi come «la collusione in occasione di gare pubbliche» sia un fenomeno che sta prendendo sempre più piede. E i numeri confermano il peso che questa collusione sta via via assumendo: su 433 milioni di sanzioni comminate tra gennaio 2015 e giugno 2016 circa il 40% di quell’ammontare, per oltre 170 milioni, è legato a comportamenti collusivi in gare pubbliche. Non importa che il committente sia lo Stato, un ente locale o una concessionaria dello Stato. Il gioco è sempre quello: mettersi d’accordo per spartirsi i lotti migliori, limitando gli effetti concorrenziali e alzando i costi finali per la Pa. Non è un caso che questi comportamenti si muovano su un binario che incrocia il percorso della corruzione. È lo presidente Pitruzzella ad affermare che, nell’ambito delle otto istruttorie aperte negli ultimi 18 mesi su questi comportamenti, l’Autorità si è avvalsa «della proficua collaborazione dell’Autorità nazionale anticorruzione». E ancora: nella relazione annuale si afferma che «l’ampiezza e la ricchezza dei settori investigati confermano che l’Autorità ha svolto e svolge un ruolo molto importante nel contrasto della collusione nelle gare pubbliche, contribuendo ad arginare per questa via anche i rischi corruttivi che possono celarsi dietro alcune strategie concertative».

ATTIVITÀ ANTITRUST
Dati in milioni di euro. (Fonte: Autorità garante della concorrenza e del mercato Agcm)

Le otto istruttorie si sono mosse su terreni molto diversi. La più incisiva ha interessato la gara indetta da Consip per la pulizia nelle scuole, che è sfociata in 110 milioni di sanzioni a 4 società cooperative. L’appalto in 13 lotti aveva un valore di 1,63 miliardi. Pur concorrendo in maniera autonoma, le società avevano concordato la strategia per perseguire obiettivi condivisi e alterare gli esiti della gara, annullando il confronto concorrenziale per spartirsi i lotti più appetibili. Poi c’è la gara Rc auto per il trasporto pubblico locale, sfociata in due sanzioni per complessivi 29 milioni a Unipol e Generali, accusate di aver attuato un’intesa restrittiva nelle gare per la copertura assicurativa dei mezzi di 15 aziende di trasporto pubblico locale. L’accordo è andato avanti tra il 2010 e il 2014 su 58 gare, di cui 39 deserte e 19 assegnate alla compagnia storica affidataria del servizio in quanto unica offerente. Altre istruttorie hanno riguardato l’affidamento servizi di ristoro su rete di Autostrade per l’Italia che gestisce la rete in concessione per conto dello Stato, sfociata in due sanzioni da 13 milioni. E ancora le fornitura per Trenitalia, che ha determinato una sanzione da 2 milioni. I Servizi post produzione Rai di programmi televisivi; la gestione dei fanghi in Lombardia e Piemonte; le gare per servizi di bonifica e smaltimenti inquinanti presso gli arsenali di Taranto, La Spezia e Augusta. Tutto si presta se si possono fare affari alle spalle della cosa pubblica.

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