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Un’economia più giusta dopo gli anni della crisi

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Cultura & Società

Un’economia più giusta dopo gli anni della crisi

«L’economia è una scienza umanistica». Il cardinale Gianfranco Ravasi cita il premio Nobel Amartya Sen per proporre una prospettiva di come le scienze economiche sono uno spettro enorme di relazioni e condizioni umane che solo in parte hanno a che fare con banche e borse: «Interrogarsi sull’economia non significa interrogarsi solo sulla finanza, che per me è uno strumento, e purtroppo oggi assistiamo a una bulimia degli strumenti e a una anoressia dei fini». Il presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura ha presentato ieri, insieme a Giuliano Amato – nella sua veste di presidente della Fondazione Cortile dei Gentili – il convegno “Verso una economia più umana e giusta, un nuovo paradigma economico inclusivo in un contesto di diseguaglianze crescenti” che si terrà il 21 settembre prossimo, a Palazzo Borromeo, sede dell’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede. Moderati dal direttore de Il Sole 24 Ore, Roberto Napoletano, interverranno Angus Deaton, Nobel per l’economia 2015, e gli economisti Jean Paul Fitoussi e Dominique van der Mensbrugghe, dopo i saluti introduttivi di Ravasi, dei presidenti di Senato e Camera, Pietro Grasso e Laura Boldrini, dell’ambasciatore Daniele Mancini – che conosce bene il tema avendo rappresentato l’Italia in India – e con le conclusioni del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. Il Cortile dei Gentili è una struttura del dicastero della Cultura, nata nel 2011 su impulso di Ravasi per favorire l’incontro e il dialogo tra credenti e non credenti: «È un orizzonte che permette il confronto in maniera totalmente libera, nella diversità delle prospettive» ha aggiunto Ravasi. Il convegno affronterà quindi il tema delle disuguaglianze economiche, acuite dalla lunga crisi, anche se nel corso degli ultimi 25 anni oltre un miliardo di persone è salito sopra la soglia di povertà, e il tasso di mortalità infantile si è dimezzato. Ma persiste un’enorme iniquità e quasi 800 milioni di persone soffrono la fame. Al centro anche il tema dello “sviluppo sostenibile”, che in passato ha considerato forse troppo i fattori ambientali e dimenticato la persona, gli scartati, la dignità di chi non ha mezzi né lavoro. E nella nuova prospettiva «si deve molto a Papa Francesco, che è molto sensibile nel ricordare che lo sviluppo è sostenibile non solo se non danneggia l’ambiente, ma anche se non lascia indietro nessuno» ha osservato Amato nella presentazione. «Il dato più inquietante della lunga crisi delle nostre economie in questi anni, è stata la crescita spaventosa delle diseguaglianze, non caratterizzate dal fatto che chi guadagnava di più, guadagna ancora più degli altri, ma dal fatto che i ricchi hanno aumentato i loro patrimoni e gli altri sono andati indietro, e altri che erano indietro, indietro sono rimasti. Questo – ha aggiunto Amato – non è sostenibile, e oggi anche i cultori dello sviluppo sostenibile dicono che questo non è sostenibile, proprio come il surriscaldamento climatico, e che il pianeta sarà invivibile anche perché troppi sono rimasti indietro».

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