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L’avvertimento della Bce

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l’analisi

L’avvertimento della Bce

Fino a un anno fa, la nomina del chief executive di una grande banca non era un grande problema: il Consiglio sceglieva, la Banca d’Italia ne verificava i requisiti. E come in ogni Paese normale, la guida era affidata a un manager “nazionale”, con esperienza non necessariamente maturata sul campo ma grande conoscenza del mercato, che in Italia ha come riferimenti soprattutto famiglie e imprese. Il caso di UniCredit potrebbe rappresentare l’avvio di una nuova epoca.

Sia nella nazionalità, sia nei requisiti professionali maturati dal nuovo probabile Ceo. Il punto è che questa discontinuità fa molto discutere. Se è vero, come si dice sul mercato, che la stessa Bce ha chiesto al board di UniCredit di scegliere il nuovo Ceo secondo i parametri più rigidi della nuova Vigilanza Unica europea, il candidato di punta nella rosa dei finalisti non solo potrebbe essere straniero, ma anche mancare di altri requisiti-chiave fissati da Francoforte. Senza entrare troppo nei dettagli, sembra certo che il board di UniCredit abbia ancora sotto esame una rosa ampia di nomi (si veda l’articolo a p. 31), anche se in tarda serata la scelta si sarebbe ristretta a 4 candidati: tre esteri e solo uno italiano, che secondo le indiscrezioni sarebbe Fabrizio Viola, l’ad di Mps. A parte il fatto che la selezione si trascina da fin troppo tempo, il rischio che sta per correre UniCredit scegliendo tra i tre candidati esteri - di cui il favorito sembra Jean Pierre Moustier - è quello di violare i paletti imposti da Francoforte. Bce, infatti, vuole come Ceo un manager che sia già ora amministratore delegato di una banca che non lavori per un banca d’affari, un hedge fund o un fondo di private equity, che non sia un contry manager di una banca estera, che non abbia lavorato in precedenza in un’impresa manifatturiera o in una società di consulenza e che abbia un’età intorno ai 45 anni, in modo da non uscire troppo presto dai limiti di anzianità. Nel caso di UniCredit, inoltre, il nuovo Ceo non deve essere un manager interno, poichè la Bce ha preteso la “discontinuità” manageriale tra vecchia e nuova gestione.

Nessuno contesta il fatto che il vertice di una banca italiana possa essere affidato a un francese o a un altro manager europeo, ma da quanto è noto questo metodo ha messo fuori gioco alcuni tra i migliori banchieri e manager italiani. Non solo. I tre candidati stranieri, a cominciare da Mustier, hanno attualmente impiego in fondi di investimento, esattamente ciò che non vuole la Bce. Che cosa succederà, allora? La soluzione del rebus potrebbe essere questione di ore o pochi giorni. La scelta sarà certamente la migliore, ma è bene tenere presente non solo la Bce, ma anche il rischio di dare all’estero l’immagine di un Paese che non sa esprimere un manager nazionale all’altezza di una di una grande banca.

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