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Il Papa: «Vergogna! Si salvano le banche e non i migranti»

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Italia

Il Papa: «Vergogna! Si salvano le banche e non i migranti»

La situazione dei migranti e dei rifugiati è «obbrobriosa, che posso solo descrivere con una parola che mi venne fuori spontaneamente a Lampedusa: “vergogna”». Francesco parla nella sala Nervi alle migliaia di partecipanti al terzo incontro dei movimenti popolari e torna sul tema centrale dei nostri tempi: sono “folle esiliate” a causa di «un sistema socio-economico ingiusto e di guerre che non hanno cercato, che non hanno creato coloro che oggi soffrono il doloroso sradicamento dalla loro patria, ma piuttosto molti di coloro che si rifiutano di riceverli». Il Papa torna su un’immagine emblematica pronunciata a maggio scorso nel corso della visita nell’isola greca di Lesbo, primo approdo europeo di molti rifugiati dalla Siria e dall’Iraq: c’è «una bancarotta» dell’umanità al quale non si vuole porre riparo. «Cosa succede al mondo di oggi che, quando avviene la bancarotta di una banca, immediatamente appaiono somme scandalose per salvarla, ma quando avviene questa bancarotta dell’umanità non c’è quasi una millesima parte per salvare quei fratelli che soffrono tanto? E così il Mediterraneo è diventato un cimitero, e non solo il Mediterraneo... molti cimiteri vicino ai muri, muri macchiati di sangue innocente».

È un discorso molto lungo e articolato quello che pronuncia in spagnolo ai delegati di 64 Paesi di organizzazioni di base impegnate sui fronti del lavoro, della casa, della distribuzione delle terre, del contrasto alle schiavitù, allo sfruttamento minorile e alla prostituzione: un complesso intervento – una “mini-enciclica” - che lega i temi affrontati dal Papa nel pontificato, da Evangelii Gaudium a Laudato Si’, fino a Amoris Laetitia, i documenti-chiave sui temi della vita della chiesa, dell’economia, della politica, dell’ambiente e della famiglia. E riparte dal “filo invisibile”, la struttura ingiusta che collega tutte le esclusioni e rende schiavi. Bergoglio rilancia il suo messaggio: «Chi governa allora? Il denaro. Come governa? Con la frusta della paura, della disuguaglianza, della violenza economica, sociale, culturale e militare che genera sempre più violenza in una spirale discendente che sembra non finire mai. Quanto dolore, quanta paura!», dice il Papa. Che avverte: «C’è - l’ho detto di recente - c’è un terrorismo di base che deriva dal controllo globale del denaro sulla terra e minaccia l’intera umanità. Di questo terrorismo di base si alimentano i terrorismi derivati come il narco-terrorismo, il terrorismo di stato e quello che alcuni erroneamente chiamano terrorismo etnico o religioso. Nessun popolo, nessuna religione è terrorista. È vero, ci sono piccoli gruppi fondamentalisti da ogni parte. Ma il terrorismo inizia quando “hai cacciato via la meraviglia del creato, l’uomo e la donna, e hai messo lì il denaro”. Questo sistema è terroristico».

Francesco incoraggia i movimenti popolari a impegnarsi in politica. «Il divario tra i popoli e le nostre attuali forme di democrazia si allarga sempre più come conseguenza dell’enorme potere dei gruppi economici e mediatici che sembrano dominarle». Cercando di combattere i virus diffuso della corruzione: «La corruzione non è un vizio esclusivo della politica. C’è corruzione nella politica, c’è corruzione nelle imprese, c’è corruzione nei mezzi di comunicazione, c’è corruzione nelle chiese e c’è corruzione anche nelle organizzazioni sociali e nei movimenti popolari». E aggiunge: «È giusto dire che c’è una corruzione radicata in alcuni ambiti della vita economica, in particolare nell’attività finanziaria, e che fa meno notizia della corruzione direttamente legata all’ambito politico e sociale».

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