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I leader e la deriva «agnostica» sulla crescita

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I leader e la deriva «agnostica» sulla crescita

L’appiattimento nella crescita del Pil italiano in seguito al dato del secondo trimestre diffuso dall’Istat questa settimana, riflette, in parte e per certi aspetti, una dinamica più generale dell’economia mondiale confermata dalla regolare revisione al ribasso delle previsioni di crescita per l’anno in corso. Nei tre esercizi previsionali formulati dal Fondo monetario internazionale dall’inizio dell’anno, la crescita del Pil mondiale è stata puntualmente limata al ribasso, da ultimo, lo scorso luglio. Occorrerà attendere i primi di ottobre, quando l’Fmi rilascerà un’ulteriore batteria di previsioni alla vigilia degli incontri ministeriali di Washington, per verificare se questa tendenza è destinata a perdurare.

A fronte di questo lento, ma progressivo deteriorarsi del quadro congiunturale dell’economia mondiale, risulta, tuttavia, improbabile attendersi iniziative internazionali che, per magnitudine e ampiezza, possano credibilmente contrastare tale tendenza.

Il prossimo summit del G-20, che si svolgerà a Hangzhou il 4 e il 5 settembre sotto la presidenza del leader cinese Xi Jinping, marcherà un’ulteriore evoluzione nel dibattito sulle politiche per fronteggiare i cambiamenti climatici ma la leadership di Pechino non si è adoperata negli ultimi mesi della propria presidenza di turno per fare del summit di settembre un laboratorio di iniziative particolarmente innovative.

Su questa linea ha pesato una ricomposizione delle priorità nell’agenda domestica della presidenza cinese volta a prediligere l’esigenza della stabilità su quella delle riforme. L’obiettivo è evitare che iniziative di riforma, come, per esempio, quella tanto attesa sulle imprese parastatali, possa iniettare, nel breve periodo, elementi di instabilità che si riflettano negativamente sulla leadership del paese in occasioni di importanti appuntamenti internazionali come quello del prossimo mese, quando i riflettori mondiali saranno puntati sul gigante asiatico, ma anche di rilevanti scadenze interne.

Acclarato che l’economia di Pechino continuerà a crescere nel breve termine a un tasso vicino al 6,5%, che rappresenta la soglia minima prevista dal nuovo piano quinquennale, Xi Jinping appare restio a introdurre riforme che possano alterare gli equilibri interni, almeno sino al prossimo congresso del partito previsto nell’autunno del prossimo anno quando i membri della cabina di regia del politburo verranno quasi integralmente rinnovati, così come larga parte dei quadri provinciali e nazionali del partito.

Nel frattempo, la Germania, che subentrerà alla Cina nella guida del G20 a partire dall’autunno, intende fare della “resilienza” uno dei temi principali della sua agenda, in sostanza un mix di questioni legate al rafforzamento della regolamentazione bancaria e finanziaria, ma anche alla riduzione del debito pubblico viste le ripercussioni negative che un’elevata consistenza di tale debito può avere sulla crescita economica. Tutti temi naturalmente importanti, ma privi di trazione immediata rispetto alle priorità poste dal quadro attuale dell’economia mondiale.

Del resto, la Cancelliera tedesca, Angela Merkel, con il consueto passo misurato particolarmente attento agli umori della sua opinione pubblica, sarà anche lei, come Xi, impegnata sul fronte domestico alla vigilia delle incerte elezioni politiche che si terranno nel settembre 2017, solo poche settimane dopo il summit di Amburgo del 7 e 8 luglio sempre del prossimo anno.

E nei prossimi mesi anche il contributo della presidenza Obama nel programma di lavoro del G20 e del Fmi, particolarmente prezioso soprattutto nei primi tempi del suo primo mandato, è destinato a dissiparsi.

Parafrasando Ben Bernanke, l’ex presidente della Fed americana, è come se i policymaker internazionali fossero diventati agnostici, nel senso che essi leggono i dati e ne trasmettono il senso e la preoccupazione per l’appiattimento del quadro dell’economia mondiale ma, al tempo stesso, sono restii a fornire la propria capacità di direzione.

Con il risultato che l’attenzione rimane, ancora una volta, tutta puntata sulle banche centrali sistemiche. Nel consueto ritrovo estivo di Jackson Hole, il prossimo 25 agosto, Janet Yellen, l’attuale presidente della Fed, dovrebbe fornire preziose indicazioni sulla tempistica per il prossimo rialzo dei tassi destinato ad accrescere la divergenza nelle condizioni monetarie rispetto alle altre banche centrali. Il direttorio della Banca del Giappone potenzierà il proprio arsenale di strumenti non convenzionali in occasione del prossimo incontro di settembre quando discuterà una importanre review interna sulle misure adottate sinora. Sempre a settembre, la Bce dovrebbe annunciare un ulteriore affinamento del suo programma di QE. La Banca d’Inghilterra lo ha introdotto giorni fa.

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