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L’industrializzazione e la memoria storica

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Cultura & Società

L’industrializzazione e la memoria storica

Ci troviamo in una fase di transizione verso un sistema neo-industriale, caratterizzato da una sempre più stretta interazione fra imprese e terziario avanzato, all’insegna della quarta rivoluzione tecnologica e della produzione 4.0. È emersa perciò anche in Italia l’esigenza di conservare e valorizzare la memoria storica del nostro processo d’industrializzazione attraverso un’apposita istituzione museale che raccolga una serie di reperti materiali significativi (impianti e macchinari, modelli e prototipi, oggetti e manufatti) in cui è dato ritrovare tangibili espressioni sia dell’operosità di intere generazioni di imprenditori e maestranze, sia del talento e dell’ingegnosità di tecnici e progettisti.

È dunque un grande cantiere di lavoro quello che, dopo l’attivazione (dal 2008) di tre siti museali collaterali, provvederà alla realizzazione a Brescia della sede centrale del Museo italiano dell’industria e del lavoro. E non è certo casuale che il Musil sorga nel comprensorio bresciano, ossia in uno dei distretti manifatturieri polivalenti di matrice ottocentesca e impegnato ora in un percorso ambizioso di crescente competitività e internazionalizzazione.

Alla base di quest’iniziativa, che sta giungendo a compimento, si riscontra innanzitutto un piano di lavoro sistematico quanto originale, che, promosso inizialmente dalla “Fondazione Luigi Micheletti” (dal nome di un piccolo imprenditore locale divenuto un organizzatore di cultura), di concerto con la “Fondazione Civiltà Bresciana”, ha coinvolto la Regione Lombardia, gli enti territoriali (con in testa il Comune di Brescia), l’Associazione industriale e alcune aziende sia del circondario che a livello nazionale. Inoltre, alla raccolta della documentazione e alla messa a punto di un’opera così complessa ha collaborato una schiera di studiosi e ricercatori dell’Università bresciana e di altri Atenei. Si è trattato di un’esperienza pressoché unica del suo genere nel nostro Paese.

Intitolato all’ingegnere torinese Eugenio Battisti, pioniere in Italia dell’archeologia industriale, il Musil possiede migliaia fra macchinari e prodotti industriali e conta una biblioteca con più di 100mila volumi, un emeroteca con 15mila testate. I suoi fondi archivistici (fra carte manoscritte o dattiloscritte) comprendono oltre 3.500 buste. Nella sua iconoteca sono raccolti circa 7mila manifesti; la fototeca consta di 200mila immagini. La cineteca comprende 6.500 documentari. Consistente (in quanto dotata di circa 3mila cassette) è anche la collezione di filmati su supporti magnetici. Quanto alla mediateca, annovera due sezioni costituite dall’archivio sonoro (con 1.500 pezzi) e la videoteca (con un migliaio tra cassette video).

Si tratta dunque di un eccezionale patrimonio documentale, che riguarda in particolare quattro comparti (energia, metallurgia, meccanica e tessile), oltre a vari reperti concernenti il settore alimentare, chimico, conciario e dei mezzi di trasporto. Una macroarea è dedicata agli strumenti di comunicazione (dalla tipografia ai computer, passando per radiotv e telefoni).

I tre poli territoriali, già da tempo aperti al pubblico sono quelli dell’energia idroelettrica a Cedegolo, al centro della Val Camonica; della “Città delle macchine” a Rodengo Saiano in Franciacorta; e del ferro, in un’antica fucina di San Bartolomeo alle porte di Brescia.

La sede centrale, il cui allestimento si basa su un progetto degli architetti tedeschi Klaus Schwek e Jan Kleihnes, verrà ospitata nell’area dell’ex stabilimento metallurgico Tempini e sarà articolata su tre funzioni: un museo laboratorio, che trova nell’alternanza scuola-lavoro un punto di forza, un museo flessibile con la possibilità di realizzare mostre e iniziative temporanee che spazino dalla cultura d’impresa all’innovazione tecnologica, alla sperimentazione in campo artistico; un’esposizione permanente interattiva dedicata all’industria di ieri e a quella di oggi. In tal modo s’intende raccontare, sia a fini divulgativi che didattici e di ricerca, la storia del Novecento intrecciando la dimensione tecnico-produttiva con quella sociale e culturale, grazie a una vasta documentazione (foto, filmati, oggetti, archivi di tecnici, aziende e organizzazioni sindacali).

Il Musil è stato concepito alla stregua di un moderno “science center”, in base a un sistema di acquisizione e circolazione di informazioni e orientamenti relativi alla ricerca applicata, ai rapporti fra industria e territorio, ai modelli di sviluppo sostenibile, a una nuova cultura dell’impresa e del lavoro. Ha per suo precipuo riferimento il mondo della scuola e dei giovani e alla sua struttura, è stata impostata in modo da reggere il confronto con i maggiori musei tematici europei (come quelli della tecnica di Monaco di Baviera, della tecnica industriale di Berlino e di Manchester, della scienza e della tecnologia di Barcellona).

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