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Il bicameralismo perfetto non è figlio della Costituente

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Il bicameralismo perfetto non è figlio della Costituente

Tra le maggiori novità della riforma costituzionale in discussione vi è il cambiamento della composizione e delle competenze del Senato. Senza entrare nel merito di questa riforma mi chiedo comunque come è nato l’attuale bicameralismo perfetto. Il Senato del Regno aveva dimostrato di essere un contraltare dei poteri dell’altra Camera. Perché i costituenti non hanno trovato il modo di differenziare le due Camere?

Felice Raimondo

Gentile Raimondo, all’Assemblea costituente la discussione sui modi e le forme della democrazia parlamentare è stata una delle più contrastate e impegnative. L’unico obiettivo comune delle forze politiche era quello di creare un sistema che impedisse il ripetersi di un’esperienza totalitaria come quella del fascismo. Ma sugli strumenti la divisione all’inizio era netta con il Pci che era favorevole al monocameralismo e con la Dc che spingeva il più possibile per una divisione dei poteri proprio per evitare l’egemonia di un partito. Il risultato fu il mantenimento del Senato con all’inizio alcune significative differenze rispetto alla Camera: elettori i cittadini con più di 25 anni e necessari più di 40 per essere eletti; sistema elettorale su “base regionale”; durata di sei anni invece dei cinque della Camera; presenza dei senatori a vita nominati dal Presidente della Repubblica. La diversa durata non piacque ai partiti per il rischio di avere maggioranze diverse nei due rami del Parlamento. È stato così che nel 1953 e nel 1958 alla scadenza naturale della Camera dei deputati i presidenti Luigi Einaudi e poi Giovanni Gronchi sciolsero anticipatamente il Senato, come consentito dall’art. 70 della Costituzione. Prima delle successive elezioni, nel 1963 la riforma dell’art. 60 della Costituzione unificó in cinque anni la durata di ciascuna Camera, durata che non puó essere prorogata «se non per legge e solo in caso di guerra». Anche la differente età nell’eleggibilità di deputati e senatori non ha avuto particolare peso soprattutto a causa delle scelte dei partiti (e degli elettori). Basti ricordare che nell’attuale Parlamento, peraltro il più giovane della storia repubblicana, i deputati hanno un’età media di 45 anni e i senatori di 53 anni. Nella precedente legislatura l’età media dei deputati era di 54 anni mentre quella dei senatori di 57 anni. Il bicameralismo perfetto quindi non è stata una scelta dei Costituenti, se non per l’aspetto delle competenze delle due assemblee. Per eleggibilità, sistema elettorale, durata e composizione vi erano all’inizio significative differenze. Sono state poi le scelte e i condizionamenti politici a rendere molto simili le due assemblee.

g.fabi@ilsole24ore.com

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