La Brexit «è un problema gestibile, ma il problema più grave è un possibile effetto domino su altri Paesi. Ma questo lo vedremo in un altro momento». Così Carlo Cottarelli, direttore esecutivo per il Sud Europa del Fondo monetario internazionale, intervenendo ieri in collegamento video allo Speciale Brexit organizzato da Il Sole 24 Ore a Milano come approfondimento su “L’Estate dell’incertezza”.
«Il vero pericolo e la vera incertezza – ha spiegato l’ex responsabile della spending review al Tesoro italiano – è se qualche altro Paese farà un referendum per uscire dall’Ue. Speriamo di no». Ma intanto l’insicurezza sta contagiando l’Europa come un sottile veleno che si sta diffondendo nei suoi tessuti. «Sugli effetti della Brexit ci sono tre aspetti che vanno gestiti – ha elencato Cottarelli –. La rapida oscillazione dei mercati, volatilità che si è esaurita, poi trovare un accordo fra Ue e Gran Bretagna sulle relazioni finanziarie, e questo sarà più complesso, ed infine il terzo aspetto critico è quello del possibile effetto domino che potrebbe esserci, ed è quello che mi preoccupa di più, anche se al momento le cose sembrano si siano calmate, ma lo vedremo sul medio periodo».
Poi, parlando dell’Italia «io non sono convinto che se non facesse parte dell’euro potrebbe gestire una politica fiscale molto più espansiva – ha detto –. C’è un problema di debito pubblico in Europa e nel mondo che va gestito, non in modo brutale ma graduale».
Brexit come campanello d’allarme, dunque, di una Europa poco reattiva sui temi della crescita e dell’occupazione come ha ricordato il professore Alberto Quadrio Curzio? Brexit «può essere positiva e può esserlo anche per l’Europa se fosse capace di cambiare proprio per lo shock che si è creato. L’Inghilterra sta reagendo e sta cercando vie per la crescita. L’Europa non dimostra di reagire», ha affermato il vicepresidente esecutivo e Ceo di Pirelli, Marco Tronchetti Provera. Secondo Tronchetti Provera, l’Europa non ha ancora «fissato un’agenda» per la gestione della fuoriuscita del Regno Unito che regga il confronto con Londra. Il rischio è che il divorzio dell’isola dall’Unione europea possa acquisire «un valore positivo» nel tempo. «L’Inghilterra ha fatto un governo in 20 giorni e ha messo un primo ministro molto determinato e rischia di far vedere al mondo intero che la Brexit può avere un valore positivo nel tempo – ha dichiarato Tronchetti Provera –. È questo sarebbe una grave sconfitta per l’Europa». Quanto ai possibili effetti sulla crescita, Tronchetti Provera ha auspicato un ruolo più incisivo delle istituzioni europee e in particolare del presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker: «La Commissione europea deve avere prima di tutto un progetto che riguardi la crescita in Europa. Non esiste nulla. Anzi sta pensando di sanzionare la Spagna e il Portogallo e non si rende conto della situazione».
Più nel dettaglio Alessandro Carpinella, partner Kpmg, ha ricordato che l’impatto di Brexit sotto il profilo politico «è enorme sia in termini sociali sia nei rapporti tra democrazia rappresentativa e plebiscitaria. Quanto all’impatto sugli aspetti regolatori, questi sono ancora tutti da costruire; infine circa gli aspetti economici non dovrebbe avere effetti devastanti sugli altri Paesi mentre avrà un effetto depressivo sull’economia britannica». Carpinella ha sottolineato, con soddisfazione, l’approccio «empirico» e «la vivacità degli spiriti animali del capitalismo britannico». Citando il settore automotive inglese ha ricordato che circa l’80% della produzione di auto è destinata all’export e quindi sarà molto importante mantenere un accesso al mercato unico per il settore manifatturiero oltre che ovviamente per quello finanziario.
Ma come sarà la City del futuro rispetto all’Ue? Marzio Perrelli, amministratore delegato di Hsbc Italy, ha suggerito una ipotesi suggestiva riportata da Ft che due giorni or sono ricordava come nel 1997 la baia di Hong Kong, passando sotto sovranità cinese da quella britanica, avrebbe dovuto cedere lo scettro finanziario a Shanghai. Ma Hong Kong è rimasta la porta finanziaria internazionale della Cina e così potrebbe accadere alla City di Londra rispetto alla Ue.
E sugli aspetti contrattualistici? Michele Carpinelli, senior partner Chiomenti Studio Legale, ha voluto tranquillizzare i numerosi partecipanti all’evento circa i contratti in essere e Brexit, ma ha invitato «ogni impresa a fare un inventario dettagliato dei propri interessi in uno scenario che dovrebbe cambiare. Ci sarà un periodo di incertezza in futuro».
Massimo Proverbio, senior managing director, responsabile financial services Italia e paese emergenti di Accenture, ha ricordato come la City di Londra sia un centro finanziario mondiale capace di attrarre i migliori talenti delle start up del Fintech, cioè le tecnologie applicate al settore finanziario. Questo significa che Londra dovrà mantenere la possibilità di attrarre questi talenti provenienti dalle migliori università del mondo, tra cui quelle italiane, e che Londra dovrà essere capace di difendere e preservare in qualche modo i diritti del cosiddetto «passporting right» cioè la possibilità di esplicare nel mercato unico dei servizi finanziari, diritti tutelati ad esempio oggi dal Trattato siglato dalla Ue con la Norvegia. Non è escluso che Londra possa perdere qualche “pezzo” a vantaggio di altri concorrenti continentali. «In ogni caso – ha detto Proverbio – ci aspettiamo due anni di incertezza nel dopo Brexit».
Infine in collegamento rispettivamente dalle sedi di corrispondenza del Sole 24 ore di Londra, Bruxelles e New Yok, Leonardo Maisano, Adriana Cerretelli e Mario Platero, hanno ricordato gli effetti negativi sul mercato immobiliare britannico, di come Londra si stia organizzando per uscire dalla Ue e di come il multilateralismo sia la prima vittima del voto refendario inglese. A riprova che parafrasando John Donne, nessun paese, come gli uomini, è un’isola.
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