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L’Europeo del fisco va alla Russia

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CALCIO E TASSE

L’Europeo del fisco va alla Russia

L'Europeo delle tasse più basse sul calcio lo vince, a sorpresa, la Russia. In Francia l'undici di Putin è uscito al primo turno senza brillare, ma ai calciatori che giocano in Russia la medaglia per il prelievo più basso nel Vecchio continente non la toglie nessuno. Non ci sono Cristiano Ronaldo o Pogba che tengano: su due milioni di reddito fiscale imponibile la retribuzione netta per un “top player” dello Zenit San Pietroburgo o del Cska Mosca si riduce di soli 260mila euro, attestandosi così a 1,740 milioni netti.

Meglio della Russia nel mondo c’è solo il Qatar, dove su due milioni di imponibile fiscale l’Emirato non pretende alcun centesimo di prelievo fiscale. Se si torna, però, a guardare al Vecchio continente, la finale dell’Europeo del fisco più “buono” contro la Russia se la gioca la Turchia: a Istanbul il prelievo su due milioni si attesta a circa 700mila euro, lasciando nelle tasche dei giocatori 1,302 milioni di euro. La finale di consolazione per il terzo e quarto posto vedrebbe invece di fronte Grecia e Inghilterra: la prima con una tassazione di 833mila euro su due milioni di imponibile e la seconda con circa 880mila euro.

È quanto emerge dal capitolo sul “Contributo fiscale e previdenziale del calcio professionistico” del «ReportCalcio 2016», l’iniziativa con cui da alcuni anni la Federcalcio, assieme ad Arel e PricewaterhouseCoopers, fornisce la fotografia del mondo del pallone made in Italy. Dal benchmarking internazionale, realizzato su dati relativi all’anno d’imposta 2013, l’Italia, almeno sul fronte fiscale, se la gioca alla pari o quasi con la Francia (esce sconfitta di misura) e alla fine riesce a spuntarla sia con la Spagna (battuta sul campo a Euro 2016) sia con la Germania, che invece ci ha eliminato ai quarti. In concreto, De Rossi su due milioni di retribuzione porta a casa 1,117 milioni, mentre il faro del centrocampo delle “furie rosse” Iniesta si vede tagliare la retribuzione di quasi un milione (1,069 milioni). Anche gli attuali campioni del mondo lasciano al fisco tedesco più euro degli azzurri (1,073 milioni). A beffare, però, i ragazzi di Conte sono i padroni di casa di Euro 2016: la Francia batte di soli 2.100 euro il prelievo fiscale italiano, un gap che sembra quasi ricordare il terribile “golden gol” di Trezeguet agli Europei di sedici anni fa.

In Europa il carico fiscale più elevato è targato Portogallo: ogni 100mila euro i giocatori in Portogallo lasciano nelle casse dello Stato oltre 40mila euro.

Se spostiamo il confronto internazionale dalle retribuzioni nette alla contribuzione fiscale e previdenziale, il calcio professionistico italiano nel 2013 ha riversato all’Erario 895,1 milioni di euro, a cui vanno aggiunti 125,5 milioni relativi al gettito erariale connesso alle scommesse sul calcio. L’importo complessivo, pari a 1.020,6 milioni di euro, presenta un calo che prosegue dal 2011, dovuto principalmente alla riduzione intervenuta nel 2013 delle entrate fiscali collegate alle scommesse. La Premier League e il calcio inglese in generale si confermano un vero business anche per le casse dello Stato: nella stagione sportiva 2013-2014 tra tasse e contributi versati dalle squadre inglesi e tasse pagate sulle scommesse sportive l’Erario di Londra ha beneficiato di un contributo fiscale e previdenziale di oltre 1,7 miliardi di euro. Lontanissime le altro quattro potenze del calcio europeo: accanto agli 895 milioni italiani, si segnalano gli 875 milioni della Germania e i 793 milioni della Francia. Dal 2006 al 2013 la contribuzione aggregata delle quattro maggiori nazioni calcistiche oltrapassa quota 28,3 miliardi di euro.

I numeri sul fisco italiano mettono comunque in evidenza le difficoltà che sta attraversando il calcio italiano negli ultimi tempi. Come si legge nello studio, la voce più importante resta quella delle ritenute sul reddito da lavoro dipendente e autonomo, che però sono in costante calo dal 2010: nel 2013, in particolare, ha raggiunto i 504,5 milioni di euro, con una riduzione rispetto all’anno precedente del 3,9 per cento. Con importi minori contribuiscono l’Irap (43,9 milioni, in tendenziale crescita) e l’Ires (4,8 milioni, in significativa diminuzione, visto che nell’anno d’imposta 2012 era pari a 7,8 milioni).

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