Da mesi si fa un gran parlare di riforma costituzionale, la “riforma delle riforme” nelle intenzioni di Matteo Renzi, che all’esito del Referendum di ottobre ha legato il suo futuro politico. Nel 1996, in occasione dell’ennesimo processo di revisione costituzionale, Giuseppe Dossetti definiva «una contorsione violenta dell’urgente più urgente», che si facesse ruotare per settimane intere tutto il dibattito politico intorno a problemi istituzionali, invece che sulla «soluzione politica di problemi attualissimi e preliminari, come l’avvio più deciso del risanamento delle finanze pubbliche, la crescente emergenza occupazionale soprattutto giovanile, la soluzione di certi nodi del tutto vitali del meridione, le regole per una disciplina antitrust e per una informazione pubblica oggettiva e paritaria». I Comitati Dossetti per la Costituzione sottolineano che l’attuale riforma «non giovi alla Costituzione» e che «i problemi politici dell’Italia non si risolvono con una ingegneria istituzionale che tende a ridurre il pluralismo e a sacrificare il principio di rappresentanza». Non è che insistere sulle riforme istituzionali è un modo per nascondere il fallimento di un progetto politico che doveva aprire lo Stato, far ripartire il Paese e assicurare a tutti lavoro, felicità e benessere e che invece perpetua i vecchi problemi e le vecchie anomalie?
Giovanni Agostini
Milano
C’è molto lavoro da fare, per il Governo, in tema di aggancio ad una ripresa vera. Sarebbe bene che le scelte di politica economica viaggiassero su un binario diverso da quello del referendum per evitare una lunga campagna elettorale confusa sull’uno e sull’altro fronte. Ritengo però che le riforme istituzionali siano decisive per l’ammodernamento del Paese e che insistere su queste sia opportuno. La riforma Boschi presenta punti discutibili e anche negativi. Ma non penso che la democrazia corra dei rischi e ritengo sia da approvare il disegno per rendere più rapido il processo decisionale e rivedere le competenze statali e regionali. La Costituzione perfetta e sempreverde, e dunque intoccabile, non esiste. Esiste la Costituzione perfettibile e restano attuali le parole del Presidente della Commissione per la Costituzione, Meuccio Ruini, pronunciate prima della votazione finale, nel dicembre 1947: «noi abbiamo la certezza che durerà a lungo, e forse non finirà mai, ma si verrà completando ed adattando alle esigenze dell’esperienza storica. Pur dando alla nostra Costituzione un carattere rigido, come richiede la tutela delle libertà democratiche, abbiamo consentito un processo di revisione, che richiede meditata riflessione, ma che non la cristallizza in una statica immobilità».
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