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Un discorso politico che traccia la linea del dopo Brexit

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L'Analisi|LO SCENARIO

Un discorso politico che traccia la linea del dopo Brexit

Con un discorso spiccatamente politico, il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, ha tracciato la linea del futuro dell’Unione europea nel dopo-Brexit. Nell’imminenza del vertice del fine settimana a Bratislava, in cui i leader degli altri Paesi cercheranno di individuare come procedere dopo il referendum del 23 giugno in favore dell’uscita del Regno Unito dalla Ue, il banchiere centrale italiano ha sollecitato a tenere conto «dei bisogni dei cittadini e dei loro timori», ha individuato nell’immigrazione, nella sicurezza e nella difesa i settori «essenziali» delle nuove iniziative europee, nel completamento del mercato unico l’imperativo fra quelle già avviate e ha ricordato ai Governi che tocca anzi tutto a loro fornire una risposta ai problemi di redistribuzione e disuguaglianza, «con politiche che rimettano in moto la crescita, riducano la disoccupazione e aumentino le opportunità individuali, offrendo nel contempo il livello di protezione essenziale dei più deboli». Un messaggio che a Bratislava i capi di Governo non sentiranno direttamente dal presidente della Bce (che non è stato chiamato a partecipare), ma che difficilmente potranno ignorare. Nel tracciare il percorso dell’Europa post-Brexit, Draghi ha preceduto anche il discorso che verrà pronunciato oggi sullo “stato dell’Unione” dal presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker.

Draghi di fatto ha offerto una contromisura a quasi tutti i tasti dolenti toccati dal voto di Brexit e dalla forza crescente di movimenti anti-europei come Alternative fuer Deutschland (AfD) in Germania, e altri in Francia, Olanda, Austria, Italia e nei Paesi dell’Est, alimentati da chi si sente perdente dall’integrazione europea. Un discorso così politico non mancherà di suscitare controversie da parte di chi ritiene che il banchiere centrale esuli dal proprio compito, ma questo genere di interventi da parte di Draghi non gli è estraneo nei momenti in cui sente che il futuro dell’Europa è in gioco.

Ieri l’occasione era quanto mai opportuna: a Trento gli è stato consegnato il premio «Costruttori dell’Europa» intitolato ad Alcide De Gasperi, premio che annovera fra i precedenti vincitori Helmut Kohl, Carlo Azeglio Ciampi, Vaclav Havel e Romano Prodi. Nel discorso di accettazione (a fianco ne pubblichiamo alcuni passaggi), Draghi ha fatto più volte riferimento allo statista trentino, ricordandone l’insistenza che l’Europa debba concentrarsi «sugli interventi che portano risultati tangibili e immediatamente riconoscibili», l’opportunità che agisca quando le sfide sono europee e globali e che ricordi che le istituzioni sono accettate dai cittadini non per se stesse, ma per le risposte che sanno dare ai loro bisogni e timori. Una risposta che finora è stata «carente», ha detto. Draghi ha sottolineato fra l’altro l’importanza delle recenti discussioni sull’equità della tassazione, sul fondo europeo di assicurazione contro la disoccupazione, sostenuto dall’Italia, e i fondi per la riqualificazione professionale.

La sortita nel campo politico di Draghi non è stata quindi casuale, né lo è stata la sintonia con l’ex presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, con il quale ha avuto negli anni un colloquio costante, e che lo ha introdotto facendo riferimento all’urgenza delle stesse questioni di immigrazione, sicurezza e difesa europea. Ed è stato Napolitano a difendere, preventivamente, lo “sconfinamento” di Draghi nella politica, citando l’ex presidente della Federal Reserve Paul Volcker, per sostenere che il banchiere centrale è ben consapevole «di non potersi sostituire alla fiducia negli eletti e nel Governo» e che la risposta decisiva può venire solo dalla politica: ma questo non toglie importanza allo “stimolo alla politica” che Draghi ha fornito con la sua azione. E ha spalleggiato argomenti ripetuti più volte dal presidente della Bce, sostenendo che la politica monetaria da sola non basta per lo sviluppo dell’economia e dell’occupazione, che i Governi devono agire con riforme strutturali e politiche di bilancio, che si deve arrivare al pieno completamento dell’unione bancaria. Insomma, nel giorno in cui Draghi si è tenuto alla larga dai temi economici, ci ha pensato l’ex capo dello Stato a ribadirne le argomentazioni. La risposta a Brexit non può essere attendista, ha detto Napolitano, «cadere in un eccesso di prudenza se non di timorosità, magari anche per calcoli relativi a prossimi appuntamenti elettorali».

Draghi ha ricordato tra l’altro che a Trento arrivò dagli Stati Uniti a metà anni 70, con la moglie Serena (ieri presente, a fianco della figlia di De Gasperi, Maria Romana) e la figlia di appena un mese, per «tre anni veramente felici» per il suo primo incarico di professore di economia, sollecitato da Prodi e Beniamino Andreatta. E, in sintonia con la comunità trentina, che ieri ha consegnato per mano del presidente della Provincia Ugo Rossi, la nuova scuola di Amatrice, ha donato i 25mila euro del premio De Gasperi per iniziative a favore delle popolazioni colpite dal terremoto del Centro Italia.

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