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La chiarezza della Costituzione, l’oscurità di molte leggi

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La chiarezza della Costituzione, l’oscurità di molte leggi

Caro Fabi, i grandi dibattiti che si stanno facendo sul referendum mi hanno fatto venire voglia di leggere per intero la Costituzione, anche la prima parte, quella che non viene toccata dalle modifiche proposte in questa occasione. Ebbene quello che ho notato è che è stata scritta bene; non solo in buon italiano, ma anche in modo semplice, senza usare parole difficili o termini giuridici. È una Costituzione che nel merito può avere molti motivi per essere aggiornata, ma che ha un suo articolato molto diverso dallo stile da Azzeccagarbugli con cui sono scritte molte leggi successive ricche di rimandi oscuri e di espressioni barocche. Probabilmente tra i costituenti c’erano anche degli esperti del linguaggio, magari dei giornalisti abituati a farsi capire senza richiedere interpretazioni giuridiche specialistiche.

Oreste Sangiorgio

Gentile Sangiorgio, si può ricordare che l’Assemblea costituente eletta nel giugno del 1946 era composta da 556 onorevoli tra cui solo 21 donne: era la prima volta peraltro che le donne partecipavano ad un voto politico e quindi potevano essere anche elette.

Fu un’assemblea composta soprattutto da giuristi, docenti universitari, avvocati. Il 95% dei costituenti erano laureati. C’erano anche giornalisti, certamente. Come lo stesso Alcide de Gasperi, così come Pietro Nenni e Guglielmo Giannini, il leader dell’Uomo qualunque, insieme a molti altri.

Era comunque ampiamente condivisa l’attenzione a compilare un testo che fosse immediato e comprensibile dalla gran parte degli italiani. E proprio per questo la Commissione dei 75, chiamata stendere concretamente gli articoli, chiese sulla prima bozza la consulenza di un esperto di lettere. La scelta cadde sul toscano Pietro Pancrazi, giornalista, scrittore, critico letterario, consulente editoriale, tra i curatori della grande collezione Ricciardi: “La letteratura italiana, storia e testi”.

Gli interventi di Pancrazi furono unicamente formali, ma ugualmente importanti. Per esempio l’art. 1 era nella stesura originale “L’Italia è Repubblica democratica…” e venne proposta la versione, poi accolta: “L’Italia è una Repubblica democratica…”. E nell’art.13 venne suggerita la dizione “adottare provvedimenti” al posto di “prendere misure”.

Per quasi tutti gli articoli vi furono proposte di revisione, non tutte peraltro approvate.

Ma parallelamente la prima stesura venne sottoposta ad una profonda analisi stilistica all’interno stesso della Costituente. La volontà originaria di semplificare al massimo i concetti degli articoli della Costituzione e in seguito le successive revisioni, anche sulla base dei suggerimenti di Pancrazi, hanno prodotto un risultato, al cui confronto, come la sua lettera giustamente sottolinea, le leggi approvate successivamente dal Parlamento appaiono spesso una selva oscura con una terminologia da superesperti.

Si può per esempio notare che in nessuno dei 139 articoli della Costituzione del 1948 vi era un rimando o un rinvio ad altri articoli, come invece è prassi nelle leggi ordinarie dove i riferimenti a commi, lettere, articoli della stessa o di altre leggi sono di una disarmante normalità: con il risultato di accentuare il carattere di scarsa comprensibilità. Certo, una legge fondamentale come la Costituzione non può rinviare ad altre leggi gerarchicamente inferiori, ma potrebbe farlo al proprio interno come, di fatto, avviene in alcuni articoli, come l’art. 70, dell’attuale proposta di revisione.

Oggi in Sicilia sono arrivati ben 4mila migranti ed è stato battuto il record del 2014. A Palermo sono sbarcate anche 17 salme. Che cosa deve succedere ancora affinché l’Europa prenda in mano la situazione e trovi un compromesso fra tutti i Paesi membri. Continuare a rimandare una scelta significa alimentare i populismi e la rabbia razzista.

Lettera firmata

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