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Governabilità difficile senza maggioritario

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L'Editoriale|La politica in numeri

Governabilità difficile senza maggioritario

Roma oggi ha un sindaco con una maggioranza in consiglio di 29 seggi su 48. Non è il risultato di una estenuante trattativa svoltasi dopo il voto tra i partiti rappresentati nel consiglio comunale. Lo hanno deciso direttamente gli elettori. Adesso Virginia Raggi e il M5s hanno la possibilità di governare per cinque anni. Se ce la faranno, nel 2021 gli elettori giudicheranno i risultati ottenuti, le promesse rispettate o meno, e decideranno se confermare l’amministrazione in carica. Se invece la maggioranza pentastellata si sgretolerà prima e il sindaco sarà costretto a dimettersi, si tornerà a votare. Tutto molto semplice e trasparente.

Cosa sarebbe successo invece se si fosse votato con un sistema proporzionale, anziché quello attualmente in vigore che è una specie di Italicum comunale? Nella tabella in pagina abbiamo simulato la composizione del consiglio comunale di Roma usando i voti ottenuti dalle liste al primo turno e applicando la versione D'Hondt del sistema proporzionale. Il M5s avrebbe ottenuto 20 seggi su 48 con il suo 35,3% dei voti. Da solo non sarebbe riuscito ad eleggere il sindaco pur essendo di gran lunga la lista più votata. Infatti servono 25 seggi per fare maggioranza. Avrebbe dovuto trovare alleati. Ma sappiamo che il M5s non ne vuole. Lo stare da solo fa parte della sua diversità e la sua diversità è un capitale cui il Movimento non intende rinunciare. Quindi, come si sarebbe eletto il sindaco? Con quale maggioranza?

Visti i numeri, e considerata la indisponibilità alle alleanze del M5s, non occorre essere grandi strateghi politici o abili matematici per arrivare alla risposta. La sola coalizione possibile sarebbe quella che include Pd, Forza Italia e Fratelli d’Italia. Il totale dei seggi farebbe 25, cioè una maggioranza risicata. All’opposizione resterebbero Sinistra italiana e l’unico candidato della lista Noi con Salvini, oltre naturalmente il M5s. Roma sarebbe governabile con un simile assetto? Oppure c’è qualcuno che pensa che si potrebbe fare una giunta di minoranza con un sindaco del M5s, appoggiata dall’esterno dal Pd o da Fratelli d’Italia? Oppure una giunta del Pd che si cerca i voti di qua e di là a seconda delle questioni da risolvere? Solo un ingenuo può pensare che una città nelle condizioni di Roma possa essere governata con un assetto politico così precario. Né vale l’obiezione che cambiando il sistema elettorale cambierebbero offerta politica e percentuali di voto ai partiti. Certamente cambierebbero, ma non tanto da creare un quadro radicalmente diverso.

La politica è fatta anche di numeri. E i numeri dicono che nell’attuale fase della politica italiana senza seri correttivi maggioritari, tipo l’elezione diretta dei sindaci e premi di maggioranza connessi, non si può dare stabilità agli esecutivi né a livello comunale, né a livello regionale, né a livello nazionale. Né si può assicurare la responsabilizzazione di chi governa davanti agli elettori. Oggi un Parlamento eletto con un sistema proporzionale, anche corretto, sarebbe più o meno simile al consiglio comunale di Roma. Le percentuali ai partiti sarebbero certamente diverse ma nella sostanza non cambierebbe nulla. Il risultato sarebbe l’ingovernabilità.

Il punto è che il ritorno a sistemi proporzionali ci riporterebbe indietro alla Prima Repubblica quando tutti i governi a tutti i livelli duravano in media meno di un anno. Ce lo possiamo permettere oggi? È questo che si vuole in nome della rappresentatività? Come se la stabilità degli esecutivi fosse un optional della democrazia e non uno dei suoi ingredienti essenziali. E se invece non è questo che si vuole a livello di comuni, perché a livello nazionale dovrebbe essere diverso? La stabilità dei governi nazionali vale di meno di quella dei governi locali? Perché il diritto degli elettori a scegliere chi li governa dovrebbe valere per i comuni e non per il governo nazionale? Il bello è che molti di coloro che oggi criticano le riforme istituzionali di Renzi sono gli stessi che lo accusano di essere un usurpatore perché non è stato eletto dai cittadini. Per non parlare del M5s che oggi, grazie a sistemi di voto che ha sempre disprezzato, si trova a governare a modo suo Roma e Torino.

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