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Mattarella a Firenze: il dovere di ricostruire

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Cultura & Società

Mattarella a Firenze: il dovere di ricostruire

Non ha voluto solo ricordare quei giorni Sergio Mattarella, ma declinare la memoria come un impegno, un obiettivo che vale per oggi. Cinquant’anni fa l’acqua, oggi il terremoto ma adesso come ieri persone senza casa e senza lavoro, un patrimonio artistico perduto. A Palazzo Vecchio, nel cinquantennale dell’alluvione di Firenze, chiama in causa i due grandi protagonisti di quella storia di rinascita per affidar loro una nuova sfida di ricostruzione. Gli Angeli del fango di allora come i volontari di questi mesi e, innanzitutto, le istituzioni a cui affida un obiettivo di “normalità” in tempi di straordinaria emergenza. «Normalità non significa soltanto avere un tetto ma tornare a poter progettare il futuro. La Repubblica farà tutto il possibile per conseguire questo obiettivo».

Il filo del passato si lega con il presente e la lezione di Firenze diventa una traccia da seguire per le istituzioni e per i cittadini: due forze che si unirono in un’esperienza di ricostruzione che da locale diventò nazionale e poi perfino globale perché conquistò l’attenzione e la partecipazione di tutto il mondo. «La globalità è nata allora», dice Mattarella che spera si possa replicare quel modello. Dei momenti di allora vuole ricordare soprattutto lo sforzo degli Angeli del fango: «I giovani accorsero a Firenze per liberarla dal fango ma, in fondo, anche per liberare se stessi, per sentirsi partecipi di un mondo che desideravano migliore». E oggi ci sono gli “altri angeli”. Nelle Marche, nell’Umbria, nel Lazio: quegli uomini – dice Mattarella – sono anche vostri eredi. Ed è quello che dice anche il sindaco, Dario Nardella, che ha voluto dedicare la giornata alla Protezione civile, a cui è passato il testimone di quella storia.

Il bilancio dei danni di quell’alluvione fu ingente: quasi 14mila abitazioni devastate, oltre 43mila persone coinvolte. Un colpo durissimo aggravato dai danni al patrimonio artistico: gli Uffizi, la Biblioteca Nazionale e l’Archivio di Stato, la Basilica di Santa Croce, il Battistero di San Giovanni. Scorre tutto l’elenco Mattarella e quello che in quei giorni sembrava impossibile, è stato invece restituito alla città e al mondo. A testimoniare quei momenti sono «le mirabili immagini del documentario di Franco Zeffirelli» ma ieri è stato anche presentato il documentario “Firenze 66 – Dopo l’alluvione”, prodotto da Alkermes e Sky Arte HD in collaborazione con il Miur e la Fondazione Cassa Risparmio di Firenze che sarà proposto alle scuole. Si racconta il restauro di opere come l’Ultima cena di Giorgio Vasari o il Crocifisso di Cimabue, o il recupero di volumi e migliaia di manoscritti rari della Biblioteca Nazionale. Se nella memoria di oggi c’è l’immagine della basilica di San Benedetto a Norcia di cui rimane solo la facciata, rievocare Firenze, vuol dire sperare di poterla rivedere intatta.

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