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Ma non è un’invenzione per fini elettorali

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L'Analisi|analisi

Ma non è un’invenzione per fini elettorali

La pagina dei commenti del Wall Street Journal, fedele alla sua antipatia per l’amministrazione di Barack Obama, non ha lesinato le accuse neppure sul caso Deutsche Bank: ha apostrofato la recente offensiva contro la banca tedesca per lo scandalo dei derivati sui mutui come un un atto interamente politico. Un “furto elettorale”, un ultimo sforzo per estorcere più soldi possibile dall'alta finanza globale in omaggio al voto presidenziale dell'8 novembre, con l’obiettivo di mobilitare gli elettori di una base che ama “bestie nere” di Wall Street, Bernie Sanders e Elizabeth Warren, ma non ancora abbastanza Hillary Clinton.

Questa tesi, a prima vista, potrebbe far piacere a qualcuno in Europa. E nel mondo delle opinioni tutto è lecito. Ma non bastano a smentire i fatti. Che molte banche, Deutsche Bank compresa, hanno scherzato per anni con il fuoco dei derivati, bruciando investitori e risparmiatori, non dovrebbe costituire una sorpresa per nessuno. Ne’ dovrebbe sorprendere il negoziato che segue un abituale copione: con tutti gli istituti nel mirino un’elevata richiesta iniziale è seguita da un negoziato per concordare la sanzione. Eppure altre banche non sono state altrettanto scosse. Le drammatiche oscillazioni di Deutsche mostrano così non tanto l'impatto o i timori di atteggiamenti irrazionali o vendicativi di Washington, quanto perplessità già ben presenti in Borsa. Sulla qualità della sua posizione finanziaria e sulle sue strategie di ristrutturazione. E, senza bisogno di scomodare lo spettro di nuovi “Lehman moment”, riflettono forse un altrettanto comprensibile nervosismo su un settore bancario europeo sotto pressione.

Il titolo del colosso tedesco, oltretutto, non è solo vittima di recenti terremoti. Ha perso ormai il 50% da inizio anno. È stato il Fondo Monetario Internazionale, non Obama, a giugno a definire in giugno Deutsche come il gruppo che pone i maggiori rischi sistemici al mondo. E, a ben guardare, risentimenti e critiche pubbliche verso i suoi comportamenti abbondano oggi più a Berlino che a Washington. L'esito dalla partita rimane aperto e complesso, sui mercati e sul tavolo negoziale. È tutta da verificare l'indiscrezione che venerdì sera ha scatenato rialzi del 14% a New York nel titolo Deutsche, secondo cui già sarebbe stata pattuita una sanzione ridimensionata a 5,4 miliardi. Deutsche Bank, se tutto fosse pronto, sarebbe stata probabilmente tenuta a confermare per rispettare le norme tedesche, come aveva confermato le voci sulla richiesta iniziale da 14 miliardi del governo americano. Obama e il Cancelliere Angela Markel, nei loro ultimi vertici telefonici, hanno precisato di non aver affrontato il problema. Alla fine della prossima settimana, negli incontri annuali del Fondo Monetario Interazione e della Banca Mondiale, è però in programma il G7 alla presenza di ministri finanziari e banche centrali, da sempre sede istituzionale ai massimi livelli che tratta delle delicate sfide alla stabilità finanziaria. Una soluzione, questo è sicuro, avrà bisogno da parte di tutti di più fatti e meno parole.

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