C’è una ragione in più oggi, e non di poco conto, per avviare un programma straordinario di prevenzione sismica in Italia. Una ragione che, forse più di discorsi razionali e dei pareri degli esperti, può servire a rimuovere le barriere di pigrizia e di ignoranza che a volte ci impediscono di progettare e agire.
La ragione la racconta Mariano Maugeri nel reportage dai territori colpiti dal sisma pubblicato ieri sul Sole 24 Ore. A parlare sono le persone come Liliana: «Siamo vivi per miracolo, ma la casa è distrutta». Le case - nota il servizio - hanno fatto il loro mestiere, dopo aver resistito alla scossa del 24 agosto: hanno salvato chi ci stava dentro ma si sono disintegrate. Le ristrutturazioni dopo il sisma del 1997 sono state le «scelte salvifiche».
Si può spiegare con immagine migliore, e più intensa, perché oggi l’Italia dovrebbe partire con un piano di prevenzione sismica? Perché in tutte le zone a rischio sismico elevato e anche medio sarebbe necessario attivare al più presto gli incentivi fiscali inseriti nella legge di bilancio dal governo che consentono sconti fino all’85%, soprattutto se si interviene su condomìni o su interi edifici?
Gli esperti spiegheranno altre ragioni del perché due scosse di magnitudo del tutto simile, 6.0 e 5.9, hanno prodotto il 24 agosto ad Amatrice e Accumoli e il 26 ottobre a Visso e Ussita effetti così diversi: una tragedia con circa 300 morti nel primo caso, molti danni materiali senza vittime nel secondo. Certo, il fatto che la scossa di mercoledì scorso sia stata preceduta da una scossa di magnitudo leggermente inferiore ha aiutato tanti a mettersi in salvo prima, uscendo in strada. Ma non basta a spiegare la differenza fra una strage e un evento drammatico ma senza morti. Non basta a spiegare perché anche con l’evento del 24 agosto, Norcia resistette alle scosse meglio dei paesi che andarono distrutti. Si parlò, allora, di «modello Norcia».
La ragione più importante è che la ricostruzione fatta in Umbria e nelle Marche dopo il terremoto del 1997 è stata una buona ricostruzione, con procedure, scelte urbanistiche e tecniche di ottimo livello. Quella ricostruzione - e gli interventi di miglioramento sismico che a quella furono collegati - ha salvato vite umane. Non sappiamo quante, ma forse diverse decine. Dovremmo imparare a riconoscere le cose fatte bene.
La scarsa diffusione, negli anni passati, dei bonus fiscali per interventi di prevenzione sismica si può spiegare con la minore intensità di quegli sconti rispetto a quelli che partiranno dal 1° gennaio ma anche con una certa, diffusa ritrosia alla cultura della prevenzione. Perché sobbarcarsi un intervento che può costare diverse decine di migliaia di euro che non ha un ritorno economico immediato? Chi fa una ristrutturazione semplice migliora la vivibilità di un appartamento e anche il suo valore immobiliare. Chi fa un intervento di risparmio energetico trova un beneficio quasi immediato nella bolletta elettrica, oltre che sentirsi partecipe di un’iniziativa di rispetto ambientale. Ma il vantaggio di un intervento di prevenzione sismica può non risultare così immediato. Le emozioni di questi mesi ci aiutano a ridefinire una analisi costi-benefici più ampia e una scala di priorità più complessiva.
Può sembrare un paradosso, al limite del cinismo. Ma la migliore pubblicità ai nuovi, possenti bonus fiscali anti-terremoto e al piano «casa Italia» lanciato dal premier Matteo Renzi (con il corollario di polemiche con Bruxelles) arriva proprio dal confronto fra le vittime dei due ultimi terremoti. La tecnica ci mette a disposizione interventi «salva-vita». È il momento di coglierli, facendo un salto in avanti nella sicurezza dei nostri edifici e nella programmazione adulta delle nostre priorità.
© Riproduzione riservata