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Dossier Se la deriva Brexit inquina le democrazie nazionali

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Dossier | N. (none) articoliReferendum su Brexit

Se la deriva Brexit inquina le democrazie nazionali

Le conseguenze di Brexit sul governo dell'Europa sono almeno in un senso chiare: Brexit aumenta i rischi che ci sono in Europa. Quando i rischi aumentano cambia l'equilibrio tra le due strategie che perseguiamo per governare l'Ue: a livello nazionale la riduzione dei rischi e a livello comune la condivisione dei rischi. Più alti sono i rischi, infatti, e minore è la disponibilità a condividerli. Chi è più saldo teme che i costi della solidarietà aumentino e chi invece è indebitato o debole deve far leva su se stesso ancor più di prima. Questa situazione non è sostenibile né politicamente né economicamente, quindi bisogna forzare le paure di fronte a un rischio accresciuto e trovare nuove ragioni di solidarietà.Per trovarle bisogna percorrere una strada contro-intuitiva. Brexit viene considerata la prova provata che l'Europa non funziona.

Ma forse quello che Brexit prova è piuttosto che in alcuni casi – decisioni complesse che valicano i confini di un Paese e hanno effetti esterni – a non funzionare sono proprio le democrazie nazionali. Questo sarebbe perfino più problematico e disorientante. Al tempo stesso scopriamo che nemmeno l'Unione europea può funzionare se le democrazie nazionali che la compongono non funzionano. Thomas Jefferson è stato negli Stati Uniti il più celebre sostenitore della necessità di un elettorato ben informato per il funzionamento della democrazia. Una definizione di elettori ben informati è che siano in grado di vedere un filo razionale tra la propria scelta, qualunque sia, e le sue conseguenze. Sappiamo oggi che questo filo era del tutto sconosciuto agli elettori inglesi e perfino ai loro leader politici, non solo prima del voto, ma addirittura dopo il voto, visto che non avevano pensato a un piano post-Brexit.Una semplice regola che sembra funzionare nelle democrazie avanzate non solo europee è che quando i cittadini perdono fiducia nel funzionamento della politica nazionale assumono un atteggiamento contrario anche a ogni politica non-nazionale.

Le statistiche indicano chiaramente che il verso di causalità è dalla bassa qualità della politica nazionale alla sfiducia per la dimensione sovranazionale. Spesso politici di bassa qualità aiutano questo travaso di sfiducia attaccando l’Europa o i paesi circostanti come “nemici esterni” per ricostruire il loro declinante consenso. La cosa che ci rivelano le vicende politiche recenti è che la sfiducia non dipende solo dall’economia. La diffidenza aumenta anche in paesi come la Gran Bretagna, la Polonia o gli Stati Uniti, dove la crescita è vigorosa e la diosoccupazione storicamente bassa. In modo diverso tutti questi paesi hanno posizioni privilegiate nell'atlante economico mondiale eppure le crepe delle società si allargano seguendo molteplici corsi sotterranei che sfociano tutti in qualche forma di insofferenza per gli estranei.

In questo contesto chi vorrebbe perfezionare la governance dell’Ue e dell’euro-area è messo in seria difficoltà. Uno sviluppo federale o sovranazionale richiederebbe che le democrazie nazionali che condividono le istituzioni comuni si sostengano su cittadini che hanno fiducia nei poteri pubblici e che non sono del tutto scoraggiati dall’andamento dell’economia. Ma non ci sono molti paesi europei in questa condizione oggi. Non è un caso che il governo tedesco, l’unico che sembra avere prospettive di stabilità e consenso anche per i prossimi anni, stia facendo marcia indietro nel lento percorso di maggiore integrazione politica e istituzionale. Il ministro delle Finanze, Wolfgang Schäuble, il più federalista tra i politici tedeschi, ha annunciato una svolta in direzione contraria verso un sistema di relazione intergovernativa tra Stati dove finisce per prevalere il rapporto di forza che finora ha visto la Germania sempre dalla parte giusta del coltello. Con sviluppi politici nei paesi vicini che mettono in dubbio il consenso per le regole e perfino per i principi e i diritti civili europei, è logico che Berlino pensi a ridurre i rischi. Come detto, Brexit ha contribuito a cambiare l’equilibrio tra riduzione dei rischi e condivisione dei rischi a favore della prima. L’esperienza degli ultimi anni ha dimostrato che questa soluzione dell’ognuno per sé non è sostenibile politicamente né economicamente. Un sistema di rapporti di forza tra governi è intrinsecamente gerarchico e la superiorità di Berlino è stata una delle ragioni che ha allontanato molti cittadini europei dall’idea di una politica e di un’economia condivise. Quelle in cui ci troviamo sono condizioni estremamente difficili. Ma tornare indietro sulla strada dell’integrazione europea è un’opzione distruttiva. Può piacere solo ai cinici o ai masochisti.

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