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L'Analisi|QUIRINALE

Mattarella: «All’Europa servono critiche anche severe ma costruttive»

«Critiche severe ma costruttive». Le preoccupazioni di Mattarella sui recenti scontri con la Ue hanno trovato un'espressione ufficiale nel suo discorso di ieri a Gorizia.
Il dubbio che quelle parole fossero rivolte a Renzi è stata la lettura più immediata ma subito “rivista e corretta” dal Colle. «L’Ue è un progetto di grande valore che va coltivato quotidianamente, anche per rimuovere le imperfezioni, le contraddizioni e per migliorarlo sulla base di una critica anche severa ma costruttiva». È su questo passaggio del discorso di Sergio Mattarella a Gorizia che molti hanno letto una “frenata” al braccio di ferro ingaggiato dal premier con la Commissione Ue. Un dubbio quasi automatico dopo giorni in cui Matteo Renzi ha animato una polemica anche aspra con l’Ue sulla legge di stabilità. È stato dunque il tentativo di Mattarella di bilanciare la dialettica italiana? Dal Quirinale smentiscono che la lettura corretta sia quella di voler frenare Palazzo Chigi su un negoziato che, secondo il Colle, ha la sua ragion d’essere. Soprattutto alla luce del terribile terremoto di ieri che ha dimostrato come le spese per la prevenzione di eventi sismici siano ormai un’urgenza per l’Italia.

Il bersaglio critico di Mattarella, spiegano i suoi collaboratori, non volevano essere tanto le politiche europee su crescita o migranti, su cui si ritiene legittimo un confronto costruttivo per trovare un accordo, ma piuttosto le iniziative di quei Paesi diretti a minare i valori fondanti dell’Europa. Più che i rapporti su Italia e Ue, il Colle aveva in mente un contesto più generale che l’occasione di ieri richiamava. Infatti parlava a Gorizia, alla presenza del presidente sloveno Pahor e, cioè, in un territorio segnato da due guerre, dall’occupazione nazista alla foibe: questo era lo scenario a cui si riferiva. E le “censure” più che a Sud erano rivolte altrove, a quei Paesi che hanno rimesso in agenda i nazionalismi e le frontiere, i muri e i fili spinati. Esattamente l’opposto del progetto di progressiva integrazione europea. Ed esattamente il contrario di quello che è stato - e ancora è - il senso profondo dell’Unione europea: un’area di pace e reciproca solidarietà. «È l’Europa – ha detto il capo dello Stato - che ha cambiato le regole del gioco facendo tacere le armi e parlare i popoli, facendo recedere i nazionalismi e avanzare il dialogo. E questo primato della pace non va rimosso né dimenticato».

Questo era l’obiettivo delle riflessioni di Mattarella, riportare al centro il tema della necessità di una più solida costruzione europea che, invece, spesso viene messa in dubbio dinanzi alle opinioni pubbliche. «Troppe volte l’Ue viene criticata, le sue regole trattate come l’esempio di una burocrazia complessa, come limite rispetto a un passato nazionalista che taluno vorrebbe raffigurare come l’età dell’oro». È questa visione che non torna nella verità storica e l’avvertimento di Mattarella è di non spingersi oltre la critica mettendo in crisi tutto l’impianto europeista davanti ai cittadini.
E se nel discorso di ieri c’è stato un bilanciamento sui toni e sulle posizioni più battagliere di Renzi, non c’era però l’intenzione di negare le ragioni della trattativa italiana sulla legge di stabilità che – con crescita e migranti - ha in sé i temi centrali e decisivi per il futuro dell’Europa. E che con il terremoto di ieri acquista ancora più forza e urgenza.

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