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Dossier Euroscettici e populisti: così cambia l’Europa

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Dossier | N. 40 articoliI rapporti della Fondazione Hume

Euroscettici e populisti: così cambia l’Europa

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Anche se in pochi se ne erano accorti, le forze di stampo euroscettico o populista (ESP, d’ora in poi) erano già molto forti in Europa all’inizio del XXI secolo. Dopo la fase acuta della crisi, coincisa con un’intera legislatura del Parlamento europeo (2009-2014), il loro peso è quasi raddoppiato: oggi un parlamentare europeo su tre afferisce a forze politiche di matrice euroscettica o populista. Difficile non prendere sul serio un fenomeno che ha cambiato e sta cambiando la geografia politica dell’Europa.

Sul giornale di oggi pubblichiamo la mappa completa, elaborata dalla Fondazione David Hume, delle forze ESP nel Parlamento europeo (per i dettagli vedi l’intero Dossier, sul sito del Sole 24 Ore).

Prima di analizzarla, tuttavia, vale la pena esplicitare alcune scelte definitorie. Per forze ESP intendiamo qualsiasi partito, forza politica o movimento che abbia ottenuto almeno un seggio in almeno una delle due ultime elezioni (2009 e 2014) del Parlamento europeo, e presenti tratti populisti o euroscettici. L’attribuzione a una forza politica della qualifica “populista” segue le convenzioni prevalenti fra i politologi, mentre la patente di “euroscettica” è attribuita sia ai partiti euroscettici veri e propri (spesso orientati a destra) sia ai partiti euro-critici (spesso orientati a sinistra). È il caso di notare, infine, che i partiti ESP possono anche essere di governo (come accade ad esempio in Grecia, Finlandia, Ungheria, Polonia), e che, per quanto spesso sovrapposti, populismo ed euroscetticismo restano due tratti distinti: esistono anche partiti euroscettici ma non populisti (ad esempio in Spagna e in Finlandia), come esistono partiti populisti ma non euroscettici (ad esempio in Irlanda, Bulgaria e Repubblica Ceca).

Uno sguardo al grafico sopra permette di notare almeno due fenomeni. Il primo è l’estrema differenziazione negli insediamenti delle forze ESP. Ci sono Paesi in cui la loro presenza si avvicina o supera il 50% dei consensi elettorali: è il caso di Ungheria, Irlanda, Grecia, Bulgaria. Ma ci sono anche Paesi in cui esse sono del tutto assenti (Lussemburgo, Malta, Slovenia) o hanno un peso estremamente ridotto (Belgio, Romania). Quanto all’Italia il peso delle forze ESP è analogo a quello medio nell’Unione europea (30-35%).

Il secondo fenomeno che salta agli occhi è la sostanziale assenza di un chiaro gradiente geografico: non si può dire che le forze ESP siano tipicamente presenti nel Nord o nel Sud dell’Europa, o fra i Paesi dell’Est piuttosto che dell’Ovest. È vero semmai l’opposto: ci sono Paesi geograficamente (e spesso anche culturalmente) vicini che hanno livelli di populismo diversissimi: le forze ESP sono molto forti in Olanda, ma debolissime in Belgio; sono forti in Spagna ma deboli in Portogallo; sono deboli in Austria ma fortissime nella vicina Ungheria; sono deboli in Germania ma forti sia nei suoi vicini occidentali (Francia, Olanda) sia in quelli orientali (Polonia e Repubblica Ceca), sia nel vicino settentrionale (Danimarca). Se proprio vogliamo individuare un gradiente geografico, quel che possiamo notare è che il grosso dell’Europa continentale è populista, a Est come a Ovest, ma che esiste una striscia continua relativamente immune (sotto il 20%) che si estende dalla Germania all’Austria e si prolunga in Slovacchia.

Questo apparente disordine geografico, tuttavia, scompare se anziché guardare ai livelli attuali (elezioni 2014) di consenso alle forze ESP cerchiamo di capire in quali Paesi esse sono avanzate di più negli anni della crisi, ossia fra il 2009 e il 2014. Ebbene, la cartina “dinamica” delle forze populiste o euroscettiche (vedi mappa in alto) presenta un aspetto molto più semplice: la tendenza generale, nei Paesi dell’Unione Europea è stata al rafforzamento delle forze populiste, ma esiste una fascia ben precisa di Paesi (in blu nella mappa) in cui la tendenza è stata, all’opposto, quella dell’indebolimento.

Questa fascia di Paesi a populismo decrescente è costituita da sei Paesi centro-orientali, tutti con almeno un confine (alcuni con 2 o 3 confini) con Paesi del medesimo gruppo: Austria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Romania, Bulgaria. Qui, almeno fra il 2009 e il 2014, le forze ESP erano in arretramento, in netta controtendenza con la maggior parte degli altri Paesi europei.

Resta da vedere, naturalmente, quali siano i fattori che, durante la lunga crisi iniziata nel 2007-2008, abbiano alimentato il successo delle forze populiste. Al riguardo, come noto, esistono due chiavi di lettura principali, fortemente inquinate dalle convinzioni politiche di ciascuno. A destra, l’avanzata populista tende ad essere attribuita alla “invasione” degli immigrati, a sinistra alle politiche di austerità. Ma su questo contiamo di tornare fra un paio di settimane, con un dossier che cercherà di individuare le cause dell’avanzata populista in Europa con gli strumenti dell’analisi dei dati, piuttosto che con le lenti dell’ideologia.

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