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Il ritorno di Grillo come Mr. Wolf, un passo avanti obbligato dalle divisioni

Beppe Grillo alla festa del M5S a Palermo. (Ansa)
Beppe Grillo alla festa del M5S a Palermo. (Ansa)

«Sono Mr. Wolf e risolvo problemi». È una delle battute più note del film di Tarantino Pulp Fiction e calza alla perfezione al ruolo che Grillo ha oggi nel Movimento. Le divisioni infuriano, si litiga anche su chi andrà in tv, e il fondatore è costretto a tornare dopo il suo passo indietro.

«Ebbene sì, sono rientrato, avevo fatto un passo indietro ma sì, sono tornato». Beppe Grillo è di nuovo sulla scena ed è una scelta che racconta tutte le difficoltà di questo momento. Difficoltà che il fondatore non nega ma che anzi sembra ammettere quando parla di errori e della necessità di avviare una seconda fase per i 5 Stelle. Abbiamo urlato, abbiamo protestato – dice – ma adesso è il tempo di organizzarci. Perché il nodo è tutto lì. In una struttura organizzativa che è franata dopo la conquista della Capitale. E che ha mostrato la debolezza dei protagonisti del direttorio, gli sbagli, le gelosie, le divisioni su chi e come debba essere guidato il Movimento.

Lo ha annunciato lui stesso alla platea di Palermo, dove si svolge la festa nazionale del Movimento: due giorni per ritrovare un orgoglio e soprattutto quell’identità fondata sulla diversità che invece si è persa nei primi mesi di amministrazione a Roma. Dov’è la novità? È questa la domanda che fa più male ai 5 Stelle e che in troppi cominciano a chiedersi. Perché dire “no” alle Olimpiadi non basta a coprire tutti gli altri aspetti in cui i grillini si sono rivelati troppo simili agli altri. Il titolo del Manifesto di ieri diceva: «Penta partito» e sullo sfondo la foto dei 5 del direttorio. Come fosse un ritorno all’antico, a quelle lotte tra correnti a cui avevano abituato i partiti della prima repubblica. Un direttorio di fatto commissariato dal ritorno di Grillo che arriva per riconquistare il marchio – un po' appannato – delle origini, per appianare i disaccordi, troppi.

Si litiga perfino su chi andrà in tv che è davvero un paradosso per una forza che si era imposta rifiutando le apparizioni televisive, i confronti nei talk show. Tant’è che l’altro annuncio di ieri è che verrà approvato un regolamento interno per stabilire chi dovrà partecipare alle trasmissioni. «Andrà solo chi parlerà di programma», diceva il fondatore ammettendo la normalità della gelosia verso i leader grillini. E anche questo lentamente li fa somigliare ai politici che sembravano disprezzare. Il loro slogan era “uno vale uno” e invece si è accesa troppo in fretta la corsa a superarsi.

«Con tutto il casino che hanno fatto i giornali su Roma, abbiamo perso solo un punto o due: vuol dire che non contano più nulla». In queste parole di Grillo - che purtroppo ricordano Berlusconi e Renzi – c’è però una mezza verità perché la preoccupazione esiste se quel passo indietro promesso non è più possibile. E dunque torna il fondatore come fosse Mr. Wolf, uno dei protagonisti del film di Tarantino, Pulp Fiction, che veniva chiamato a risolvere i problemi più complessi. Problemi e contraddizioni. Perché, per esempio, sulla legge elettorale c’è ancora molta confusione nelle loro argomentazioni. «Vogliono cambiare l'Italicum perché non vogliono farci vincere», diceva ieri il comico genovese ma la storia parlamentare racconta invece di un Movimento fortemente ostile a quella legge mai votata. E soprattutto a smentire Grillo c’è la proposta firmata dai 5 Stelle – il ritorno al sistema proporzionale con preferenze - che complica la via per la vittoria dei pentastellati. E invece l’obiettivo, confermato ieri da Grillo, è la conquista del Paese. Ma il test di quella sfida è Roma. Che resta una città complessa anche per Mr. Wolf.

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