
Il fenomeno sarà pure in diminuzione – lo dicono le statistiche – ma i danni economici e sociali sono sempre ingenti. In poche parole il rame, oltre ad avere un’elevatissima conducibilità elettrica e termica, essere duttile, malleabile e riciclabile – contravvenendo le leggi della fisica applicate all’economia e alla vita quotidiana – è anche magnetico: attrae i furti, generando disagi a ciclo continuo.
A farne le spese sono cittadini e imprese ma anche cambiando l’ordine dei fattori il prodotto non cambia perché non è facile capire se prevalga il danno economico o il disagio per il cittadino.
Prendete i treni, ad esempio. Alle Ferrovie dello Stato nei primi sette mesi dell’anno sono state trafugate oltre 134 tonnellate di rame per un danno diretto e manutentivo di 1,3 milioni di euro. Visto che la maggior parte dei furti avviene lungo le linee ferrate, i treni coinvolti sono stati 1.562 e hanno accumulato un ritardo complessivo di 20,2 giorni. Come se non bastasse, bisogna fare il conto anche con i tentati furti di rame che, se non sono un danno diretto per le Fs, per i viaggiatori diventano invece “tortura oraria”: sempre nei primi sette mesi del 2016 i treni coinvolti sono stati 938 e il ritardo complessivo è stato di circa 16 giorni.
Ampliare l’orizzonte temporale non fa che rendere più evidenti le piaghe: nel 2015 i treni coinvolti sono stati 4.546 e i ritardi di 63,5 giorni. Sotto attacco soprattutto Sicilia (in particolare Palermo) e Puglia (a partire da Bari), seguite da Campania, Lazio, Emilia Romagna, Lombardia, Toscana, Veneto e Piemonte. Immuni dal fenomeno Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige, Marche, Umbria, Abruzzo, Molise e Basilicata. Quanto al danno economico, dal 2012 al 2015 le Fs hanno stimato 26 milioni, di cui 12 come soli costi di ripristino.
Uno stillicidio
Lo stillicidio dei furti è continuo in tutta Italia. Limitiamoci ad alcuni recenti episodi.
Il 24 agosto a Palermo sono state rubate 15 campate di cavo di rame (mille metri lineari) ma sono numerosi i tratti di cavo tagliati e danneggiati all’interno dei pozzetti dell’energia elettrica, trovati già pronti per essere trafugati.
Il 19 agosto tre romeni sono stati sorpresi a rubare 450 kg di matasse di rame in un deposito Atac (l’azienda di mobilità) di Roma. I tre sono stati arrestati mentre stavano caricando la refurtiva a bordo di un furgone.
Il 24 giugno la Campania è stata scossa dall’operazione “Rail copper” (rame ferroviario), coordinata dalla procura di Santa Maria Capua Vetere, con la quale sono finite in carcere otto persone, tre agli arresti domiciliari, due cittadini rumeni e un imprenditore italiano sottoposti all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e una misura interdittiva del divieto di esercitare attività imprenditoriali per sei mesi nei confronti di un altro imprenditore italiano. Gli indagati a piede libero sono 21, di cui otto rumeni e 13 italiani, imprenditori e titolari di aziende dedite al commercio e allo stoccaggio di metalli ferrosi. Due di loro sono tra i più importanti commercianti, a livello regionale, di metalli e titolari di varie società che movimentano, annualmente, ingenti quantità di metalli ferrosi. I reati contestati sono associazione a delinquere, furto, ricettazione e riciclaggio. Oltre 100 le tonnellate di rame rubato, essenzialmente dagli impianti ferroviari delle province di Napoli e Caserta, recuperato nel corso delle indagini. Il materiale veniva conservato in alcuni grandi depositi in Campania dove si provvedeva alla “pulizia” del rame ricettato e alla successiva destinazione finale verso inconsapevoli fonderie del nord, in particolare Brescia e Mantova, e alla sua esportazione verso destinazioni estere, in particolare Paesi asiatici (Cina e Corea del Sud).
Le statistiche
Il rame utilizzato nei cavi delle Fs, Enel e gestori telefonici – che si sono attrezzati, ove possibile, con la sostituzione con l’alluminio, sistemi di allarme e gabbie di cemento a protezione – fa gola alle bande criminali (mafiose, organizzate o meno) per l’elevato costo di questa materia prima (a fine 2012 viaggiava sui 6,82 euro al chilo mentre ora si attesta sui 5,28 euro) e per la duttilità, visto che si combina benissimo con altri metalli per formare almeno 400 leghe. Visto il dilagare del fenomeno, il dipartimento della Pubblica sicurezza il 24 febbraio del 2012 ha firmato un protocollo di intesa (rinnovato la prima volta il 9 luglio 2014), che tra le altre cose ha previsto l’istituzione dell’Osservatorio nazionale sui furti di rame composto da Polizia, Carabinieri, Gdf, Corpo forestale dello Stato, Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, Fs, Enel, Telecom Italia, Vodafone Italia, Anie (Federazione nazionale imprese elettrotecniche ed elettroniche) e Confindustria.
In Italia i furti di rame nel periodo 2007-2015 hanno registrato un andamento altalenante. Nel 2013 si è rilevato il maggior numero di “colpi” (20.083) con un incremento dell’ 1,9% rispetto al 2012 (19.701). Nel 2014 invece, è stata rilevata una positiva diminuzione dei delitti, 18.073 (-10% rispetto al 2013). Nel 2015 l’andamento della delittuosità, con 14.448 episodi, ha fatto segnare un’ulteriore diminuzione del 20% rispetto al 2014. La flessione dei reati ha interessato pressoché tutte le regioni ad esclusione del Trentino-Alto Adige che ha registrato, invece, un aumento del +6,7% (95 episodi contro gli 89 del 2014).
Il contrasto
L’azione di contrasto delle Forze di Polizia nel 2013 ha conseguito un incremento del 31,1% del numero delle persone denunciate: 4.519 soggetti, di cui 2.556 in stato di arresto (+21,1%). Nel 2014 è stata osservata una diminuzione del numero delle segnalazioni riferite a persone denunciate/arrestate (3.961, -12,34% rispetto al 2013) sulla scia della diminuita delittuosità. Nel 2015, con 3.496 segnalazioni, c’è stata una riduzione dell’11,7% rispetto al 2014, parallelamente all’andamento della delittuosità (in diminuzione).
In alcune regioni a fronte di una diminuzione del fenomeno delittuoso, è stato registrato un aumento delle persone denunciate/arrestate. Infatti in Piemonte a fronte di una diminuzione del 31,9% del numero dei reati in specie, è stato rilevato un aumento del 42,7% dell’azione di contrasto. In Lombardia il fenomeno dei furti è diminuito del 9,7%, mentre il numero delle segnalazioni è aumentato del 2,1%. In Puglia a fronte di una diminuzione del 6,1% si avuto un aumento del contrasto del 39,1%. Infine in Emilia Romagna il primo valore si attesta sul -4,4% mentre il secondo è aumentato del 14,6%. Nelle prime 10 province più esposte al fenomeno, i furti di rame sono in diminuzione, ad eccezione della provincia di Bari dove è stato registrato un aumento dell’8%.
Nel triennio 2013-2015 il reato è ascrivibile principalmente a cittadini di nazionalità rumena (43,2%) e italiana (42,8% del totale) seguiti da soggetti di nazionalità albanese (2,3%), marocchina (2,1%) e in minori percentuali da bosniaci, bulgari e moldavi. Nel 2015, in particolare, i soggetti denunciati e/o arrestati per furto di rame, sono stati, in prevalenza, cittadini romeni (1.609, cioè il 45,97%) e italiani (1.468, il 41,93%), seguiti da soggetti di altre etnie provenienti prevalentemente dall’aera balcanica e dal nord Africa.
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