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Nel segno della misericordia

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Nel segno della misericordia

C’era già stato all’inizio del suo pontificato, il 4 ottobre 2013, per porre la sua missione sotto il segno di frate Francesco. Questa volta avrebbe voluto andarci senza preavvisi, quasi in incognito, pellegrino fra i tanti, per pregare nella chiesupola della Porziuncola, lì dove la parabola francescana è iniziata e si è compiuta, luogo per il quale frate Francesco aveva chiesto a papa Onorio III, ottocento anni fa, la perdonanza (il perdono di Assisi) per i peccatori. Ma per un papa la dimensione privata quasi non c’è. Così la visita a Santa Maria degli Angeli è stata un evento simbolico, per quanto breve e contenuto. Un pellegrinaggio nel segno del perdono e della misericordia.

Nella Porziuncola, papa Francesco è rimasto per alcuni minuti in preghiera. Da solo. Come recentemente aveva fatto ad Auschwitz. Poi ha proposto ai fedeli nella basilica una meditazione sulla parabola del “servo spietato”, che chiude il cosiddetto “discorso ecclesiastico” del Vangelo di Matteo (cfr. Mt. 18, 21-35). Un brano scelto appositamente per sottolineare lo stile cristiano del perdono e della misericordia. Dio che perdona e usa misericordia. Dio che sa anche giudicare severamente il servo che ottenuta misericordia per sé nel suo immenso bisogno non la esercita poi a favore dei suoi debitori. Poiché giustizia e misericordia sono da ricomprendere assieme. Una meditazione condotta nello stile delle omelie mattutine a Santa Marta: parroco tra i suoi fedeli.

«Perché dovremmo perdonare qualcuno che ci ha fatto del male?», si è chiesto papa Francesco. Aggiungendo: eppure «non c’è nessuno fra noi, qui, che non sia stato perdonato. Ognuno pensi… pensiamo in silenzio le cose brutte che abbiamo fatto e come il Signore ci ha perdonato. La parabola ci dice proprio questo: come Dio perdona noi, così anche noi dobbiamo perdonare chi ci fa del male». Cita la parabola del “Figliol prodigo”, poi il passaggio centrale della meditazione: «In questo Anno Santo della Misericordia diventa ancora più evidente come la strada del perdono possa davvero rinnovare la Chiesa e il mondo. Offrire la testimonianza della misericordia nel mondo di oggi è un compito a cui nessuno di noi può sottrarsi. Ripeto: offrire la testimonianza della misericordia nel mondo di oggi è un compito a cui nessuno di noi può sottrarsi. Il mondo ha bisogno di perdono; troppe persone vivono rinchiuse nel rancore e covano odio, perché incapaci di perdono».

Misericordia è la parola chiave del pontificato. Il messaggio della misericordia è centrale nei Vangeli. Il volto di un Dio misericordioso è quello che Gesù ci ha rivelato, ripete Francesco. Alla misericordia oggi il papa affianca il tema del perdono e del cambio di vita, della conversione. Si tratta di un paradigma proposto alla Chiesa, al suo stile pastorale. Il discorso del perdono e della misericordia riguarda la comprensione e la prassi della Chiesa. È il centro della riforma spirituale e istituzionale di papa Francesco (per lui oggi, necessariamente la stessa cosa). Figura della forma ecclesiae. Vicinanza a tutti e a ciascuno, dialogo veritiero, accoglienza che non condanna: sono queste le qualità della testimonianza cristiana, lo stile dell’evangelizzazione nel tempo della scristianizzazione e del diffondersi a livello globale della cultura dell’odio e dello “scarto” umano. Così, riconoscere il primato evangelico della persona, significa dire a tutti che Dio ricrea e rialza da terra continuamente le sue creature.

Poi come semplice sacerdote, parroco tra i suoi fedeli, si è recato al confessionale per confessare una decina di persone. E ha chiesto ai sacerdoti e ai vescovi presenti di fare altrettanto. Di immergersi nella realtà dell’umano. Perché è nell’umano che la Chiesa deve porsi come il luogo della misericordia gratuita di Dio.

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