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Il venezuelano Sosa Abascal alla guida dei gesuiti

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ORDINI RELIGIOSI

Il venezuelano Sosa Abascal alla guida dei gesuiti

Arriva dal Venezuela il nuovo “Papa Nero”, il superiore generale della Compagnia di Gesù, il maggiore singolo ordine religioso della Chiesa cattolica. È Arturo Sosa Abascal, 68 anni: è stato eletto ieri dai 212 delegati dei quasi 17mila gesuiti del mondo dopo quattro giorni di fitte “murmurationes” , il metodo elettorale unico al mondo e nella storia codificato da Ignazio di Loyola nel ‘500, e immutato da allora. Non si può dire che il suo nome sia una sorpresa, visto che nel caso dei gesuiti non si può mai parlare di candidati o peggio ancora di favoriti, vista la rigida (e rispettata) regola che vieta di candidare qualcuno, formare cordate o autocandidarsi. Anche se è poco conosciuto in ambito romano, il Papa – che è stato informato subito dopo l’elezione – sa ben chi è: si sono incontrati nel corso della 33esima Congregazione generale, quella tenutasi nel 1983 che elesse Peter H. Kolvenbach, quando il futuro papa era incardinato dentro la Compagnia, da cui si distaccherà gerarchicamente quando verrà nominato nel 1992 da Giovanni Paolo II vescovo ausiliare di Buenos Aires. Inoltre ha una buona consuetudine anche con il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin, il “primo ministro”, che negli anni 2009-2013 è stato nunzio apostolico in Venezuela prima di essere richiamato a Roma da Francesco.

Sosa alle sue spalle ha sia esperienze accademiche che di governo, sia nel suo Paese, dove è stato “provinciale”, sia nella curia centrale: è stato a livello centrale consultore del Padre Generale, e negli ultimi anni era delegato generale per le case e le opere interprovinciali della Compagnia di Gesù a Roma - quindi anche la Gregoriana - dopo avere guidato un grande ateneo nel suo paese. Il nuovo superiore ha una solida formazione intellettuale: ha insegnato teoria della politica, è esperto di dottrina sociale della Chiesa e di giustizia sociale, ed è stato anche visiting professor nella prestigiosa università di Georgetown di Washington. Nella sua vita ed esperienza di gesuita sul campo ha vissuto da vicino la rivoluzione venezuelana e le tensioni per l’ascesa al potere di Chavez, e anche i successivi sconvolgimenti del paese, tutt’ora in atto.

La provenienza quindi del nuovo generale è dal cosiddetto “global south”, le aree del Sud del mondo a più elevato tasso di crescita cattolica, America Latina, Africa e Asia. Ma Sosa viene anche dal Paese con i maggiori problemi interni dell’intero continente: la crisi innescatasi dopo la morte di Chavez ha ridotto il Venezuela sull’orlo del baratro. È un Paese “ferito e risentito”, diviso non in due ma in “molti” blocchi, che ha bisogno di un processo di “dialogo e riconciliazione” aveva detto due anni fa Sosa in un seminario. Francesco nei mesi scorsi è intervenuto con due lettere indirizzate al presidente Nicolas Maduro chiedendo di favorire un dialogo tra le diverse componenti sociali e politiche del Paese. Una necessità per la quale è stata più volta evocata anche la presenza di un rappresentante vaticano, ad esempio l’attuale nunzio Aldo Giordano, ad un tavolo di riconciliazione nazionale che per ora non è stato convocato.

«Ho il sentimento di avere bisogno di tanto aiuto: adesso incomincia una grande sfida ha commentato il nuovo superiore. Questa è la Compagnia di Gesù e allora Gesù deve darsi da fare anche qua, con noi. Dopo, io mi fido dei compagni che sono così bravi. Spero anche che la Congregazione ci porti avanti con un bel gruppo di lavoro e anche con orientamenti molto precisi per potere andare avanti: questo non è il lavoro di una persona, è il lavoro del corpo della Compagnia», ha detto a Radio Vaticana. «Io farò del mio meglio possibile. Sono molto sorpreso, molto grato al Signore. Prego per tutti».

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