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Futuro «green» per l’Eni a Gela

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Italia

Futuro «green» per l’Eni a Gela

In seguito alla recente sentenza del Consiglio di Stato che ha bocciato i ricorsi degli ambientalisti e dato via libera alle trivellazioni in mare e sulla terraferma, quello di Gela tornerà a essere un polo industriale di rilievo grazie alle importanti innovazioni di processo che l’Eni intende realizzare. Rinascerà così a nuova vita, dopo aver conosciuto una serie di vicende particolarmente complesse e accidentate per via dei radicali mutamenti strutturali e di scenario susseguitisi negli ultimi cinquant'anni nel settore energetico.

A suo tempo era stato Enrico Mattei a progettare, all’insegna dell’intervento straordinario pubblico per lo sviluppo del Mezzogiorno, la creazione in quello sperduto angolo della Sicilia, dedito da sempre alla pastorizia e alla pesca, di un grande complesso che utilizzasse sia il petrolio scoperto nel Golfo di Gela e in alcuni siti contigui del Ragusano, sia le riserve di gas naturale individuate nel territorio di Enna. Di qui le notevoli aspettative suscitate fra la popolazione locale dalla nascita nel 1960 di quello che sarebbe divenuto, in breve tempo, una delle principali basi operative dell’Eni durante la sua ardua competizione con le “Sette Sorelle”.

Si era allora nel pieno del “miracolo economico”. E, se il Nord-ovest ne era il protagonista, per il Sud (da cui tanta gente continuava a emigrare in cerca di lavoro) si stavano aprendo infine concrete prospettive di riscatto dall’arretratezza e da avvilenti condizioni sociali. E Mattei aveva promesso ai siciliani (ancora il giorno prima della sua tragica scomparsa avvenuta il 27 ottobre 1962) che avrebbe fatto di tutto per assecondare le loro speranze in un futuro migliore, che erano del resto anche le sue, in quanto impegnato tenacemente da quindici anni nel valorizzare le risorse del sottosuolo nazionale e nell’affrancare, tramite particolari contratti di joint-venture in Iran e altrove, l’Italia da uno status di subordinazione nello scacchiere geo-economico internazionale. Gela divenne così una delle stelle nel firmamento del “Cane a sei zampe”.

Senonché dalla metà degli anni Settanta, in seguito alla prima grave crisi petrolifera a livello mondiale, si dovette ridimensionare l’attività e da allora cominciò a ridursi il numero delle maestranze della raffineria gelese (che risultavano già da qualche anno in eccedenza rispetto alla capacità produttiva dell’impianto). Successivamente, ai problemi di gestione e finanziari, dovuti a una sequenza di pesanti congiunture economiche, vennero aggiungendosi quelli di ordine ambientale, a causa innanzitutto dell’urbanizzazione caotica, avvenuta a ridosso dello stabilimento, nei quartieri residenziali della città e nella zona circostante, determinata da una speculazione edilizia selvaggia, senza controlli di sorta. Finché nei primi anni Novanta emersero anche le conseguenze derivanti dall’impatto dell’attività estrattiva e di raffinazione sul territorio e sui tratti di mare antistanti. S’impose così la costruzione di un grosso impianto di depurazione e poi di un’altissima ciminiera per disperdere i fumi della raffineria su una più vasta area circostante.

Da allora si susseguirono diversi interventi per prevenire o per neutralizzare ulteriori fenomeni d’inquinamento: ciò comportò necessariamente limitazioni o sospensioni dell’attività sia per la riconversione di parte degli impianti sia per la bonifica e la messa a norma e in sicurezza di varie altre attrezzature. Adesso, in base al Protocollo sottoscritto nel novembre 2014 dall’Eni con la Regione e il ministero per lo Sviluppo economico (sbloccato ora dal Consiglio di Stato), che contempla lo stanziamento per l’area di Gela di circa un quarto degli investimenti complessivi dell’Eni per l’Italia nel 2016-2019, si assisterà al rilancio e alla trasformazione dello stabilimento nisseno in una raffineria verde sul modello di quella di Porto Marghera. C’è dunque ancora un futuro, all’insegna della green economy, per quello che in passato era stato uno degli avamposti della strategia di Mattei.

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