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Il Quantitative easing della Bce non sarà pagato dai contribuenti

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Il Quantitative easing della Bce non sarà pagato dai contribuenti

Gentile Galimberti,

mi educhi su un aspetto tecnico del quantitative easing, promosso dalla Bce, mi spiego meglio: il “braccio armato” della Bce esegue operazioni di mercato aperto, acquisendo titoli di stato appartenenti ai Paesi dell’area euro. Gli acquisti vengono effettuati sul mercato secondario (non sul primario), di conseguenza ampiamente (dico ciò, perché chi vende vorrà scontare nel prezzo, un effetto d’annuncio) sopra il prezzo di emissione e di rimborso (valore nominale del titolo). Ma se la Bce dovesse (come sembra) conservare i titoli fino a scadenza, e quindi percepire un rimborso alla pari del valore nominale di 100, non si realizzerebbe una minusvalenza per la banca centrale? Se fosse così, tale imponente cumulo di minusvalenze inciderebbe sul risultato di gestione delle medesima, con ripercussioni sulle banche centrali “periferiche” che costituiscono l’assetto azionario della Bce. E se scendiamo a “valle”, i contribuenti dei vari Paesi dell’area euro potrebbero essere chiamati ad aprire il portafoglio per un’eventuale ricapitalizzazione della propria banca centrale (nei Paesi in cui l’assetto azionario della banca centrale è ancora sotto il dominio pubblico). Se cosi fosse, mi stimolerebbe la seguente esclamazione: «Alla faccia del bail in!». Attendo una sua delucidazione in merito.

Gianluca Caldironi

Caro Caldironi,

come lei dice, la Bce, quando procede al Qe (Quantitative easing), acquista i titoli pubblici sul mercato secondario – non sul primario, dato che in questo caso si configurerebbe un finanziamento diretto del deficit pubblico, vietato dagli Statuti della Bce e dal trattato di Maastricht. Lei dirà: ma acquistando sul secondario si crea uno spazio perché altri acquistino sul primario, e quindi il finanziamento del deficit viene egualmente agevolato. E avrebbe perfettamente ragione. La proibizione degli acquisti sul primario, scolpita nella pietra degli statuti, è una regola insensata imposta dalle ossessioni teutoniche. Non resisto a citare qui il parere di un ex banchiere centrale (della Bank of England), Willem Buiter«La proibizione a tappeto dei prestiti diretti ai governi è una completa idiozia. Questo è quello che devono fare le Banche centrali. Non si deve rinunciare a questo strumento solo perché può essere mal gestito. Si può annegare nell’acqua, ma questo non vuol dire che non potete averne un bicchiere quando avete sete».

Ma veniamo alla sua domanda. Certamente, dato che i tassi sui titoli pubblici sono ai minimi storici, questo vuol dire che i titoli esistenti, che fruttano rendimenti più elevati, hanno un prezzo più alto del nominale. Ma questo non vuol dire che la Bce, quando riceverà il rimborso del nominale alla scadenza, dovrà registrare una minusvalenza. Gli interessi che ha incassato nel frattempo potranno andare ad alimentare un fondo di riserva cui attingere così da evitare la minusvalenza, così come le banche commerciali fanno con i fondi svalutazione crediti.

fabrizio@bigpond.net.au

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