Commenti

Se i mini-tassi allontanano i risparmiatori da BoT e BTp

  • Abbonati
  • Accedi
mercati globali

Se i mini-tassi allontanano i risparmiatori da BoT e BTp

BoT in asta venduti al minimo storico e simultanea impennata del rendimento dei BTp decennali (in asta oggi) su livelli che non si vedevano da febbraio. Così ieri sul mercato italiano. Il movimento dei tassi in direzione opposta, lungo la curva, è tipico dell’avversione al rischio, quando il parcheggio di brevissimo termine ha la meglio sulle scadenze più lunghe. Ma lo spread BTp/Bund è rimasto fermo. I rendimenti bassissimi, imposti dal Qe, hanno tra i tanti obiettivi anche quello di costringere il risparmio a rischiare di più.

Il Qe abbatte il costo del denaro per rilanciare gli investimenti delle imprese e i consumi. Privilegia i debitori. Al tempo stesso, gli acquisti di bond da parte della Banca centrale riducono drasticamente i rendimenti nel mercato obbligazionario per spingere il risparmio e la liquidità verso il finanziamento dell’economia reale che passa per prodotti finanziari più redditizi e più rischiosi, dalle obbligazioni societarie a basso rating, mini-bond delle Pmi, alle azioni, dai fondi di private equity al venture capital, dai project bond ai fondi immobiliari, dalle cartolarizzazioni di crediti in bonis alle asset-backed securities delle sofferenze bancarie con o senza garanzia pubblica (queste ultime confezionate per fare spazio nei bilanci delle banche a nuovi impieghi).

I primi a trovarsi costretti a prendere le distanze dal mondo del “risk free” sono stati i risparmiatori. Il crollo dei rendimenti dei titoli di Stato, al netto di commissioni e ritenuta fiscale (sia pur agevolata al 12,50%) , è stato violento dopo i picchi dello spread e della crisi del debito sovrano, dal “whatever it takes” in poi. Nelle statistiche dei conti finanziari della Banca d’Italia il possesso dei BoT (da tempo a rendimenti negativi con il Qe) da parte delle famiglie è calato dai già modesti 25 miliardi di fine 2011 ai 1,5 miliardi del secondo trimestre 2016. Si è ridimensionato anche lo stock dei titoli di Stato a medio-lungo termine nel portafoglio degli investitori privati fai-da-te, con l’avvi odel Qe della Bce: dai 220 miliardi di BTp e CcT di fine 2014 ai 120 miliardi di metà 2016.

La ricchezza delle famiglie nel triennio 2013-2015 registra la contrazione della quota dei titoli di Stato, scesa dal 4% al 3%, delle obbligazioni bancarie e societarie (dal 9% al 5%), e al contempo l’ascesa dei fondi comuni (dall’8% all’11%) e dei prodotti assicurativi e pensionistici (dal 19% al 21%). Le consistenze delle obbligazioni bancarie detenute dalle famiglie (colpa anche del bail-in) sono crollate negli ultimi tre anni da 335 miliardi a meno di 160. Il risparmio gestito ha così spiccato il volo:  in base alle ultime statistiche diffuse da Assogestioni, il mese scorso la raccolta netta del settore ha segnato +5,8 miliardi, dopo +6,2 miliardi in agosto, portando il volume da inizio anno a quota 43,7 miliardi. Nuovi massimi storici per il patrimonio gestito salito ora a 1.913,7 miliardi.

Il risparmiatore che esce dal titolo di Stato però non ha voglia di rischiare, gli shock degli ultimi anni hanno lasciato il segno e si vanno a sommare a lla disoccupazione e perdurante sfiducia nel futuro, alla fragile crescita e ’instabilità politica. Questa avversione al rischio è ancora visibile nelle stesse statistiche: i depositi e il contante sono saliti da 650 a 750 miliardi dall’inizio del Qe a metà di quest’anno. E la quota della ricchezza delle famiglie investita in buoni e libretti postali (attorno ai 320 miliardi) è rimasta invariata all’8 per cento. Se da un lato la consistenza del risparmio postale incorpora due elementi (i flussi netti negativi sono compensati dallo stock che aumenta con l’accumulo degli interessi) dall’altro lato la crisi bancaria all’inizio di quest’anno ha spinto il risparmiatore verso l’investimento percepito come sicuro: il risparmio postale ha avuto flussi netti positivi all’inizio del 2016. Il Buono fruttifero postale è l’unico prodotto obbligazionario rivenduto sempre a l prezzo alla pari e per questo piace al risparmiatore. La Cdp emette i buoni postali e reinveste il risparmio nell’interesse generale,in economia reale. In un sistema bancocentrico, la raccolta bancaria retail ha perso smalto, la Bce ha integrato con leTltro e le banche ora sono chiamate a disintermediare il risparmio. Il risparmio gestito da Banca Intesa San Paolo è salito, totalizza 367 miliardi, pari al 19,7% del totale. Ma se i rendimenti dei titoli di Stato dovessero continuare a salire - già il BTp a 50 anni ha attratto il retail rendendo attorno al 3% - questo non aiuteràil canale diretto risparmio-economia reale.

© Riproduzione riservata