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Storie di impresa in un Nordest che prova a cambiare

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Storie di impresa in un Nordest che prova a cambiare

Katia Da Ros, Vice Presidente di Irinox, nel corso del suo intervento a Oderzo per la terza tappa del “Viaggio nell’Italia che innova”
Katia Da Ros, Vice Presidente di Irinox, nel corso del suo intervento a Oderzo per la terza tappa del “Viaggio nell’Italia che innova”

Sono andato a Oderzo, nel cuore industriale di Treviso, per la terza tappa del Viaggio nell’Italia che innova del nostro giornale e porto con me il ricordo di due donne e il racconto delle loro aziende che mi hanno aiutato a capire, ancora di più, il fascino, le virtù e i limiti di questo unicum assoluto che è il Nordest, terra di inventori che non si arrendono mai, la testardaggine e le debolezze, il gusto delle intuizioni, il mondo come mercato domestico e un individualismo sfrenato in casa e fuori che non aiuta. Mi ha colpito Katia Da Ros perché ha parlato il giusto della sua Irinox e del suo “forno del freddo” («quando è arrivato il frigorifero nelle nostre case non eravamo preparati, si abitueranno presto a questi abbattitori rapidi di temperatura per conservare prodotti di alta qualità») e, cioè, del genio imprenditoriale delle famiglie venete che, nel suo caso, si misura con una crescita annua del 20% nel mondo e, sorprendentemente, del 30% sul mercato nazionale. Mi sono piaciuti il modo garbato e l’amore con cui ha raccontato del “lievito” del Nordest che è qualcosa di magico ed è quello con il quale questi “pasticceri” della manifattura, come dice lei, confezionano il loro “dolce”. Mi ha trasferito, con efficacia, i sapori di questa specialissima “torta” fatta di valori familiari, cromosomi artigiani («anni di studio per cambiare gli ingredienti e trovare il mix perfetto di un pasticcino») e respiro industriale, che nasce in casa ma è destinata a crescere sulle tavole del mondo, grazie a un’organizzazione naturalmente globale.

Eppure, ciò che mi ha colpito di più è altro. Ho sentito qualcosa che nessuno ha detto, prima e dopo di lei, in questa terra di inventori che non amano troppo il gioco di squadra, e lo ha fatto scandendo bene le parole: «Mio padre e i suoi due soci hanno scelto di investire sulla innovazione di processo e di governance, hanno scelto di farlo con noi, abbiamo aperto a contributi esterni qualificati il nostro Consiglio di amministrazione, abbiamo capito che lì, in quella sede, si doveva consumare il momento strategico e dovevamo poi lasciare ai manager la fase esecutiva. Non è stato facile per imprenditori fondatori e innovatori, per di più veneti, ma siamo al quinto anno consecutivo di crescita e siamo sempre più convinti di avere fatto la scelta giusta».

Poi, è entrata in scena Marzia Narduzzi, e si è incaricata di spiegare con i fatti, con le sue emozioni e la sua storia di impresa, Pier & Co, perché fosse così importante per il Veneto la lezione sull’innovazione di processo e di governance della signora del “freddo”. Sentiamo il racconto della Narduzzi: «Ci siamo inventati una camicia su misura da uomo con un collo lungo, un tessuto da donna e qualcosa di rock che non c’è al mondo, abbiamo puntato su un prodotto “fittato”, nuovo, ci siamo venduti la nostra diversità. Le più grandi Maison parigine e mondiali sono venute a cercarci e abbiamo prodotto per loro. Poi, Russia e Cina hanno cominciato a calare, dalla sera alla mattina ci ha lasciato un grosso cliente americano. Siamo entrati in crisi. Piccolo per noi è stato bellissimo, ma si è rivelato nei fatti molto insidioso. Conoscevo i nostri 80 dipendenti uno a uno ma mi sono dovuta rendere conto che basta un colpo di vento e rischi di vedere tutto sgretolarsi, è sparito un quarto del fatturato di qualche anno fa e ora, solo grazie a un nuovo investitore, abbiamo potuto “salvare” 35 degli 80 dipendenti in una nuova società, il cuore artigianale pulsante, dove noi siamo diventati piccoli azionisti. Facciamo ogni giorno i conti con questa realtà».

Il genio, la testardaggine e l’intuito di Marzia Narduzzi sono quelli tipici di queste famiglie venete, la forza e la debolezza di questa terra di trincea di irriducibili inventori. Tutti, però, hanno bisogno non più solo di innovazione di prodotto, qui non li batte nessuno, ma anche, anzi soprattutto, di innovazione di processo e di governance. Bisogna sapere distinguere il momento strategico da quello esecutivo, bisogna diventare più grandi, bisogna investire sui Big Data e fare gioco di squadra sul territorio. Forse, è tempo di ricominciare proprio da quella formula composta dal “lievito” e dall’intelligenza di tre imprenditori, fondatori e veneti, che hanno scelto di mettere insieme cultura familiare e manageriale, hanno deciso di innovare processo produttivo e governance, e di guardare così finalmente lontano. Speriamo che siano contagiosi. Potrebbe essere la volta buona perché il mitico Nordest rompa il suo isolamento e conquisti stabilmente il mondo.

roberto.napoletano@ilsole24ore.com

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