Commenti

«Infrastruttura produttiva», il nostro concetto innovativo

  • Abbonati
  • Accedi
Cultura & Società

«Infrastruttura produttiva», il nostro concetto innovativo

Tutti i relatori hanno indicato gli anni dal 1954 al 1975, o giù di lì, come il periodo in cui il Mezzogiorno ha vissuto, dal punto di vista delle realizzazioni concrete, e dal punto di vista delle valutazioni economiche consequenziali, la sua stagione più interessante e più felice. Sono gli anni dell’intervento straordinario e dell’ente che fu preposto alla sua realizzazione, sotto la mia presidenza.

Io ho una certa esperienza, ormai antica, della Pubblica amministrazione, ma il segreto dell’istituzione del nuovo ente, della Cassa per il Mezzogiorno voglio dire, e del modo di concepire la sua attività, fu il risultato di un complesso di elementi, costituiti, innanzitutto, dalla chiarezza della legge istituzionale del programma che, a livello politico, era stato disegnato con criteri di concretezza e di semplicità, e dall’entusiasmo delle persone che erano chiamate a realizzarlo.

Tali elementi favorirono la creazione di una struttura non burocratica, in cui ciascun soggetto aveva un compito che si innestava sull’attività affidata ad altri soggetti, era un concerto di attività che rare volte ho visto in una Pubblica amministrazione. E so che non dovrei essere io a fare queste affermazioni, come capo della Cassa; ma è un elogio che faccio ex post a tutti quelli che parteciparono in quell’epoca, a quel contributo, che fu veramente appassionato.

Quell’impegno consentì di realizzare delle cose che, per quel tempo, tenuto conto della situazione di partenza, erano assolutamente inconcepibili in Europa e rimasero uniche per dimensione e rapidità di realizzazione. L’«Economist» disse che la Cassa, in relazione all’utilizzazione dei Fondi di sviluppo della Comunità europea, era stata la lepre in confronto alle tartarughe. Noi non solo utilizzammo tutti i Fondi che la Comunità destinava alle aree di sviluppo - si diceva con una terminologia non precisa - ma ne impiegammo il 20% in più che la mancanza di progetti e la poca chiarezza dei programmi delle altre strutture concorrenti all’assegnazione avevano reso disponibile. Sotto questo aspetto non posso fare a meno di ricordare il piglio energico e le visioni pratiche di due persone: Pasquale Saraceno e Pietro Campilli.

Quando la Cassa si aprì ai prestiti internazionali - che fu un grossissimo successo allora - usando una struttura nuova che fu lanciata a livello internazionale dalla Banca Mondiale, mi ricordo che Campilli - io lo dico chiaramente, ne capivo proprio poco di prestiti esteri, di rimborsi ecc. - con mezzo lapis in mano, mi illustrò la materia così bene da farmi apparire a Washington come un esperto. Noi concludemmo prestiti per il Mezzogiorno e per il Paese per circa 670 milioni di dollari di allora, pur essendo una struttura emergente, nuova, che si occupava di un problema che non riscuoteva, inizialmente, da parte di quegli enti, una particolare simpatia e che da principio veniva seguito da pochi e con scarso entusiasmo.

Vorrei a questo punto sottolineare un’altra caratteristica che è sempre stata un po’ trascurata. E lo posso fare alla fine, diciamo così, di lunghi ripensamenti su quello che fu l’intervento straordinario.

La Cassa ha avuto il merito di creare il concetto di «infrastruttura produttiva». Consentitemi di usare questa espressione poco corretta perché infrastruttura produttiva - che è quasi un ossimoro - può rappresentare l’enorme problema dei 20mila chilometri di strade provinciali depolverizzate in cinque anni, può toccare il settore idrico, può rappresentare circa due milioni di ettari irrigui o il risanamento di grandi boschi nel Mezzogiorno. La Cassa ha introdotto in Italia, intendo dire meridionale, centrale e settentrionale, il concetto dell’acqua come valore per l’Italia, come fonte di prodotto economico e soprattutto, dell’acqua come bene pubblico a favore dei mutamenti e di ogni sviluppo.

L’intervento (di cui sopra pubblichiamo uno stralcio) fu tenuto da Pescatore a Roma il 23 marzo 2000 ed è riportato nel libro di Pescatore «La Cassa per il Mezzogiorno: un’esperienza italiana per lo sviluppo», Collana della Svimez (il Mulino, 2008). Ringraziamo l’editore il Mulino per la concessione.

© Riproduzione riservata