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L’Italia ora piace di più all’estero

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L’Italia ora piace di più all’estero

L’Italia piace di più rispetto al passato. Grazie ad una serie di fattori: il rafforzamento dei mercati finanziari, la disponibilità di capitali in alcune economie emergenti, il miglioramento della fiducia nei confronti del nostro Paese. Tradotto in numeri, le operazioni di fusioni e acquisizioni Estero su Italia sono aumentate del 16,5% negli ultimi 5 anni, con una crescita in controvalore del 15,5 per cento.

Se si guarda solo l’anno scorso, nel 2015 le operazioni Estero su Italia relative al mercato italiano sono state 201 ed hanno rappresentato in valore il 57% del totale di tutte le operazioni di M&A (32,1 miliardi di euro conto un totale di 56,4 miliardi per il mercato italiano). E soprattutto i dati indicano, nella fase post deal, un impatto positivo per le imprese sui ricavi , +7% in media annua (contro 4,6 di imprese non oggetto di acquisizione), sulla crescita, +6,4 (contro 4,7), sulla produttività, +14,7 (contro +1,7), a fronte di un + 1,0 dei dipendenti.

«È un andamento molto positivo, un forte segnale di attrattività del nostro sistema produttivo, la conferma che l’eccellenza delle nostre imprese continua ad essere un punto di riferimento a livello mondiale», ha detto Luisa Todini, presidente del Comitato Leonardo, aprendo il Forum che si è tenuto ieri in Confindustria. Quest’anno la scelta del Comitato, che riunisce 160 imprese del made in Italy, è stata di analizzare l’ingresso di partner stranieri in Italia, affidando la ricerca a Kpmg Advisory, «proprio per capire - ha continuato la Todini - il nostro livello di competitività, l’impatto di queste operazioni. In un mondo globale, la cassa è globale. Le riforme fatte sono apprezzate dagli investitori, che ora si aspettano maggiore stabilità politica ed efficienza nel funzionamento delle istituzioni».

Da parte del governo, porte aperte: «L’italianità non dipende dalla proprietà dell’azienda. È italiano chi investe in Italia. Siamo felici di accogliervi: non dobbiamo essere provinciali, il nazionalismo porta effetti negativi non solo economici, ma anche culturali», sono state le parole del ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda, che ha elencato i punti prioritari dell’azione di governo per rendere l’Italia più attrattiva; semplificare l’ambiente economico, abbassare la pressione fiscale, premiare le imprese che investono.

«Chi investe in Italia ha piena cittadinanza in questo Paese. Il trend positivo dovrà essere sostenuto fornendo tutte le condizioni necessarie agli investitori esteri che dimostrano di voler scommettere sulle nostre manifatture, sulle nostre competenze, sul nostro paese», ha detto Vincenzo Boccia. Per il presidente di Confindustria «l’Italia deve operare in una dimensione competitiva, diventando un paese per le imprese».

Un motivo in più, ha aggiunto, per rimettere al centro della politica economica la questione industriale: «Un’industria ad alto valore aggiunto, alta intensità di capitali, alta produttività. In uno scenario dove i fattori di produzione sono quattro: capitale, lavoro, conoscenza e informazione. Questo nuovo mondo - ha sottolineato ancora Boccia - chiede Italia. E l’Italia, a partire dalle fabbriche deve prepararsi a rispondere». Occorre, ha spiegato il presidente di Confindustria, una politica dell’offerta e dei fattori che rappresenta «un grande salto di qualità». Inoltre «superare paure ed ansietà, ritrovare il gusto della sfida per modernizzare il Paese: per diventare grandi le nostre aziende hanno bisogno di pensare in grande e il nostro ruolo è di supportarle. È interesse delle imprese che l’Italia sia competitiva, nella convinzione che il destino delle imprese coincida con quello del Paese».

L’Agenzia Ice, come ha annunciato il presidente, Michele Scannavini, per potenziare l’attrazione di investimenti ha deciso di aprire 6 desk entro l’anno (New York, Londra, San Francisco, Dubai, Tokyo e Istanbul) e tre il prossimo (Singapore, Pechino e Hong Kong). Inoltre, per comunicare di più il nostro Paese, l’Agenzia Ice organizzerà una serie di road show: ce n’è già stato uno a Londra, un altro a fine novembre sarà a Dubai.

Tornando alla ricerca, se si guarda la mappa degli investitori esteri, negli ultimi anni e soprattutto nel 2015 si è consolidata la posizione di partner storici come Francia e Usa, ed è in crescita la sfera di influenza di Russia e Cina. Guardando il controvalore delle operazioni Estero su Italia nel 2015 i nuovi investitori provenienti da macro aree come Medio-Oriente, Africa e Asia Pacifico hanno realizzato acquisizioni per 11,6 miliardi, a fronte dei 10 del Nord America e 9,3 dell’Europa occidentale. Consumer markets, financial services e industrial markets sono i principali settori di interesse.

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