Quella di Roma 2024 è «una candidatura molto forte». Parola del presidente del Comitato olimpico internazionale, Thomas Bach, che ieri si è ritagliato uno spazio a Rio per visitare Casa Italia, «un posto fantastico». La benedizione arriva a pochi giorni dall’incontro con il premier Matteo Renzi e con il numero uno del Coni Giovanni Malagò, che continuano a sponsorizzare la capitale nonostante l’eloquente assenza in Brasile dell’amministrazione capitolina guidata da Virginia Raggi. Anche ieri i Cinque Stelle hanno opposto il gelo totale alla candidatura, mai menzionata nelle linee programmatiche della sindaca pentastellata.
Tramonta persino l’idea del referendum consultivo, ventilata da Raggi prima delle elezioni. In consiglio comunale è stata bocciata la mozione presentata da Stefano Fassina (Sinistra Italiana), che chiedeva di indire una consultazione tra i romani nello stesso giorno del voto per le riforme costituzionali per non gravare con ulteriori costi: un solo voto favorevole, 9 contrari e 23 astenuti. A scegliere la linea dell’astensione, che equivale a una bocciatura, sono stati proprio i consiglieri Cinque Stelle. «C’è già la raccolta firme dei Radicali (ne servono 28.100, ndr)», ha sottolineato la consigliera Sara Seccia. Peccato che i Radicali, con il segretario Riccardo Magi, replichino che la campagna rischia il flop anche per il rinvio in piena estate deciso dall’amministrazione. E attaccano: «Abbiamo informato Raggi ma non abbiamo avuto risposte».
I rilievi dei Cinque Stelle su Roma 2024 si concentrano su due aspetti: da un lato la scarsa chiarezza sul rapporto costi-benefici (il Ceis di Tor Vergata ha stimato 2,1 miliardi di costi per gli impianti permanenti e 3,2 per gli impianti temporanei e l’organizzazione, ma 9 miliardi di impatto sulle attività economiche del territorio e 177mila posti di lavoro nei sei anni di cantieri), dall’altro lato la realizzazione del Villaggio Olimpico a Tor Vergata, su cui comunque Malagò si è detto disponibile al confronto.«Non siamo in grado di rischiare sulla pelle dei romani», ha sintetizzato Seccia, ricordando che «nelle città che hanno ospitato i giochi olimpici abbiamo avuto budget sforati sistematicamente: Torino ha speso tre miliardi con un incasso di un miliardo e una perdita secca di due miliardi, senza pensare alle strutture abbandonate».
A due mesi dal 7 ottobre - data ultima entro la quale il governo dovrebbe inviare al Cio il questionario, condiviso con il comune, previsto per la partecipazione alla fase 2 - la posizione del M5S resta quindi ferma: Roma ha altre priorità. Il mantra ripetuto da Raggi e dal vicesindaco Daniele Frongia, con delega allo Sport, è uno: prima le emergenze come rifiuti e trasporti, che stanno travolgendo la giunta, poi lo straordinario.
Il 19 luglio, dopo la riunione del gruppo interdisciplinare istituito a gennaio e coordinato dal Dipartimento Programmazione e attuazione urbanistica del comune, la sindaca aveva sostenuto di non avere pregiudizi, ma in Campidoglio c’è un’ala dura che non esclude la via di rinunciare del tutto e bloccare l’iter per la candidatura.
Le diplomazie del Coni lavorano incessantemente e cercano sponde. Malagò da Rio ha definito «non fondata» l’indiscrezione secondo cui Renzi starebbe valutando la sostituzione di Luca Cordero di Montezemolo, poco gradito al M5S, alla presidenza del comitato della candidatura: «Posso solo ripetere che siamo pronti a ogni forma di collaborazione con l’amministrazione romana». Settembre sarà il mese decisivo. E il dossier è appeso anche al filo dei rapporti tra il governo e i Cinque Stelle, che a Roma si sentono sotto assedio e puntano il dito contro il Pd e «i media di regime». Non proprio il clima ideale per collaborare.
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